elezioni europee
mercoledì 24 Aprile, 2024
di Donatello Baldo
In difficoltà sono soprattutto la Lega e il Pd. Sono ancora senza candidato. La Lega lo avrebbe già individuato — il consigliere provinciale Roberto Paccher o la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi — ma non si è ancora capito se dal quartier generale del Carroccio a Milano vogliano un uomo o una donna. Il Pd, invece, del candidato nemmeno l’ombra: l’autonomista sudtirolese Oskar Peterlini ha detto no, e a questo punto c’è chi chiede al segretario provinciale Alessandro Dal Ri di mettercela lui la faccia, entrando lui in lista. Questo però metterebbe in difficoltà l’intera Alleanza democratica, quella che avrebbe voluto un candidato comune, magari civico, che rappresentasse tutti.
Carroccio in subbuglio
Ma andiamo con ordine e vediamo che aria tira nella Lega Trentina. C’è maretta, perché c’è chi si sente un po’ snobbato. «I sei veneti sono stati già scelti, così i tre del Friuli Venezia Giulia e i tre romagnoli. Individuato anche il candidato emiliano. Ne mancano due — dice uno dei dirigenti del Carroccio locale — un altro emiliano e il nostro». Uomo o donna? «Non si sa nulla, se uomo, se donna. Abbiamo sia un uomo che una donna disponibili, ma non sanno nulla nemmeno loro». Quel che dà fastidio è di essere considerati ultimi, la casella finale da inserire quando tutte le altre sono state posizionate. E c’è chi recrimina verso il segretario: «Dovrebbe essere lui a chiedere rispetto per la Lega trentina». E quel che forse dà ancor più fastidio è vedere già affissi a Trento gli altri manifesti, anche quello di Matteo Gazzini, europarlamentare uscente di Forza Italia che però era stato eletto come leghista.
Il Pd, «cercasi candidato»
Anche tra i dem c’è subbuglio. Lo scouting per trovare un candidato se lo sono intestato il segretario provinciale Alessandro Dal Ri e la deputata Sara Ferrari, che hanno provato a fare il colpaccio con il nome di Oskar Peterlini, esponente storico della Svp che però ha declinato. E ora? «Ora si candidi il segretario». Un pezzo del partito, infatti, dice che non c’è altro tempo, che se non si trova un nome unitario che sappia rappresentare la coalizione, il nome di bandiera non può che essere quello del portabandiera per definizione. Il problema? Che la campagna elettorale costa, e da Roma hanno già detto che la spesa per «santini» e manifesti se la paga il candidato.
Campobase, liberi tutti
L’idea del Pd era di trovare un candidato che fosse rappresentativo dell’intera coalizione, dell’intera Alleanza democratica autonomista. Ma ancor prima di iniziare a muoversi in questa direzione, i dem sono stati bruciati sul tempo da Mario Raffaelli che sarà in lista con Azione. E subito un pezzo della coalizione — Casa Autonomia — ha deciso di sostenerlo, mentre i Verdi e Sinistra Italiana, anche loro sosterranno i propri candidati. Manca Campobase, che ha riunito martedì sera il proprio direttivo, e che ha deciso in sostanza di lasciare libertà di voto, con questi paletti: «Campobase sosterrà le candidature espresse dalle forze politiche dell’Alleanza democratica autonomista, con l’auspicio che il prossimo governo europeo possa fondarsi sull’alleanza tra le culture europeiste d’ispirazione popolare, socialista e liberaldemocratica, in netta opposizione alla destra nazionalista e sovranista». Per Campobase le elezioni europee sono importanti: «Di fronte ai sovranismi e ai populismi emergenti, alle tensioni internazionali e ai venti di guerra nel cuore stesso dell’Europa, l’elezione del prossimo Parlamento europeo diventa uno snodo cruciale. Nella prossima campagna elettorale per le europee Campobase intende schierarsi con chi si oppone ad una visione nazionalistica di stati contro stati in Europa, per promuovere invece una maggiore integrazione politica a livello europeo, indispensabile affinché l’Europa possa avere un ruolo strategico nel mondo, nel rispetto di popoli e comunità locali, in particolare quelle transfrontaliere».