Le indagini

venerdì 11 Agosto, 2023

Femminicidio di Rovereto, Chukwuka Nweke era seguito come alcolista e tossicodipendente

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Il dirigente provinciale Ruscitti: «Era seguito dal Serd, aveva rifiutato il ricovero in comunità di recupero. La psichiatria non c’entra. Tanti tossicodipendenti nella manovalanza della criminalità»

«Chukwuka Nweke è certificato tossicodipendente e alcolista, seguito dal Serd», il Servizio per le dipendenze dell’Azienda sanitaria. Per il Dipartimento salute della Provincia e il suo dirigente Giancarlo Ruscitti, la condizione personale e sanitaria dell’omicida di Iris Setti è molto diversa da quella emersa in questi giorni. Dalla Provincia, infatti, si viene a sapere che Nweke ha rifiutato di andare in comunità per il recupero di tossicodipendenti, è seguito durante le sue vicissitudini giudiziarie, quando è stato arrestato, in carcere, al pronto soccorso, ma non è mai emerso un vero e proprio problema psichiatrico. In effetti la visita psichiatrica in carcere aveva dato esito negativo e, come raccontato in questi giorni, non era in carico a qualche Centro di salute mentale. Le sue dimostrazioni di forza, i suoi comportamenti alterati, i suoi atti di violenza fino all’omicidio sarebbero invece frutto dell’assunzione in dosi massicce di alcol e droga.
In questo quadro acquista una nuova luce l’arresto di Nweke per spaccio due anni fa e la segnalazione della Polizia di Trento alla Direzione distrettuale antimafia del nigeriano come membro di un’organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti, un’articolazione di quella che viene definita mafia nigeriana (Il T di ieri). Era l’operazione Underground, portata a termine il 12 gennaio 2021 dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un sodalizio composto da 16 nigeriani, con base a Verona e attiva nello spaccio al dettaglio in Trentino. Nweke era stato beccato a vendere droga a Rovereto con addosso 56 dosi di eroina e due confezioni di hashish. Secondo gli investigatori, molta della manovalanza della droga vede in campo persone disagiate, ai margini, a loro volta tossicodipendenti.
«Sono un medico, so bene cosa succede quando al pronto soccorso si presenta una persona alterata dall’assunzione di stupefacenti» sottolinea Ruscitti. Le verifiche fatte da una rete che, sostiene il dirigente, c’è e funziona sono andate tutte nella stessa direzione: non ci sono alterazioni psichiatriche all’origine dei comportamenti violenti del nigeriano. Ancora meno in tutto questo c’entrano i Rems, le Residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza – in Trentino c’è a Pergine – dove vanno, spiegano in Provincia, i condannati in via definitiva incapaci di intendere e di volere.
Dal Dipartimento salute della Provincia si ricorda che la moglie di Nweke è in una fondazione di famiglie protette, anche se la magistratura non ha applicato il codice rosso. L’uomo è stato violento ed è andato più volte in escandescenze in famiglia. Anche sabato sera, prima dell’omicidio di Iris, Chukwuka Nweke era stato al Portico, la struttura roveretana per senzatetto, aveva aggredito una persona e di conseguenza era stato messo alla porta. Proprio le vicende giudiziarie dell’uomo, e i suoi accessi in carcere, raccontano un progressivo peggioramento delle sue condizioni di vita e della sua stabilità. Tre i passaggi nella casa circondariale di Spini di Gardolo. 2018, 2021 e 2022. Gli inquirenti anche da queste carte stanno ricostruendo la parabola di Chukwuka Nweke che in ogni passaggio è stato visitato dal medico di base e dallo psicologo del carcere e anche dallo psichiatra nel 2022. In occasione del primo accesso, quello per cumulo di pene nel 2018, l’uomo viene descritto come stabile, svolge qualche lavoretto e ha ancora la casa. Si dice preoccupato per la moglie e per i figli a cui non sa come provvedere. Già nel 2021 la situazione riscontrata dagli investigatori è differente. Chukwuka Nweke a questo punto si trova a vivere per strada, non ha un lavoro e vive di elemosina, espedienti e di quella microcriminalità che lo ha ricondotto proprio in carcere. Le indagini ricostruiscono anche l’ultimo passaggio, quello dell’agosto 2022, quando l’uomo arrivò a Spini di Gardolo dopo la sua esplosione di rabbia quando in balia dei fumi dell’alcol, del tutto fuori di sé, aveva danneggiato delle auto in sosta per le vie di Rovereto e aggredito dei passanti, compreso un ciclista per poi prendersela con i carabinieri intervenuti, saltando sopra anche all’auto di servizio. Una furia che lo aveva portato a opporsi ai militari con spintoni, calci e pugni e dopo essere stato portato in ospedale era stato arrestato per danneggiamento aggravato, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Arrivato in carcere sia il medico di base che lo psicologo avevano certificato uno stato di agitazione psicomotoria, dovuta all’alcol, tale da richiedere la visita psichiatrica. La dipendenza da alcol quindi era stata certificata da tutti e tre i professionisti e anche da Nweke per sua stessa ammissione, secondo la ricostruzione degli inquirenti. Gli studi clinici hanno dimostrato una correlazione tra l’abuso di alcol e i comportamenti violenti. Più difficile invece stabilire un nesso con possibili danni cerebrali. Possibile che i traumi dovuti alla migrazione, alla perdita del lavoro e della famiglia e la vita all’addiaccio siano stati la benzina del disagio su cui l’abuso di alcol ha agito come una micca che fa divampare un terribile rogo.