L'aggressione
domenica 19 Novembre, 2023
di Benedetta Centin
Pestati brutalmente, presi a bastonate, feriti anche con armi da taglio, da almeno un coltello e da pietre, oggetti recuperati poi dalla polizia sporchi di sangue. Accadeva la notte tra il 18 e il 19 agosto scorso in via Bepi Todesca, a Trento nord, a Gardolo, vittime due fratelli marocchini di 26 e 28 anni finiti entrambi in ospedale, con diversi traumi, fratture e ferite. Se questi siano stati potenzialmente mortali, se i colpi inferti abbiano effettivamente messo in pericolo la vita dei due immigrati, lo stabilirà la perizia medico legale che è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli, su richiesta della pm Alessandra Liverani, nella formula dell’incidente probatorio. Passaggio, questo, che permetterà quindi di cristallizzare le prove in caso di processo per i due presunti aggressori. E cioè due connazionali, Yassine Machkar e Mounir Zanori, cittadini marocchini di 31 e 34 anni, entrambi disoccupati e richiedenti protezione internazionale. Erano stati individuati dalla agenti della questura in seguito al pestaggio. Sono stati iscritti sul registro degli indagati per le ipotesi di tentato omicidio in concorso e porto di oggetti atti ad offendere, in riferimento ai bastoni di legno usati come armi. E proprio in merito alla contestazione più grave sarà determinante la perizia medico legale per capire se possa reggere alla prova dell’aula o se invece debba essere derubricata, ridimensionata, da tentato omicidio a lesioni gravissime. I due indagati, assistiti dall’avvocato Katia Finotti, dal canto loro avranno la possibilità di nominare un proprio consulente di parte. Così come potranno fare i fratelli, parti offese, che però ad oggi non si sono affidati a un legale e non si sono costituiti parte civile.
La ricostruzione
Il sospetto è che si sia trattato di un regolamento di conti. Di una spedizione punitiva. Un agguato legato allo spaccio di droga visti i precedenti dei presunti aggressori. Di certo c’è che l’allarme, quella notte, era scattato poco prima delle 2 da parte di una coppia residente, svegliata dal forte vociare, dal litigio innescato. All’arrivo delle pattuglie nella zona produttiva a ridosso di Roncafort i due indagati erano riusciti a scappare approfittando del buio, lasciando sul posto «le armi» insanguinate. In via Bepi Todesca era stato rinvenuto seminudo e coperto di sangue, nascosto da alcuni cartoni, il più giovane dei fratelli. Poi trasferito in ambulanza al Santa Chiara. Ai soccorritori racconterà di essere preoccupato per le condizioni del fratello, a suo volta aggredito senza pietà. «Gli hanno fatto male — aveva raccontato agli agenti — forse lo hanno ucciso». Il 28enne, che si era trascinato a fatica fin oltre il Pioppeto per sfuggire agli aggressori, era stato trovato solo alle 7 del giorno dopo da un automobilista di passaggio, non lontano dalla stazione di servizio di via Bolzano. Per ciascuno dei feriti allora i medici del Santa Chiara avevano riportato nei referti una prognosi di trenta giorni. Abbastanza perché agli indagati, individuati dagli agenti della questura — e poi riconosciuti dalle stesse vittime — venisse contestata la pesante accusa di tentato omicidio in concorso. Se questa contestazione possa stare in piedi, se effettivamente i colpi scagliati sul capo e sul viso ma anche in altre parti del corpo abbiano realmente attentato alla vita dei due fratelli finiti in ospedale, dovrà stabilirlo il medico legale nominato dal giudice. Un passaggio fondamentale, questo, per definire, per perfezionare il quadro accusatorio in vista della chiusura delle indagini preliminari.
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