La kermesse

sabato 25 Maggio, 2024

Festival dell’Economia, Meloni: «Salari bassi? Colpa del Pd Sul premierato o la va o la spacca»

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Ieri al Teatro Sociale la presidente del Consiglio dei Ministri, per la prima volta in presenza all'evento, ha parlato dei temi di attualità

L’anno scorso era collegata online, quest’anno Giorgia Meloni ha partecipato in presenza al Festival dell’Economia. Toccata e fuga, senza nemmeno un momento da sola con il governatore Fugatti — che però l’ ha accolta al suo arrivo con la vice Francesca Gerosa e il sindaco Franco Ianeselli — e senza parlare con i giornalisti, dribblati all’entrata e all’uscita del Teatro Sociale. La premier non ha incontrato nemmeno la segretaria del Pd Elly Schlein, in città nelle stesse ore, ma in un certo senso il confronto c’è stato, anche se a distanza.
Lo scontro sui salari bassi
Meloni ha risposto alla segretaria dem che rimprovera il governo sull’occupazione, che è aumentata come è aumentato anche il lavoro povero. «Ringrazio Elly Schlein che ricorda i disastri fatti dalla sinistra in passato», dice subito tagliente la premier. Ma ammette: «È vero, i salari crescono meno che altrove, ma negli anni precedenti, prima ancora del Covid, quando erano al governo loro, i salari diminuivano mentre in Germania aumentavano di molto». E, sapendo che la segretaria dem avrebbe parlato poco dopo: «Chiedetele di questo, dei salari quando erano i suoi al governo. Perché con il mio governo, in un anno e mezzo, sono tornati a crescere». E spiega come sia stato possibile: «Abbiamo detassato, abbiamo diminuito il cuneo fiscale, usato la decontribuzione per le mamme e abbiamo messo su questo tema le poche risorse che avevamo, facendo anche molti rinnovi contrattuali». Rimane però il fatto che molti salari sono davvero bassi, ed è per questo che il Pd ha proposto il salario minimo: «Non credo sia un bene per l’Italia — ha però ribattuto Meloni — perché in Italia c’è una grande contrattazione sindacale, che altrove non c’è. Quindi il rischio è che se il minimo è di nove euro questo paramento, mentre ci sono retribuzioni più alte, che poi potrebbero abbassarsi».
Redditometro «sospeso»
Altro tema affrontato ieri dalla premier, quello di attualità sul redditometro. Prima annunciato, poi ritirato. «Facciamo chiarezza», ha detto Meloni, spiegando che «è stato sospeso per fare valutazioni più accurate». Ha spiegato la storia di questo strumento che serve per gli accertamenti sintetici, per mettere in risalto le incongruenze tra tenore di vita e reddito, che venne introdotto da Renzi, abolito dal Conte I: «Noi sempre contrari, e non cambio idea». Manca però un decreto per abolire il redditometro e nei fatti è rimasto in vigore: «Ora — spiega Meloni — serve una norma che sia di garanzia per i contribuenti, che non abbia eccessiva discrezionalità». Perché per Giorgia Meloni, «una cosa è colpire i casi oggettivamente intollerabili come quelli che vanno in giro con la Ferrari ma sono nullatenenti, altra cosa è la vessazione dei cittadini». Che fare dunque? «Intanto abbiamo sospeso la decisione, poi vediamo nel merito e ragioniamo su quale sia la norma migliore per colpire gli evasori».
Debito pubblico per l’instabilità
Altro tema, il debito pubblico: «Abbiamo avuto il coraggio di scelte impopolari, come l’abolizione del Reddito di Cittadinanza o come l’intervento sul Superbonus». Ma per la premier «il debito pubblico è aumentato negli anni per colpa dell’instabilità»: «Se un governo dura in media un anno e mezzo le imprese non vengono in Italia a investire, e quel governo spende per assicurarsi una vittoria alle elezioni». Sul tema, smentisce le voci che per fare cassa pensi a privatizzare le Poste: «Nessuna possibilità al mondo finché ci sono io. Ora abbiamo il 60% della società, semmai si può pensare di dare la quota in eccedenza rispetto al 51% che assicura la proprietà ai cittadini, ai dipendenti, alle famiglie italiane».
Premierato: «O la va o la spacca»
Ieri non poteva non essere affrontato il tema del premierato, la riforma costituzionale che la destra insegue da anni: «Chiediamo ai cittadini cosa vorranno fare», con il referendum. Che però non aveva portato tanta fortuna a un altro presidente che aveva tentato di riformare l’assetto costituzionale, Matteo Renzi. «Si tratta di una riforma necessaria, ma o la va o la spacca». E aggiunge, anche per difendersi da chi potrebbe pensare che vuole l’elezione diretta del premier per assicurarsi la poltrona per l’avvenire: «Nessuno mi chieda di scaldare la sedia o stare qui a sopravvivere, non sarei la persona giusta per ricoprire questo incarico. C’è un lato personale: non sono il tipo di persona che riesce a ripagare con la vanità le sue rinunce per ricoprire questo incarico. Attualmente — ha affermato Meloni — la mia vita si svolge così: mi alzo la mattina, cerco di risolvere problemi e quando riesco vado a dormire. Con mia figlia mediamente passo un’ora al giorno fra mattina e sera. Qualcuno pensa che mio unico obiettivo sia rimanere a fare questo? Per me vale la pena di fare questa vita se quando hai finito puoi guardarti alle spalle, puoi guardare l’Italia e dire che ne valeva la pena».