Centrodestra
martedì 31 Ottobre, 2023
di Donatello Baldo
Tra una decina di giorni — dieci esatti dopo la proclamazione degli eletti, che avverrà a metà settimana — il presidente della Provincia rieletto dovrà nominare la sua giunta. Da metà settimana, dunque, Fugatti avvierà le consultazioni, convocherà i sei gruppi che compongono la sua maggioranza, poi chiamerà i prescelti. Nella sua testa, uno schema ce l’ha già. Si tratta di capire se intenderà procedere nel segno della continuità o se vorrà sorprendere tutti sparigliando le carte, se non sui nomi per lo meno sulle deleghe. Comunque sia, le aspirazioni dei gruppi — e dei singoli — sono maggiori dei posti a sedere attorno al tavolo della giunta. La variante è tutta sul numero di posti da assegnare a Fratelli d’Italia, se uno — seppur di valore come la vicepresidenza — o due. In quest’ultimo caso, però, rimarrebbe fuori qualcuno, e toccherebbe al più «piccolo», Mattia Gottardi della Civica, che però è il secondo della coalizione per numero di preferenze raccolte.
Fratelli d’Italia, separati in casa
Vediamo dopo le opzioni in campo, perché prima è da considerare il clima interno al gruppo di Fratelli d’Italia. «Il gruppo è unito, il partito è unito», afferma il deputato Andrea de Bertoldi. Ma non sembra sia così. Sembra invece che Francesca Gerosa sia isolata dal resto del gruppo, sopratutto dai tre «sindaci», Carlo Daldoss, Daniele Biada e Christian Girardi. Claudio Cia lavorerebbe per se stesso, autonomo rispetto alle strategie di questi e quella, così come ha combattuto in solitaria per tutta la campagna elettorale. La prima degli eletti mira alla vicepresidenza — «pacta sunt servanda» — e il ruolo, che è anche status, le darebbe soddisfazione. Cia vorrebbe invece la Sanità, e si arrabbierebbe molto se andasse a un altro dei «politici»: nessun problema da parte sua se fosse affidata a un tecnico. I tre «sindaci» puntano a un posto in giunta? Daldoss, ma sa bene che prima di lui ci sono altri due eletti: Gerosa e Cia, appunto. Piuttosto, i tre «sindaci» — sopratutto Biada e Girardi — guarderebbero al partito, intenzionati a prenderne le redini. Tornando però ai posti di Fratelli d’Italia in giunta, se Cia rimane fuori, la richiesta per lui sarebbe quella presidenza del Consiglio provinciale. Ma oltre le ambizioni personali c’è però il partito, che sembra voglia lottare fino in fondo per avere in giunta gli stessi assessori che avrà la Lega. Cioè due. Di cui uno vicepresidente. «Uno solo? Un po’ poco», fanno sapere i meloniani.
Donzelli in campo come paciere
Ufficialmente, Andrea de Bertoldi non entra nel merito né di nomi né di posti. E sulla situazione interna al gruppo consiliare: «Tutti gli eletti incontreranno, assieme, il coordinatore nazionale». Giovanni Donzelli, che ha seguito da vicino le elezioni trentine, che ha dato il disco verde per la lista, che ha messo più volte attorno al tavolo i contendenti: «L’incontro? La prossima settimana. E per quanto riguarda la composizione della giunta — taglia corto de Bertoldi — chiederemo che le aspirazioni di ciascuno degli eletti siano soddisfatte». La patata bollente passa dunque a Fugatti, che dovrà valutare bene come muoversi. Per non farsi imporre le decisioni da altri, ma anche per non scontentare troppo: per cinque anni deve tenersi stretta la maggioranza, considerando anche un’opposizione agguerrita, più compatta della volta scorsa, e a guida Pd. Non dei massimalisti, ma nemmeno un gruppo che si accontenterà di fare soltanto la «minoranza».
Giunta, chi sale e chi scende
Il toto-giunta, ricapitolando, è lo stesso degli scorsi giorni. Se Fugatti vorrà seguire la strada tranquilla della continuità, l’unica «nuova» sarà Francesca Gerosa, con la riconferma di Failoni, Zanotelli, Tonina e Gottardi. Se però Fratelli d’Italia si impunta sui due assessori, Gottardi rimane escluso, dirottato alla presidenza del Consiglio. Altra ipotesi — su cui scommettono in pochi — un solo assessore alla Lega, ma la presidenza del Consiglio andrebbe a questo punto alla stessa Lega, ad esempio a Roberto Paccher.
Altre varianti sono sull’assessore tecnico. Alla Sanità? Una scelta strategica per Fugatti, che sarebbe accettata di buon grado anche da Cia. Ma se il tecnico fosse di area e servisse per «allargare» il tavolo alle forze politiche, magari alla stessa Lega che cede un assessore eletto alla rappresentanza di tutti nell’esecutivo? In quel caso la Sanità non andrebbe comunque a Cia, ma si fa avanti il nome di Tonina. Desideri, ipotesi, suggestioni. La lista degli assessori è però tutta nella testa di Fugatti. Che si è preso qualche giorno di ferie e rientra oggi. E non dirà nulla prima del confronto in coalizione.
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