Lo spettacolo
lunedì 17 Aprile, 2023
di Francesca Fattinger
Delicatezza è riempire un intero teatro per dare voce a temi come la fragilità, la forza, la cura, la diversità, la lentezza, la libertà, la comunità, l’aiuto e ancora la paura, la stanchezza, la malattia. Delicatezza è saperne parlare attraverso la magia e l’emozione del teatro. Delicatezza è esprimersi attraverso piccoli e incredibili movimenti e attraverso poche parole perfette, ricamate nell’aria come poesie, che dal palco e dalla regia, attraverso la voce calda fuori campo di Chiara Turrini e la voce decisa di Lino Groff, hanno unito in un unico abbraccio attori e attrici sul palco e il pubblico presente a teatro. Delicatezza è non aver paura di muoversi in 30 su un palco e di usare il proprio corpo per incarnare temi a volte scomodi, non temendo di mettere in scena le proprie fragilità ma anche la propria forza. Delicatezza è non volersi nascondere ma pretendere di essere visti, avere la possibilità di lasciare impronte.
Delicatezza è rispettare le storie. Quelle dritte, quelle storte, quelle costruite su strade libere per il passo di ognuno.
Venerdì 14 aprile alle 20:45 è andato in scena «Destinazione Delicatezza» uno spettacolo che è stato proprio «un viaggio attraverso forza e fragilità, semplicità e stupore», la conclusione di un percorso che ha fatto incontrare e provare per diversi mesi persone con disabilità, attori e attrici professionisti, volontari e volontarie di tutte le età, fino ai bambini e alle bambine che con grande sorpresa per il pubblico hanno riempito il palco con la loro delicatezza. Uno spettacolo teatrale scritto, realizzato e prodotto dalla cooperativa sociale La Rete e messo in scena dal Gruppo Teatrale Ikaro. Una rinnovata occasione per la Rete di portare alla comunità, attraverso il canale unico dell’arte e del teatro, messaggi di inclusione, di cura e di libertà, per riflettere sulle relazioni che intessiamo ogni giorno e sul nostro modo di abitare il mondo.
Non è delicato spostare lo sguardo. È delicato guardarsi negli occhi e incontrarsi.
Un telo trasparente copre attori e attrici, un telo sotto cui si muovono, che danza e si muove con loro, li nasconde, ma mai del tutto. Un telo che parla di quel velo di indifferenza che spesso i nostri occhi abitano, impauriti e codardi. Occhi che si fanno barriere, che non sanno entrare in relazione, non sanno farsi toccare. Non sanno essere delicati. E poi un ombrello che aprendosi lascia cadere un vento di piume bianche e morbide, messaggio di delicatezza, del volo che si nasconde dietro a ogni tentativo di esserci in questo mondo, anche quando il movimento è difficile, anche quando semplicemente esserci è difficile. E poi fiori portati da mani bambine che hanno bisogno di sostegno e lo trovano proprio nella fragilità di chi stando al loro fianco mostra invece tutta la propria forza. E ancora una valigia che racchiude storie di vita e gomitoli che scivolano, uniscono, e suggeriscono la presenza di quei legami che apparentemente invisibili tessono spazi di possibilità.
Delicatezza è un corpo che si muove e che si accorda con un altro, anche quando è fermo, anche quando è sghembo, anche quando è stanco.
Corpi che si muovono insieme, che calcano il palco e lo abitano con emozione e forza, corpi che si mostrano, che si nascondono, che si accarezzano, che si alzano, che con tanti piccoli gesti parlano, sussurrano, urlano. Corpi che pretendono di poter abitare la lentezza, la leggerezza e la fragilità, che esigono di potersi esporre senza paura di essere feriti da sguardi, parole, azioni e pensieri non delicati, intolleranti, impazienti. Corpi che l’uno accanto all’altro diventano altro, diventano paesaggi umani in continua evoluzione, mari e montagne, città e aree desolate, acqua e aria, possibilità infinite negli occhi di chi guarda e assiste alla meraviglia che colora il palco e lo fa nuovo a ogni scena.
È delicato capire di essere fragili, pronti a rompersi, imperfetti. Fatti di tanti pezzi in equilibrio spesso precario, ma splendidamente uniti.
Uno spettacolo fatto di tante storie, di tanti corpi, di tante “anime di cristallo” che insieme, con professionalità, pazienza e perseveranza, anche superando momenti di difficoltà e di fragilità, hanno messo in scena l’essere umano e i suoi pezzetti, frammenti che giorno per giorno si uniscono, si mescolano, si formano e si distruggono, alla ricerca del proprio precario e perfetto equilibrio. Dietro le quinte Eleonora Damaggio, che si è occupata della drammaturgia, delle coreografie e dei testi e insieme a Mirko Dallaserra della regia. Di supporto video invece si è occupata Emma Ragozzino, delle scenografie Veronica Dallapiccola e Roberta Santin, di audio e luci Alessandro Zorzi ed Emanuele Carrara. In scena: Adriano Villotti, Alessandra Carraro, Andrea Casagranda, Andrei Beregoi, Camilla Dallaserra, Carlotta Lunelli, Caterina Rigotti, Chiara Turrini, Clara Weber, Diletta Guastella, Federico Ebli, Filippo Dallaserra, Giona Casagranda, Giulia Volani, Irina Iancu, Letizia Cianciullo, Lino Groff, Luca Miorandi, Marta Tonelli, Mirco Dalfovo, Moreno Ravagni, Nicola Friz, Olga Farris, Paolo Barbieri, Pasqualina Acanfora, Pietro Maccani, Ruggero Tomio, Sergio Sartori, Stefano Montrone, Tessa Weber.
La delicatezza lascia speranza, insegna, protegge.
Al primo piano del Teatro Sociale SPAZI di DELICATEZZA, un’installazione di mail art composta da 261 cartoline. Queste cartoline sono l’esito di una chiamata che la cooperativa sociale La Rete ha lanciato nel corso del 2022 e sono frutto di un atto creativo gratuito, senza giudizio e senza barriere. Insieme sono diventate un lavoro collettivo, uno strumento di riflessione e sensibilizzazione, un veicolo di relazione e comunità. Il tema dell’installazione così come dello spettacolo è proprio la delicatezza e nasce dal ricordo di Patrizia, socia fondatrice che ha lasciato alla cooperativa un’eredità professionale e personale molto importante. Con le sue azioni e la sua presenza ha indicato quanto la delicatezza sia una forma silenziosa di cura e di libertà per il mondo interiore di ognuno, per le relazioni e per l’ambiente: una strada per esserci in forma non violenta, attiva e inclusiva. Questa installazione è in viaggio e può abitare vari contesti per portare in ognuno simbolicamente un po’ di delicatezza. Attraverso le piccole opere si generano ogni volta nuove possibilità, perché il bisogno di delicatezza non finisce mai.
Festività
di Margherita Montanari
L'altoatesino del ristorante Flurin di Glorenza porta in tavola la sua idea del pranzo del 25 dicembre. «Si possono cucinare ricette buonissime anche senza usare ingredienti costosi. Un grande classico sono le lasagne»