La tragedia

domenica 3 Marzo, 2024

Folgaria, l’addio a Francesco Plotegher: «Porteremo avanti tutti i tuoi sogni»

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I funerali del ragazzo di 22 anni morto all'improvviso: giornata di lutto cittadino, il paese si è fermato per un minuto di silenzio. Il ricordo in chiesa di amici e cugini. Don Giorgio: «Ci rivedremo con lui»

Amici, conoscenti, clienti, autorità locali: la comunità di Folgaria si è riunita ieri mattina in silenzio sotto la casa di Francesco Plotegher. Davanti alla porta di «Millecose», il negozio di famiglia, decine di lumini accesi. Due piani più sopra, alla finestra, la famiglia di Francesco, stretta nell’abbraccio più doloroso di sempre, quello di chi ha perso un figlio e un fratello ad appena 22 anni: mamma Annamaria, papà Mauro e il fratello Jacopo. L’intero paese si è fermato ieri per dare l’addio al ragazzo «gentile e dal sorriso buono» – così l’hanno descritto gli amici e i cugini in chiesa – scomparso all’improvviso giovedì mattina per un arresto cardiaco.

La giornata è stata scandita dal lutto cittadino indetto dal sindaco: le bandiere a mezz’asta, il minuto di silenzio osservato alle 11 sotto casa Plotegher, ma anche nei tanti negozi del paese, e poi l’ultimo saluto a Francesco, alle 15 nella chiesa al centro di Folgaria. Una chiesa incapace di contenere tutte le persone presenti, come dimostrato dalla fila formatasi mezzora prima dell’inizio della celebrazione all’ingresso della chiesa. Talmente lunga da costringere don Giorgio Cavagna a iniziare quando non erano ancora tutti presenti.

«Quando sono arrivato qui nel 2016 ad accogliermi all’ingresso di questa chiesa c’era proprio Francesco in qualità di chierichetto – ha esordito il parroco –. Come preti ogni tanto viviamo delle situazioni paradossali: ieri ho celebrato il funerale di una signora di 101 anni, oggi quello di Francesco, che di anni ne aveva appena 22. Spesso è difficile capire l’algoritmo che governa la vita, trovare il libretto delle istruzioni. Umanamente non abbiamo risposte, non abbiamo parole. Un prete dovrebbe dire che è Dio ad avere il libretto delle istruzioni e io ve lo dico: Dio conosce l’algoritmo. Ma so che questo non elimina le domande che abbiamo. Dio è in cielo e noi siamo qui a soffrire. Prima però di scoraggiarci, mi permetto di suggerire di guardare a Gesù e avere fiducia in lui. Nemmeno la vita di Gesù, che pure era il figlio di Dio, è stata priva di sofferenze: a Gesù è morto l’amico Lazzaro e si è messo a piangere anche lui, per cui in questo momento ci comprende. E pensiamo a Maria che era sotto la croce e non poteva far nulla: lei potrà capire mamma Annamaria che ha abbracciato suo figlio morto. La morte c’è e non sappiamo quando arriva, ma sappiamo che non siamo soli ad affrontarla e che Gesù l’ha sconfitta risorgendo».
Sulla bara davanti a don Giorgio ieri c’era la maglia dell’Inter di Francesco, appassionato com’era di calcio e della Ferrari. «La morte è il fischio che segna la fine solo del primo tempo – ha assicurato il parroco – C’è ancora il secondo tempo che durerà ben più di 45 minuti e dei supplementari perché è la vita eterna. Con Francesco ci rivedremo lì, in quel secondo tempo».

A prendere la parola ieri in chiesa sono stati anche i cugini e i tanti amici di Francesco. «Mai avremmo pensato di trovarci qui per te che sei il più piccolo di noi cugini – ha detto la più grande –. La morte ci ricorda quanto siamo fragili e come la vita sia un dono fugace. Faremo tesoro dei tuoi insegnamenti, cercando di vivere intensamente come hai fatto tu. Eri una persona propositiva, appassionata, sincera, buona. Ti ricorderemo dietro il bancone con il tuo immancabile sorriso, o mentre guardavi la partita con tuo fratello e le tue urla arrivavano fino al piano di sopra quando la tua Inter faceva goal». «La tua assenza lascia un vuoto immenso – hanno aggiunto gli amici –. Tu eri l’anima del nostro gruppo, con la tua capacità di farci ridere in ogni momento. D’ora in poi il tuo compleanno sarà per sempre un momento di festa. Il tuo sorriso allegro e la tua passione per la vita continueranno a vivere dentro ognuno di noi».
Gli amici hanno ricordato come Francesco sapesse vivere la vita come un dono anche nei momenti più difficili: «Dicevi sempre che nonostante tutto non trovavi motivo per non essere felice. Ora ad ogni raggio di sole fra le nuvole penseremo a te». «Io e Franz eravamo pieni di sogni e voglia di fare – ha detto un altro amico –. Ora daremo tutto noi stessi per esaudire i nostri e i tuoi sogni e farti felice anche da lassù».