Il personaggio

lunedì 29 Maggio, 2023

Fiorenzo Battistotti il «custode» del Buonconsiglio va in pensione: «Mai un giorno noioso, che emozione l’arrivo di Prodi, Zingaretti e Mel Gibson»

di

Dopo più di 20 anni di servizio al castello di Trento il capo dei custodi va in pensione e si racconta: «Tanti i vip passati per le sale, tra i più curiosi, direi la famosa ex pornostar Milly D’Abbraccio. I politici Prodi, Tajani. Tra gli attori, Mel Gibson, Luca Zingaretti, Cristiana Capotondi. Sgarbi? Viene spesso e saluta tutti»

È lui il miglior «custode» dei segreti del castello. Che conosce bene in ogni angolo, in ogni anfratto, in ogni centimetro quadro, compresi quelli preclusi alla vista dei visitatori. Fiorenzo Battistotti custode lo è davvero, per professione, da 34 anni. E mercoledì 31 maggio va in pensione. Coordinatore dei custodi, per l’esattezza, al Castello del Buonconsiglio.
Signor Fiorenzo, si ricorda come cominciò la carriera?
«Il 12 agosto del 1989. Come stagionale e a supporto delle mostre temporanee. Esordii con quella di Giovan Battista Lampi. Ho fatto i primi tre mesi proprio qui, al Buonconsiglio. Direttore era lo storico dell’arte e poi funzionario provinciale Ezio Chini. Poi ho lavorato con Laura Dalprà due volte e Franco Marzatico. Ma fui presto destinato a Castel Beseno, comodo per me, che sono originario di Nomi».
Quanti anni a Beseno?
«Dieci. Fino al nuovo millennio. Ma devo dire che lì siamo stati dei pionieri. Il castello era stato da poco restaurato e aperto al pubblico. Le sale visitabili erano poche. Poi l’indimenticato Paolo Manfrini e Lanfranco Cis inventarono la rassegna “Se in trentino d’estate un castello” e iniziarono le aperture serali e il successo del castello. Fu un’emozione, perché eravamo i primi custodi di Castel Beseno dopo 200 anni di abbandono».
Il ritorno a Trento come avvenne?
«Beh, ci fu un concorso e lo vinsi, come primo classificato. Così diventai coordinatore dei custodi e dei guardasala. Anche per il Buonconsiglio l’inizio anni Duemila fu un periodo di ammodernamento. Arrivarono i telefoni cellulari: prima c’erano i telefoni a disco nelle sale… Cominciò la videosorveglianza, i primi sistemi d’allarme. Fino agli anni ottanta c’erano i custodi notturni sul posto…».
La tecnologia ha aiutato o complicato le cose?
«Naturalmente è stata utilissima, ma ha reso tutto più frenetico, in tempo reale. Ma il videocontrollo ha aiutato moltissimo».
Quante persone coordina in questi ultimi anni e in cosa consiste il suo lavoro?
«Una quindicina di dipendenti provinciali e circa 25 collaboratori delle cooperative che gestiscono il servizio di guardianìa. Mi sono occupato della turnistica, degli eventi serali, del controllo del personale, che sia in regola con l’uniforme, del rispetto della capienza massima delle sale, che i visitatori non danneggino le opere esposte. Ci occupiamo anche dell’esposizione delle bandiere e del cerimoniale nelle grandi occasioni».
Qualche episodio più rischioso o qualche danneggiamento evitato?
«Qualcuno che stava per toccare i quadri con la punta dell’ombrello… fermato in tempo».
Qualche aneddoto? Il giorno in cui il castello fu particolarmente preso d’assalto dai visitatori?
«Sicuramente nel maggio del 2018, per l’adunata degli alpini. Raggiungevamo sempre la capienza massima consentita, ovvero 500 persone contemporaneamente. In due giorni entrarono qui 9mila persone».
E qualche vip che ha attraversato queste sale?
«Tantissimi, naturalmente. Tra i più curiosi, direi la famosa ex pornostar Milly D’Abbraccio. I politici Prodi, Tajani. Tra gli attori, Mel Gibson, Luca Zingaretti, Cristiana Capotondi, che girava il film in cui interpretava Chiara Lubich, Massimo Boldi che usò come set per i cinepanettoni alcuni locali del castello e che non disdegnò di visitare le sale. Spesso la Trentino Film Commission ha usato parti del castello per riprese cinematografiche e non sono mancati attori e registi».
Vittorio Sgarbi, presidente del Mart e grande esperto e critico d’arte?
«Viene spesso e devo dire che è uno di quelli che saluta sempre tutti, dal primo all’ultimo custode».
Non rischia di essere un po’ noioso il suo lavoro?
«Me lo hanno chiesto in tanti. E devo dire proprio di no. C’è sempre qualcosa di bello. Noi non siamo guide culturali, ma se vediamo che un visitatore è curioso qualche “dritta” la diamo. Qualche turista pensa che qui a Trento parliamo tedesco… Altri ci fanno i complimenti per la pulizia “nordica” della città. Nei turni alla loggia del Romanino, vedi sempre qualcosa di nuovo osservando la volta affrescata. Dettagli, particolari. La guardi mille volte e non è mai uguale… Un po’ di noia nei tre mesi di lockdown nel 2020. Il castello era chiuso al pubblico, ma noi c’eravamo. Si sentivano solo gli uccellini cantare, fin dentro le sale. Lì sì, abbiamo avuto molto tempo per pensare…».
Cosa le è piaciuto di più del suo lavoro, in questi 34 anni?
«Mi considero un privilegiato. Lavorare in un bellissimo castello, scrigno di opere d’arte e simbolo dell’autonomia. Un luogo che racchiude la nostra storia: non potevo chiedere di più. E ho visto Trento diventare una città turistica».
Ed ora, a cosa si dedicherà?
«All’arte e al patrimonio artistico. Mi sono iscritto a Italia Nostra. Ho già visitato molti castelli, quando sono andato in ferie. Da quelli altoatesini, spesso ancora arredati e abitati, ad altri italiani e stranieri. Ma ho voglia di conoscerne ancora».