La polemica

sabato 13 Maggio, 2023

Ex Sloi, scontro fra Rfi e proprietari al Tar il primo round va alle Ferrovie

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Bypass, respinta la domanda cautelare della Tim: «Non invasive le analisi dei gas». Intanto i comitati No Tav inviano 5 domande al governatore Fugatti. Menapace (Appa) si difende: «Stiamo vigilando. Sul tracciato le indagini vanno fatte»

Rete ferroviaria italiana (Rfi) vince il primo round nello scontro giudiziario con uno dei proprietari dell’area inquinata ex Sloi, a Trento nord. Nei mesi scorsi, in particolare, la Tim srl della famiglia Albertini aveva fatto ricorso contro il provvedimento di Rfi che autorizza a indagare il livello di emissioni nocive sui loro terreni. Analisi necessarie per la sicurezza dei lavoratori del cantiere della circonvallazione ferroviaria. Ed ora il Tar del Lazio ha respinto la domanda cautelare presentata dalla società. Quindi, in attesa della sentenza, Rfi potrà accedere ai terreni «in quanto le indagini autorizzate non presentano un carattere invasivo e sono temporalmente limitate». Questo riguarda appunto le analisi dei gas che contengono piombo organico e altri contaminanti come il mercurio. Sono invece un capitolo a parte le analisi sull’attuale tracciato ferroviario vicino ai Siti inquinati, dove sarà realizzata la rampa di risalita del bypass. In questo caso l’Agenzia provinciale per la protezione ambientale, sollecitata dalle proteste dei comitati contrari all’opera, chiarisce la propria posizione. E lo fa in maniera ferma: «Rfi deve fare le analisi, altrimenti sarà un problema per loro», spiega il dirigente generale dell’Appa, Enrico Menapace. Ma da Rfi non è ancora arrivata una risposta.

Il caso dei soil gas al Tar
La disputa sulle analisi del soil gas, ossia dei gas interstiziali dei terreni inquinati, sono finite al Tribunale amministrativo del Lazio perché il Tar di Trento aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale. Le indagini sono considerate necessarie da Rfi «al fine di redigere il progetto esecutivo dell’opera, comprensivo della cantierizzazione e del piano per la sicurezza dei lavoratori, che deve essere consegnato entro il mese di agosto», si legge nella memoria depositata dalla stessa Rfi. In particolare «occorre comprendere quali conseguenze derivino dalla contaminazione accertata dei Sin (Siti di interesse nazionale, ndr) interessati all’opera o con essa confinanti, dal punto di vista dell’esposizione dei lavoratori a gas nocivi provenienti dai terreni inquinati».
La campagna di indagini sarebbe dovuta partire lo scorso 13 marzo. Dopo una prima opposizione da parte della Tim, Rfi aveva emesso l’autorizzazione all’accesso all’area in nome della pubblica utilità. La Tim, però, ha chiesto l’annullamento del provvedimento, facendo ricorso al Tar. Perché? La società difende la possibilità per i proprietari di portare avanti il loro progetto immobiliare sulle aree ex Sloi e Carbochimica.
Nei giorni scorsi, però, è arrivato un primo «no» alle richieste della Tim. Il presidente della Terza sezione del Tar del Lazio, con un’ordinanza pubblicata lo scorso giovedì, respinge la domanda cautelare perché in questa fase non ricorre «il lamentato pregiudizio grave e irreparabile». Le indagini, in sostanza, non arrecherebbero un danno grave e irreparabile, «in quanto non presentano un carattere invasivo e sono temporalmente limitate». Inoltre, «nel ponderato bilanciamento degli opposti interessi in gioco», nell’ordinanza si dice che «debba prevalere l’interesse sotteso» alle indagini, essendo funzionali «a verificare l’esistenza di rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori e della popolazione residente nell’area complessivamente interessata dalla realizzazione dell’opera». Ora tocca a Rfi decidere se accedere ai terreni e svolgere le indagini prima della sentenza dei giudici.

Le analisi sotto i binari
Intanto i comitati contrari alla realizzazione del bypass (o comunque di questo tracciato) hanno inviato 5 «domande pubbliche» al presidente della Provincia Maurizio Fugatti, dato che «il dott. Menapace ha riconfermato il suo diniego all’incontro». Tra le altre cose si chiede di obbligare Rfi ad effettuare le analisi sotto i binari della ferrovia — dove sarà realizzata la rampa di risalita del bypass — per verificare l’eventuale migrazione degli inquinanti dalle vicine aree inquinate. «Il 15 maggio ci sarà l’incontro con tutti i comitati nell’Osservatorio ambientale, di cui faccio parte io, in rappresentanza della Provincia, e l’ingegnere dell’Appa Rampanelli in qualità di componente del comitato scientifico: le informazioni saranno date in quell’incontro, non è escluso il ruolo di Appa», chiarisce Menapace. «Noi stiamo vigilando sulle prescrizioni e condizioni imposte dalla Valutazione di impatto ambientale nonostante non sia stato richiesto dal ministero — aggiunge — Il nostro impegno è massimo. E sul sedime della ferrovia abbiamo detto a Rfi di eseguire le analisi ambientali dei terreni per verificare, prima della cantierizzazione, l’eventuale inquinamento. Se Rfi non farà le analisi sarà un problema per loro, perché noi faremo comunque le analisi e in caso di sito inquinato si dovranno seguire le procedure previste dal Codice ambientale».