il lutto
giovedì 29 Giugno, 2023
di Leonardo Omezzolli
Un’onda lenta, di dolore, di incredula sofferenza ha investito la Val di Ledro e quella chiesa parrocchiale di Bezzecca che nella mattinata di ieri ha visto celebrare i funerali di Federico Proietti Lippi, il giovane 21enne residente a Verona, di origini ledrensi e domiciliato a Limone dove lavorava da tre stagioni per una ditta di noleggio barche, deceduto a seguito di uno schianto in moto lungo la «strada della Forra» nella serata di domenica scorsa. Chiesa gremita che a stento è riuscita a contenere le decine di amici che hanno raggiunto Lippi per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio terreno. Volti solcati dalle lacrime, impietriti davanti a quella nuova consapevolezza che, nel peggiore dei modi, ha reso evidente e tangibile la fugacità e fragilità della vita che a vent’anni si arrocca, giustamente, nella percezione dell’eternità. Ieri, questo corposo gruppo di amici, provenienti gli uni da Verona, gli altri dalla Val di Ledro, altri ancora da Riva del Garda e ancora da Limone, hanno costruito un ponte verso l’ignoto riuscendo, con i loro commossi ricordi a far rivivere Federico Proietti Lippi in tutta la sua complessa e ricca figura umana. Hanno dato voce all’amicizia e alla genuinità dei loro rapporti permettendo a tutti di uscire dalla canonica liturgia per tessere la trama di un racconto più vivo e destinato a durare nel tempo; anche adesso che il loro amico non potrà più essere al loro fianco. Intenso e struggente il ricordo dei genitori di Lippi a partire dalla madre Valentina Marcianó che con voce rotta dal pianto ha disegnato l’intenso rapporto che erano riusciti a costruire: «Sei stato un figlio meraviglioso, sempre protettivo, mi mancheranno le tue risate, gli abbracci e le tue prese in giro. Ti guardavo – racconta – e pensavo che tu fossi la luce più bella del mondo. Non esiste che una madre debba perdere l’amore della sua vita. So che ora sei lassù con i tuoi amati nonni e con loro hai trovato la pace e quell’amore assoluto che qui sulla terra non si può trovare e che tu comunque ricercavi per colmare le ferite che avevi vissuto nella tua breve vita. Abbiamo sentito il rombo della tua moto mentre raggiungevi in cielo i tuoi nonni e spero che ora tu possa togliere quella maschera da duro che ti mettevi per proteggere il tuo cuore gentile». «Avevi un’energia pazzesca, esplosiva – ricorda il padre. Purtroppo non ci insegnano ad essere bravi genitori a sapere come tenere unita una famiglia. Ci abbiamo provato. Ora stai vicino alla mamma che ti ha amato oltre ogni possibilità». Sul pulpito si sono susseguiti diversi interventi, commossi, spontanei, improvvisati. «A febbraio siamo riusciti a trovare il nostro nuovo appartamento – ricorda l’amico e compagno di casa – e ti piaceva tanto stare sul balcone ad allenarti. Abbiamo imparato a fare gli uomini di casa. Vedere qui tutte queste persone è la dimostrazione dell’affetto che hai raccolto in questi anni, per questo mi incazzavo quando mi facevi certi discorsi sulle tue paranoie a riguardo delle amicizie, che non conoscevi nessuno. Sei una persona splendida». «Domani (oggi ndr) dovevamo vederci, dopo tanto tempo. “Finalmente cazzo!” mi avevi risposto – ricorda la più cara amica di Verona – mi dicevi che ero l’unica veronese simpatica. Mi manca già quel cornetto e cappuccino delle 23 di sera che solo tu potevi prendere. “Bevi uno Spritz” ti dicevo, ma tu dicevi di no, perché dovevi guidare. Con me ti aprivi con facilità e sapevi sempre come consolarmi, mi ascoltavi per ore, era il tuo più grande dono». Lippi era cresciuto durante l’infanzia il Val di Ledro e vi era rimasto legato profondamente anche grazie alla presenza dei nonni. Poi il trasferimento con la madre a Verona e infine il ritorno da qualche anno sul Garda a Limone dove viveva e lavorava. «Dopo il tuo trasferimento a Verona è stato bello ritrovarsi e ricordare i tempi dell’infanzia – ricorda uno dei suoi primi amici di gioventù -. Ci siamo ritrovati e ci siamo confrontati sulla nostra crescita e ci siamo sostenuti a vicenda visto le nostre sofferenze comuni e i problemi che abbiamo avuto. Ti posso solo dire grazie di tutto». Il feretro è stata trasportato all’esterno della chiesa dagli amici e colleghi di lavoro e prima di salutarlo per sempre, in molti hanno voluto lasciare un messaggio scritto con l’indelebile sulla bara. Poi il carro funebre è partito lasciando per molto tempo ancora i suoi amici sul sagrato a ricordare i momenti di gioia passati insieme, alle scorribande, agli aneddoti sul lavoro; a ricordare una vita che a vent’anni sembrava poter essere eterna.
opere
di Redazione
Pronti a partire i lavori a fianco delle gallerie delle Limniadi e a quello dei Titani. Il presidente Fugatti: «Massimo impegno sulla sicurezza. Accolte le modifiche progettuali per migliorare la compatibilità con il paesaggio»