Il caso
giovedì 19 Dicembre, 2024
di Benedetta Centin
Formaggio a latte crudo Val di Fiemme Riserva uscito dal caseificio di Ville di Fiemme prima della completa stagionatura. A quanto emerso dai controlli dopo meno di quaranta giorni, quando dovevano essere più di centoventi. Anche dopo meno di trenta giorni nel caso del Val di Fiemme. Venduto e fatto pagare però al consumatore finale come se rispettasse le caratteristiche in etichetta. Ora emerge che nel frattempo sono scattati ulteriori sequestri di formaggio nell’ambito dell’inchiesta per frode in commercio aperta dalla Procura di Trento, che vede indagati Stefano Albasini e Saverio Trettel, rispettivamente presidente del Concast e del caseificio sociale Val di Fiemme, socio del Consorzio. Gli accertamenti dei carabinieri del Nas di Trento si sono infatti spostati nei punti vendita del Trentino dove le forme in questione di Riserva erano state distribuite, dopo essere transitate per i magazzini del Concast di Trento, lì dove il mese scorso c’era stato un primo sequestro di cento chili in tutto di prodotto. Grazie alla documentazione tecnica e commerciale acquisita i militari sono arrivati a negozi e supermercati in cui il prodotto veniva commercializzato. E sono scattati appunto ulteriori sequestri. Anche se i quantitativi di formaggio finiti più di recente sotto sigilli sono di minore quantità. Questo perché gran parte del prodotto era stato venduto, già finito quindi nelle tavole dei clienti.
I controlli di novembre
Insomma, i carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità non hanno proceduto a «bloccare» solo i cento chili di Riserva (dieci forme in tutto già divise in quarti) trovati a novembre nel magazzino del Concast di via Bregenz a Trento. Dove – ne sono convinti gli inquirenti – quel formaggio non stava certo completando la stagionatura visto che questa può avvenire esclusivamente nel caseificio produttore. Gli investigatori, passate al setaccio le fatture e altra documentazione, sono arrivati al successivo anello della catena, ai punti vendita a cui il Concast aveva distribuito quel Riserva. Quello trovato nei banchi frigo è stato tutto ritirato. Gran parte però era già stato esaurito, acquistato dai clienti, del tutto ignari del fatto che quello stagionato messo in tavola non aveva certo le caratteristiche riportate in etichetta. Che non rispettava affatto gli standard di qualità previsti.
Le direttive Concast
Ora, gli inquirenti ipotizzano che Albasini del Concast fosse ben consapevole che quel formaggio fosse uscito molto prima del previsto dal caseificio di Ville di Fiemme (a detta di quest’ultimo «su pressione» dello stesso Consorzio). Eppure è stato riscontrato che i caseifici del Concast che producono formaggio a latte fresco, proprio per scongiurare il rischio di eventuali contaminazioni batteriche, di escherichia coli, quindi di possibili gravi malattie (nello specifico la Seu) avessero stabilito – così risulta almeno dal manuale di autocontrollo Haccp – che il periodo minimo di stagionatura fosse «di almeno sessanta giorni». In alcuni casi addirittura di novanta. Un minimo che, è l’ipotesi di accusa da dimostrare, non sarebbe stato affatto rispettato.
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