Il fatto
martedì 22 Agosto, 2023
di Chiara Turrini
La vicenda inizia con un lieto evento, all’ospedale di Trento: una nascita. Nel giro di pochi giorni però, il fatto diventa un caso politico, perché ci sono due genitori dello stesso sesso. Non è la prima volta che ciò accade, in provincia, ma in questo caso ci si trova di fronte a due opposte visioni, tra le quali si frappongono anche la legge italiana e le circolari delle prefetture. Il Comune di Trento ha infatti registrato l’atto di nascita del figlio di una coppia gay correggendolo per far sì che risultino due madri, mentre il Comune di Riva del Garda, che ha ricevuto il documento per la trascrizione in quanto Comune di residenza, ha respinto le modifiche e ha scelto di trascrivere – e quindi riconoscere – solo il genitore biologico, come prescrive l’attuale norma italiana.
La vicenda si sviluppa infatti tra Trento e Riva del Garda. Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, del Pd, da mesi ha scelto di assumersi la responsabilità di remare contro le direttive ministeriali, firmando i certificati necessari a riconoscere i figli di coppie omogenitoriali. La scorsa primavera, Ianeselli aveva anche ricevuto una diffida dal commissariato del Governo per la Provincia di Trento, una diffida in cui il commissario Filippo Santarelli ricordava a Ianeselli che ad oggi la legge italiana «non consente di formare atti di nascita con genitori dello stesso sesso» e invitava il sindaco a smettere con le registrazioni di questo tipo. «Manca una legge nazionale che invece servirebbe con urgenza, sul tema ci sono sentenze contradditorie e bisogna tutelare questi bambini» aveva commentato il sindaco di Trento a seguito della diffida. Ianeselli, quindi, coerente con la propria linea a favore del riconoscimento legale dei figli di coppie omogenitoriali nonostante la diffida, nei giorni scorsi ha firmato anche l’atto di nascita del piccolo nato da una madre che ha una compagna. Il documento però ha dovuto obbligatoriamente essere inviato al Comune di Riva del Garda, visto che le due donne lì vivono e hanno residenza. Arrivata sulle scrivanie dello stato civile dell’Anagrafe rivana, la pratica è stata subito sottoposta all’attenzione della sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi, eletta per la Lega. Ecco quindi la decisione: registrare, secondo la norma vigente, solamente il genitore biologico, escludendo dai registri ufficiali la seconda donna.
Interpellata sulla vicenda, la sindaca ha risposto: «Il Comune di Trento ci ha inviato questa richiesta di trascrizione di neonati con genitori dello stesso sesso – spiega Santi – ma il fatto è che per legge non si può fare. Ciò detto, è naturale che la tutela del minore sia al primo posto, una tutela che in questo caso è comunque garantita. Però io sono un pubblico ufficiale, e in quanto tale non posso, come Ianeselli, interpretare la legge, devo limitarmi ad applicarla». La sindaca Santi quindi ha scelto di seguire la norma «che – continua – è la norma in vigore oggi nella Repubblica Italiana». Aggiungendo di essere ben consapevole che la sua decisione innescherà la polemica politica, la sindaca specifica: «Ma io applico la norma italiana, visto che non siamo nella Repubblica di Ianeselli». È possibile ora che la coppia di madri faccia ricorso, come non è da escludere una replica del sindaco di Trento, dice poi la sindaca, ma, puntualizza «io ho agito nel rispetto delle regole. Se le norme dovessero cambiare, applicherei norme diverse. Al momento, genitori dello stesso sesso possono procedere con atti successivi per vedersi riconoscere il secondo genitore. Sicuramente il tema è politico ma in questo caso il vero tema è il rispetto delle leggi, che io, in quanto pubblico ufficiale, non posso far mancare».
opere
di Redazione
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