L'iniziativa

giovedì 16 Gennaio, 2025

Formaggi a latte crudo, nei supermercati Coop e Famiglia Cooperativa compaiono i cartellini di avvertimento

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Il direttore di Sait Picciarelli: «Una scelta di trasparenza». Preoccupazione per il calo delle vendite dopo i casi di infezione e i lotti sequestrati

I cartellini si notano da distante, sono quelli con i caratteri più grandi del banco della gastronomia. «Formaggio a latte crudo». Impossibile comprare del formaggio Pannerone, della toma piemontese senza leggerli. E lo stesso vale per il leggendario Puzzone di Moena, per il Saporito della val di Fassa, per citare le due qualità finite nella bufera a seguito dei casi di infezione (intestinali oppure sotto forma della più temibile sindrome emolitico — uremica) riscontrati in bambini di pochi mesi di vita o anche più grandi (nove anni, l’ultimo ricoverato, la settimana scorsa, in ospedale a Trento).

«Scelta di trasparenza»
Ed ecco che la Sait, la cooperativa che in Trentino gestisce il marchio Coop, corre ai ripari, segnalando chiaro e tondo quali sono i formaggi a latte crudo.
Non sempre i clienti lo sanno. E non sempre sono a corrente dei rischi che ne comporta nei bambini più piccoli: gli esperti ne sconsigliano l’assunzione sotto i dieci anni, ma spesso sono i familiari a dare in assaggio il formaggio «crudo» (è accaduto per la bambina di pochi mesi che si è sentita male a Cortina). «Abbiamo voluto fare una scelta di trasparenza — spiega Luca Picciarelli, direttore di Sait — sia nei punti vendita direttamente gestiti sia nelle Famiglie Cooperative — e di corretta informazione al consumatore. Non è solo una questione di cartellini posizionati sulle forme di formaggio in vendita, gli addetti sono stati formati per consigliare al meglio i clienti esplicitando quelli che sono i consigli degli esperti».

Nei punti vendita
A Trento città i cartelli sono ben visibili da qualche giorno nel punto vendita più grande a marchio Coop, quello di via Degasperi. «Lo hanno notato in molti clienti — fanno sapere dal negozio — chiedendo anche informazioni al riguardo. Si vede che non è scontato, benché da molti anni si sconsigli di dare questo tipo di formaggi ai bambini». Anche alla Coop dei Solteri, le scritte sono ben posizionate nel banco della gastronomia.
Gli operatori, non solo di Sait, parlano di un calo delle vendite di questi prodotti a seguito dei casi che si sono susseguiti negli ultimi mesi e dei sequestri di lotti correlati.

In attesa della legge
La mossa di Sait anticipa, per certi versi, l’iniziativa parlamentare bipartisan (primi firmatari Lorenzo Basso del Partito democratico e Matteo Rosso di Fratelli d’Italia) che chiede l’obbligo di etichettatura per tutti i prodotti caseari a latte crudo, esplicitando i rischi per i bambini al di sotto dei dieci anni.
La legge ha un motore propulsore in Trentino: si è speso moltissimo, infatti, Giovanni Battista Maestri, padre di Mattia, il bambino da anni in stato vegetativo dopo aver consumato del formaggio a latte crudo e aver contratto una forma particolarmente aggressiva di Seu. La Provincia di Trento ha iniziato un programma di informazione nelle malghe dove queste tipologie di formaggio vengono prodotte, ma per quanto riguarda l’etichettatura ha sempre sostenuto che sarebbe sbagliato agire in assenza di una normativa nazionale, danneggiando, di fatto, i prodotti trentini rispetto a quello del resto d’Italia.