Politica
domenica 11 Febbraio, 2024
di Donatello Baldo
Sono scaduti ieri, sabato 10 febbraio, i termini per la presentazione delle candidature alla presidenza di Fratelli d’Italia, che poi saranno votate dal congresso del partito trentino convocato per sabato prossimo. E sono due, quella di Alessia Ambrosi e di Alessandro Iurlaro, che ha depositato ieri le 12 firme qualificate e i 120 sottoscrittori della sua candidatura. Ambrosi è però temporaneamente sospesa dal partito. Un cortocircuito che rischia di infiammare tutto, perché ora c’è chi pensa a un ricorso interno promosso da alcuni iscritti per far slittare il congresso. E non è escluso che i sostenitori della deputata possano ricorre addirittura al Tar con una richiesta di sospensiva cautelare del provvedimento dei probiviri che di fatto esclude Ambrosi dalla vita democratica del partito, impedendole di concorrere alla leadership.
Rinviare il congresso
La sospensione della fase congressuale è una possibilità. Con il ricorso al Tar ma anche attraverso il ricorso interno, nello specifico alla Segreteria generale dei congressi — con sede a Roma — che «in caso di controversie sulla regolarità delle operazioni congressuali può disporre in via cautelativa la sospensione del congresso». E perché mai dovrebbe farlo? Perché Ambrosi ha depositato la sua candidatura da iscritta regolare, mentre la sua sospensione temporanea — di quindici giorni — è arrivata dopo. Lei, per assurdo, sarebbe esclusa dal diritto di voto e di parola al congresso, ma potrebbe essere votata dai suoi sostenitori. Un cortocircuito, appunto, che potrebbe portare quindi a quella disposizione «in via cautelativa» in capo alla Segreteria generale dei congressi di Fratelli d’Italia.
Lo scontro interno
Ambrosi da una parte e il commissario uscente Alessandro Urzì dall’altra, sembrano voler stemperare i toni. Ma è solo tattica, perché la sospensione della deputata ha generato un vero e proprio terremoto. In Trentino ma anche a livello nazionale. Si tratta dell’ultimo scontro, questa volta con l’uso di un arma considerata da alcuni impropria e affatto convenzionale. L’accusa è che i probiviri — letteralmente uomini probi, onesti — abbiano acconsentito a un’operazione tutta politica: stoppare la candidatura di Alessia Ambrosi, impedirle di prendersi il partito. Temendo, quindi, che avesse dalla sua parte il consenso interno al partito.
Accusa e difesa
Il grande accusatore è Urzì, che il 17 luglio scorso ha inviato ai probiviri «un ricorso per azione disciplinare» in cui elenca i “reati”: «L’ossessione antagonista nei confronti della candidata» alla presidenza e poi alla vicepresidenza «Francesca Gerosa» e la «manifesta volontà di sostituzione del commissario». Con questa avvertenza: «Non è in discussione la legittima aspirazione (puramente minoritaria come si è potuto appurare) a modifiche degli assetti di gestione del partito o l’assegnazione degli incarichi a personalità con le quali si ritenga di avere maggiori affinità». Il tema non è la normale dialettica interna, «ma la spregiudicatezza dell’azione nel proprio ruolo da parte dell’on. Alessia Ambrosi». La difesa — a Roma, convocati giovedì scorso, c’erano Ambrosi e il suo avvocato Lorenzo Eccher — ha smontato punto per punto la tesi dell’accusa, parlando di insussistenza di addebiti disciplinari e spiegando che l’iniziativa di Ambrosi era volta alla crescita del partito. Insomma, nulla contro Fratelli d’Italia, ma semmai contro la sua gestione in Trentino.
La sentenza, la condanna
«Criticare internamente la linea dei dirigenti del partito si può fare ed è legittimo». Questo dicono i probiviri, e quindi le doglianze di Urzì rispetto al tentativo di mettere in discussione da parte di Ambrosi la sua gestione e persino la candidatura alla presidenza e alla vicepresidenza della Provincia di Gerosa non sono state censurate. Niente da dire quando la contestazione è interna, ma «ben diverso» è invece quando la contestazione avviene pubblicamente, perché una forza politica deve mostrare «unità di intenti» e «compattezza»: dare in pasto alla stampa o ai social «lacerazioni» o «conflitti aperti» farebbe perdere «credibilità e consensi». Così si legge nella sentenza emessa dai probiviri di Fratelli d’Italia nei confronti della deputata Ambrosi, che è stata dunque sospesa per 15 giorni.
Ambrosi: «Ancora in campo»
«ll mio impegno in Fratelli d’Italia rimane e anzi continua con ancora maggiore entusiasmo e determinazione. Due settimane passano in fretta», dice Ambrosi. E riguardo all’imminente congresso chiede uno svolgimento «il più possibile sereno»: «Lo dico non solo come unica donna candidata in tutta Italia ma soprattutto come militante appassionata e genuina». Lascia però aperta una porta: «Mi auguro che si giunga quindi ad una candidatura unitaria nel clima di massima partecipazione e di condivisione, in tal senso ho manifestato la mia piena disponibilità sia a farmi carico dell’impegno sia a contribuire ad una scelta di alto profilo, altrettanto rappresentativa che possa rappresentare le migliore potenzialità di un partito che può tornare ad essere il primo anche in Trentino come merita la leadership di Giorgia Meloni».
Urzì: «Il partito resterà unito»
«Dal congresso dovrà uscire un partito unito, solidale al suo interno, determinato nei suoi obiettivi», dice Urzì. Che delinea anche la sua soluzione: «Si intende confermare la ferma volontà di favorire il processo di massima rappresentatività all’interno degli organi che verranno eletti e nominati dal congresso, al fine di garantire la più ampia partecipazione alla futura linea politica». Fa capire che anche il gruppo di Ambrosi e del collega deputato Andrea de Bertoldi avrà spazio: «Mi preme rilevare e ricordare come al congresso si elegge anche il coordinamento provinciale, forte nella sua pluralità». Perché anche de Bertoldi ne farà parte, anche Ambrosi una volta scontata al sospensione. I deputati, infatti, sono membri di diritto.
Cia: «Le solite scorrettezze»
Ormai fuori dai giochi, allontanatosi da Fratelli d’Italia senza aspettare che fossero i probiviri a sanzionarlo, Claudio Cia interviene per commentare quanto sta accadendo dentro al partito trentino di Giorgia Meloni: «Il congresso, sebbene convocato in fretta e furia, rimaneva un’opportunità. Si è trasformato nella rappresentazione plastica di come il partito viene gestito a livello locale dal suo commissario Alessandro Urzì». E sull’esclusione di Ambrosi: «Questo episodio mette in luce, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutti i fili sembra siano tirati da Roma, a discapito dell’Autonomia e delle persone sul territorio. L’ennesima scorrettezza».
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