il racconto

martedì 8 Agosto, 2023

Femminicidio di Rovereto, il racconto del testimone oculare: «L’ha massacrata, era come in trance»

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Le parole di chi ha assistito al brutale pestaggio di Iris Setti: «Una furia, sentivo i colpi inferti, non si vedeva più il viso. Una scena che non dimenticherò mai»

«Gridava aiuto, gridava pietà, gridava basta, basta, basta». È uno dei testimoni oculari che rivive a distanza di poche ore dal massacro di Iris Setti quei terribili momenti che gli hanno tolto il sonno. «Stavo camminando con mia moglie, stavamo scendendo verso il Leno. Sentivo urla, soprattutto dei gemiti». Erano all’altezza della chiesa di Santa Maria, hanno attraversato, si sono affacciati sui giardini: «Si vedevano delle ombre muoversi, forse qualcuno che dalla paura di quello che stava accadendo si stava allontanando di corsa. Poi con noi altri si sono avvicinati al parapetto, si è fermata anche una macchina ed è sceso un uomo per vedere quello che stava succedendo».
Si stava consumando una tragedia, che il testimone racconta: «Non so mettere assieme tutte le fasi, non riesco a collocare tutto e tutti in quel lasso tempo. Sono ancora turbato. Ma non dimenticherò mai quello che ho visto». E la voce torna a tremare, tra la commozione e la rabbia: «Una furia, l’accanimento sul corpo ormai esanime di una donna che all’inizio credevo fosse nera, nera come il suo assalitore. C’era la luce gialla dell’illuminazione del parco che inizialmente non mi permetteva di capire che quello era sangue. Una maschera di sangue, il volto non si vedeva più. Ho chiamato i carabinieri, ho detto loro che un uomo stava picchiando una donna, che la stava massacrando. Questa la parola che ho usato: la stanno massacrando».
I carabinieri hanno risposto che erano già informati, che stavano arrivando. «A quell’uomo ho gridato di tutto: “Fermati bastardo, fermati figlio di puttana”. Guardava verso di noi, spaesato, come se fosse in trance. Poi è tornato a picchiare, con qualcosa in mano, e si sentiva il rumore dei colpi sul cranio. Un suono come di un tonfo, di qualcosa che si rompe». A quel punto c’erano tante persone affacciate sui balconi del condominio e a lato strada: «Lei era già pressoché morta. Era lì con i pantaloni abbassati, anche se quell’uomo era concentrato sul suo volto, sul viso ormai martoriato, colpendo e colpendo».
Poi l’uomo si è allontanato, ma non precipitosamente: «Si è guardato attorno, ha guardato in alto. Senza dire nulla. È tornato sul corpo della donna per sfilarle un anello, poi si è diretto verso la vicina uscita dal parco ma c’era già l’ambulanza, un’ambulanza di ritorno all’ospedale che abbiamo fermato. E così si è diretto verso via Maioliche, a sud del parco», e i carabinieri, allertati, lo cattureranno a poca distanza.
«Ai sanitari sulla prima ambulanza si sono aggiunti altri sanitari delle altre ambulanze giunte sul posto. Ma lei era praticamente già morta. Si è aggiunto anche un infermiere che aveva finito il turno al pronto soccorso, hanno praticato per mezz’ora il massaggio cardiaco ma era morta, era morta». Anche se un lieve battito era ancora presente, e la donna morirà poi in ospedale. Il testimone racconta di una scena raccapricciante: «Il massaggio cardiaco pompava il sangue nelle vene, che però usciva dal volto: sembrava una fontana».
Le testimonianze sono state raccolte in serata dai militari, a cui si sono aggiunte altre testimonianze: «Si è fatto avanti un ragazzo che ha girato un video in vicolo Parolari, nella zona dei garage. Lo stesso uomo, con addosso una tuta rossa e un coltello in mano che urlava all’aria e al mondo intero la sua rabbia. E nello stesso giorno dell’omicidio, mezz’ora prima che accadesse, è stato visto in via Garibaldi fuori di sé. Questo raccontavano ai carabinieri».