finlandia

lunedì 3 Aprile, 2023

Conservatori battono Sanna Marin. L’ultradestra avanza anche in Finlandia

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I risultati delle elezioni legislative di domenica hanno visto come primo partito la Coalizione nazionale guidata da Petteri Orpo, della famiglia europea dei popolari

Dopo l’Italia e la Svezia, anche la Finlandia svolta a destra. I risultati delle elezioni legislative di domenica hanno visto come primo partito la Coalizione nazionale guidata da Petteri Orpo, della famiglia europea dei popolari (20,7%), seguita dall’avanzata dell’ultradestra populista del Partito dei finlandesi (20,1%) di Riikka Purra, lasciando indietro i socialdemocratici della premier Sanna Marin (19,9%). Il partito della giovane premier (37 anni) ha in realtà aumentato di due punti il consenso rispetto al 2019, ma a farne le spese sono stati i partiti della coalizione che la sostenevano. A dover guidare il nuovo governo sarà quindi un conservatore moderato, che avrà davanti a sé due opzioni: imbarcare l’estrema destra del Partito dei finlandesi, o provare una grande coalizione con i socialisti. L’Ue, in ogni caso, perde una delle figure più rappresentative degli ultimi anni. Salita al potere nel 2019, in seguito a una crisi interna di partito, Marin si è ritrovata ad affrontare prima la crisi della pandemia e poi quella del conflitto contro l’Ucraina, di cui è stata una delle più fiere sostenitrici. Ma il sostegno a Kiev, così come l’adesione alla Nato, sono rimasti fuori dalla campagna elettorale, in quanto temi ampiamente condivisi da tutte le forze politiche. Marin verrà comunque ricordata per aver traghettato il paese nell’Alleanza atlantica. Proprio domani la Finlandia diventerà membro ufficiale, rendendo il più lungo confine europeo con la Russia, di ben 1340 km, l’inizio del territorio Nato. In occasione della ministeriale Esteri, alla presenza del presidente Sauli Niinisto e del segretario generale Stoltenberg, verrà issata la 31esima bandiera nel quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles. Con le elezioni finlandesi, dopo la sconfitta a settembre dei socialisti nella vicina Svezia, la socialdemocrazia scandinava subisce un duro colpo e spiana la strada a nuove forze di destra sovranista. Anche se si tratta di destre dall’agenda diversa da quella di governo italiana. Sui conti pubblici, ad esempio, il centrodestra dei paesi nordici è storicamente schierato dalla parte del rigore e alla premier Marin è stato rimproverato l’aumento della spesa pubblica. Insomma, difficile che sulla riforma del Patto di Stabilità o sulla creazione di nuovo debito Ue il governo Meloni possa trovare una sponda con Svezia e Finlandia. Anche sui migranti sarà difficile creare un’alleanza di governi di centrodestra, perché i paesi del Nord Europa lamentano il problema dei movimenti secondari, in contrapposizione alla gestione dei paesi di primo approdo come l’Italia. Inoltre, i nazionalisti di Riikka Purra, che hanno paventato anche un’uscita dall’Ue, appartengono alla famiglia europea di Identità e democrazia, di cui fa parte la Lega. I conservatori di Ecr, a cui appartiene Fratelli d’Italia, non sono rappresentati nella tornata elettorale finlandese. In Svezia, nonostante il buon risultato, il partito di estrema destra degli Svedesi democratici, di Ecr, è rimasto fuori dal governo e ha dato solo l’appoggio esterno al premier Kristersson. È quindi difficile vedere alleati del governo Meloni nei nuovi esecutivi di centrodestra europei, anche se su alcuni dossier al Consiglio Ue si potrebbero creare nuove convergenze. Il timore a Bruxelles è che possa allargarsi l’ondata della destra populista euroscettica alleata dei popolari, che segnerebbe la fine della coalizione con i liberali di Renew Europe e i socialisti di S&D, che hanno dato vita alla ‘maggioranza Ursula’ della Commissione von der Leyen. Anche in Bulgaria hanno vinto i conservatori, con il partito di centrodestra Gerb dell’ex premier Boyko Borissov avanti rispetto al blocco riformista filo-occidentale, mentre in Montenegro l’economista Jakov Milatovic ha sconfitto il candidato filo-occidentale Milo Djukanovic. Ora gli occhi sono puntati sulla Spagna, con cui l’Italia condivide l’approccio dei paesi del Sud Europa: il partito post-franchista Vox, della famiglia Ecr della premier Meloni, sta incontrando un’apertura sempre maggiore da parte del Partito popolare e non è escluso che si creino alleanze in vista delle amministrative del 18 maggio e delle politiche di fine anno.