Accoglienza
domenica 5 Gennaio, 2025
di Redazione
L’accoglienza dei migranti che approdano in Trentino in cerca di nuova vita e di uno status di protezione ritorna con millimetrica precisione ormai su diversi piani. Quello umanitario, quello sociale, quello economico. La sollecitazione ad una maggiore elasticità e a ripristinare il sistema dell’accoglienza diffusa presente fino al 2018 – che arriva dall’arcivescovo Tisi, dalla città di Trento, dal mondo del volontariato e da settori economici – non trova nessuna apertura nelle valutazioni del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti. «Mi sembra di essere di fronte ad un disco inceppato che ripete lo stesso refrain – osserva, rispondendo soprattutto alle polemiche del sindaco di Trento Ianeselli – e che non inquadra correttamente la questione. Intanto durante i sette anni della mia presidenza non ho ricevuto nessuna disponibilità di sindaci del Trentino a ricevere quote di migranti…la verità è che l’accoglienza diffusa non la vuole nessuno. Non credo che una città di 125mila abitanti come Trento possa avere problemi nella gestione di trecento persone. La questione sono i venti che commettono reati o usano violenza, è un tema di ordine pubblico che bisogna in qualche modo cercare di risolvere».
Fugatti guarda anche al dopo Fersina: «La struttura sarà abbattuta per far posto all’ospedale, dovremo trovare una soluzione alternativa. Ci tengo a riconoscere che, al di là dei problemi provocati da una ventina di persone, gli altri migranti sono nei percorsi di integrazione e con buoni risultati». Sì ma molti servizi sono stato cancellati? «Ma altri sono rimasti e i canali di integrazione funzionano. Se tornassimo a ripristinare tutti i servizi precedenti si innescherebbe un meccanismo di richiamo con numeri che non siamo disposti a sostenere. C’è una parte del mondo dell’accoglienza che crede di poter tornare ai numeri del passato, ma quel periodo è finito nel 2018».
Sullo sfondo aleggia sempre la realizzazione di un Centro per i rimpatri (Cpr). «Qui non abbiamo autonomia – ammette Fugatti – e dipendiamo da Roma e dal Ministero dell’Interno. Ogni tanto registriamo accelerazioni a cui fanno seguito frenate. È evidente che il tema ha una connessione anche con i centri albanesi. In ogni caso noi ci stiamo attrezzando per individuare la sede più opportuna che deve essere vicino ad un luogo di gestione dell’ordine pubblico, come la Questura».
Quindi con ogni probabilità a Trento Sud.
Infine, l’ultima parola il presidente della Provincia la spende sulla bocciatura da parte della Corte costituzionale del requisito dei dieci anni di residenza per avere accesso alle case Itea. Anche qui nessun passo indietro, nemmeno di fronte ad una pronuncia di diritto. «Noi l’avevamo disapplicata per una sentenza precedente, nella sostanza non cambia quindi nulla. Siamo consapevoli che il responso sia negativo, ma sono tematiche su cui credo sia giusto andare fino in fondo e in cui il limite di anni sia molto labile. Osservo anche che in giro per il mondo – dall’America di Trump all’Europa – avanzano proposte molto più ruvide delle nostre».
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