La tragedia di Riva
domenica 2 Marzo, 2025
Francesca Rozza: da Trento a Riva per accudire la madre rinunciando a passioni e hobby
di Leonardo Omezzolli
In carcere per l'omicidio dell'anziana, la 62enne nell’ultimo periodo avrebbe mostrato segni di cedimento mentale. «È una brava persona» dicono di lei i vicini, «ma si arrabbiava facilmente»
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La solitudine come tratto distintivo di un’ultima parte della vita che l’ha costretta ad allontanarsi dalla quotidianità, dalla socialità, dagli interessi personali perseguendo i doveri di una figlia che deve accudire la propria madre in un rapporto d’amore, logorato dalla vecchiaia, da due caratteri forti, dalle fatiche di ogni giorno, dal sostentamento economico. Sono questi i tratti distintivi dell’ultimo periodo esistenziale di Francesca Rozza, la figlia sessantaduenne di Maria Skvor, uccisa venerdì all’alba (28 febbraio) con dei colpi alla testa inferti con una lampada domestica e per i quali è ora in stato di fermo e sotto stretta sorveglianza nel carcere di Spini di Gardolo. I vicini ne disegnano un tratto umano che con l’assistenza continua alla madre si è logorato fino a mostrare nell’ultimo periodo segni di cedimento mentale. «È una brava persona» dicono di lei i vicini, «ma si arrabbiava facilmente in quest’ultimo periodo». Solitaria, ma responsabile, dedita giorno e notte ad accudire la propria madre dopo la morte del padre avvenuta setta anni fa, nel 2018. Da allora la situazione si era complicata e Rozza aveva dovuto rinunciare a una parte di sé, trasferirsi da Trento al tetto genitoriale della sua gioventù per diventare madre di sua madre. Una giornata intera ad assistere e a fare in modo che tutto andasse per il meglio. Ai vicini diceva di lavorare da casa, ma non si era mai sbilanciata nel raccontare cosa facesse. La sua instabilità si era palesata in alcune riunioni di condominio durante le quali aveva alzato i toni per questioni non gravi e di semplice ordine e pulizia. Toni che avevano preoccupato alcuni dei condomini tanto da segnalarlo anche all’amministratore di condominio.
La tragedia
Omicidio di Riva, Francesca Rozza lascia il carcere per l'ospedale: per il medico ha «intenti suicidiari»
di Benedetta Centin
L'avvocato Canestrini: «Ha vegliato per un giorno il corpo della madre e ha tentato di togliersi la vita, è affranta per non esserci riuscita. Sa di aver compiuto un gesto estremo ma non cerca attenuanti. Prima di giudicare, è essenziale capire la sofferenza, il peso insopportabile di un’assistenza»
L'approfondimento
Anziani e cura, l’analisi di Dal Bosco (Opera Romani): «Caregiver poco riconosciuti, il sacrificio porta frustrazione»
di Benedetta Centin
Lo psicologo: «Il familiare malato può diventare un peso per chi se ne occupa. Questi può accusare anche deterioramento psicologico e conflitto emotivo. La comunità, assieme ai servizi, devono farsene carico»