Gli ultimi giorni

sabato 13 Gennaio, 2024

Femminicidio a Valfloriana, l’omicida Igor Moser aveva rivelato di voler morire. I suoi amici temevano per lui

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L’ex datore di lavoro: «Lui era casa e famiglia. Ai figli dedicava molto tempo. Tanti sforzi per mettersi in proprio. Ma quello che ha fatto è imperdonabile»

Quando, pochi giorni prima di Natale, Igor Moser ha capito che era finita tra lui e Ester Palmieri, che difficilmente sarebbe ritornato a vivere con lei e i figli, lui, il boscaiolo 45enne schivo e solitario ha ricominciato a ritrovarsi con gli amici, anche con quelli che aveva perduto da tempo. Un tentativo, fallito, di fare pace con i demoni che lo tormentavano e di cui le persone che lo conoscevano meglio si erano accorti. Un po’ li aveva cercati lui, un po’ loro lo avevano ricontattato, convincendolo a uscire, a passare del tempo insieme. In queste occasioni, lui, normalmente riservatissimo sulla sua vita privata, si era fatto sfuggire qualcosa. «Vi saluto, forse è l’ultima volta che mi vedete, la faccio finita». Lo diceva «quasi scherzando», ma veniva preso abbastanza sul serio. Nessun accenno, manco mezzo, a una ritorsione nei confronti della madre dei suoi tre figli. La storia è andata diversamente.

L’amico d’infanzia
A una di quelle uscite, in una pizzeria a ridosso di Natale, ha partecipato anche Federico Pichler, imprenditore noto a Castello Molina, titolare dell’Estrazione Fiemme, ditta coinvolta, anni fa, in un braccio di ferro con il Comune per la demolizione della cava. «Io con Igor ci sono cresciuto — racconta — e posso dire di averlo conosciuto bene. Da un lato era riservato, certo, dall’altro un po’ melodrammatico. Irruento: gli piaceva far scena, far polemica. Ma violento… quello no. Ecco perché sono rimasto atterrito quando ho saputo quello che aveva fatto». Sia chiaro: nessun perdono, nessuna comprensione. «Ho tre figli — continua Pichler — esattamente come aveva tre figli Igor. Anche solo per questo motivo non potrò mai perdonarglielo. Nemmeno se lo dovessi reincontrare in una vita futura». Anche a quella cena, Igor Moser aveva toccato l’argomento: si era mostrato molto scosso, da quanto stava succedendo in famiglia. «Era la prima volta che lo vedevo dopo sette anni. Avevamo litigato, ci eravamo allontanati. Si era rifatto vivo, dato quello che stava passando. Noi abbiamo cercato di rassicurarlo, di tirarlo su di morale. “Sai come sono questi problemi: sembrano una tragedia, ma prima o poi passa anche questo”. Frasi di questo genere. Ma si vedeva che era molto abbattuto». La compagna di Igor Moser, Ester Palmieri, aveva deciso di «mettersi in proprio», fondando il centro olistico «Scintilla Alchemica».

Ma anche Moser aveva fatto un percorso analogo. Da operaio, dipendente proprio della Fiemme Estrazioni si era messo in proprio. Una scelta non facile, in un settore, quello boschivo, che rischia di portare tanto lavoro e poche entrate. «Sia chiaro — spiega sempre Pichler — Igor era uno bravo, sapeva quello che faceva. Aveva investito molto nelle sue attrezzature, di cui era un grande appassionato. Conosceva i suoi attrezzi bullone per bullone. Ecco, il suo mondo era quello: il lavoro e la sua famiglia. E dedicava ai suoi figli tantissimo tempo, non so dove lo trovasse. Non si può dire che fosse un padre distante. E per quanto riguarda le questioni economiche, sono certo che guadagnava abbastanza per portare a casa quanto di cui avevano bisogno i suoi figli».

Le avvisaglie
Questi giri «in compagnia» tra le valli di Fiemme e di Cembra avevano portato alla luce altro. Alcuni amici erano venuti a sapere che Igor «si era informato» sulle modalità di fare testamento. Segno, forse, che meditava un gesto estremo. Nelle ultime ore, i carabinieri della compagnia di Cavalese hanno sentito molti tra i conoscenti e i familiari di Moser. E, tra le altre cose, hanno escluso che ci fosse qualche segnale che avesse meditato di colpire i tre bambini.
L’evidenza delle «ultime volontà», tuttavia, non è stata trovata. C’è un ultimo, agghiacciante, dettaglio. È stato detto che Moser è stato visto nella mattinata di giovedì, dopo il delitto. Tra le persone che dicono di averlo avvistato c’è anche uno del gruppo di amici. E questa volta non ha fatto la «triste battuta», «Non ci vediamo più». Ma si è limitato a qualche parola che, con il senno di poi, suona ancora più sinistra. «Ci sentiamo stasera». L’avrebbero trovato impiccato nel giro di qualche ora.