L'intervista
domenica 5 Gennaio, 2025
di Simone Casalini
“Entro l’anno la maggioranza provinciale deve discutere la questione del terzo mandato del presidente della Provincia e, quindi, di un’eventuale modifica della legge elettorale. Non è un tema per me, ad oggi non saprei dire sì o no, ma di ragionevolezza”. In un locale pubblico a Mori, sotto l’occhio vigile della scorta ormai diventata famiglia, il governatore Maurizio Fugatti risponde ai quesiti dell’oggi e di prospettiva in un tempo incerto per l’Autonomia, e non solo. Chiede alla sua coalizione di affrontare la questione che lo riguarderà comunque (il terzo mandato) in un quadro nazionale dove la Lega spinge in questa direzione e Fratelli d’Italia in senso contrario. Indica gli obiettivi delle prossime Comunali e spiega perché Mauro Giacca, patron del Trento Calcio, potrebbe essere la classica carta fuori dal mazzo (“Ha una vena popolare che può mettere in difficoltà il centrosinistra”), rivendica il bando di gara su A22 confermando il management (“Cattoni e Reichalter hanno svolto un ottimo lavoro”), si toglie qualche sassolino dalla scarpa (“Il bando per la Music Arena doveva andare deserto, invece…”) e derubrica il dibattito sulla Regione (“Noi la difendiamo, in molti passaggi si sta confermando un utile spazio di sintesi. Il resto è discussione accademica”).
Presidente Fugatti, le elezioni Comunali si avvicinano (4 maggio). Fissi un obiettivo.
“La partita politica sarà nei quattro Comuni più grandi: Trento, Pergine, Riva del Garda e Arco. Di questi abbiamo il sindaco uscente solo a Riva, in una situazione molto particolare. La coalizione è comunque unita, questo è un dato importante. Anche ad Arco e Trento dove non abbiamo ancora il candidato. Mentre a Pergine Marco Morelli è un’ottima scelta, un profilo con una storia politica in una città che cinque anni fa non vide la nostra presenza. Anche se il civismo è molto radicato e proseguirà senza la candidatura a sindaco di Oss Emer. Poi ci sono Cavalese, Borgo Valsugana, Cles, Avio, Baselga di Pinè e Tione che sono altre partite interessanti. A me sembra ci possa essere un consolidamento delle nostre posizioni, ma le elezioni comunali non sono quelle provinciali. Rispondono ad altre dinamiche e tematiche”.
A Trento attendete la risposta di Giacca. Cosa la convince di lui?
“Premesso, appunto, che manca il suo sì, Giacca ha una vena popolare non consueta e esula dalle appartenenze partitiche e dagli schieramenti. Oltre a ciò si aggiunge quello che ha dimostrato e ottenuto da imprenditore e da uomo di sport. Non è scontata una figura come la sua, può creare problemi al centrosinistra”.
Il centrodestra non è mai riuscito a centrare il ballottaggio. Ritiene Trento contendibile?
“Trento ha una sua storia politica stratificata, ne siamo consapevoli. Dopodiché osservo che qualche problema, in termini di defezioni, lo ha anche il centrosinistra. Rimangono altamente competitivi, ma una candidatura popolare può dare loro fastidio”.
E se Giacca dicesse no?
“I partiti vaglieranno un’altra candidatura”.
Nell’intervista di fine anno il sindaco uscente Ianeselli ha lamentato di essere attaccato dal centrodestra per temi che riguardano lo Stato (sicurezza) o la Provincia (casa). È così?
“Amministrare è difficile e non mi sono mai permesso di fare valutazioni. Anche se vedo che la cosa non è reciproca. I cittadini entreranno nel merito di ciò che la Provincia ha fatto o non ha fatto per Trento. Se guardiamo alle mie legislature non credo ci sia mai stato un periodo più florido per il capoluogo. A partire dalla Scuola di medicina – che non piaceva a nessuno e ora piace a tutti – anche grazie all’impegno dell’università. Se oggi si può parlare di un progetto completato e finanziato per la funivia del Bondone è grazie alla Provincia. Dopo tre edizioni del Festival dell’Economia a guida Sole24Ore credo sia evidente il cambio di passo. Se si è sbloccato il tema stadio è perché abbiamo bonificato l’area di San Vincenzo, le risorse per il nuovo palasport arriveranno dalla Provincia. Senza considerare gli investimenti infrastrutturali: Ravina in primis e il sottopasso di Spini giunto all’appalto. Con Ianeselli c’è stata poi un’alleanza sul Bypass ferroviario. Infine, potrei citare anche le competenze (i dirigenti Ferrario e Menapace, ndr) cedute al Comune, ma sorvoliamo…”.
Sulla Music Arena dopo il buco di gestione del primo anno del Centro Santa Chiara, si apre l’era Friends&Partners. È ancora convinto del progetto?
“Ci siamo rivolti al Santa Chiara, dopo il concerto di Vasco Rossi, in seguito a diverse pressioni che ci indicavano la necessità di demandare tutto ad una struttura competente. Abbiamo visto il risultato. Ora c’è un commissario che sta vagliando i conti. Abbiamo chiesto allora a Trentino Marketing e Trentino Sviluppo di studiare un bando. Che abbia partecipato il maggior attore nazionale in temi di concerti, Friends&Partners, dimostra l’attrattività del progetto. Spiace per chi sperava che non partecipasse nessuno o che fossimo in ritardo sui tempi”.
A Riva del Garda la sua difesa della sindaca Santi è d’ufficio?
“No, lei rimane in campo perché credo nella presunzione d’innocenza e perché non ho ancora chiari quali siano gli illeciti che le vengono contestati e che avrebbe quindi commesso”.
FdI e Patt, però, spingono per un cambio.
“Il Patt no, siamo concordi nel dover fare una riflessione”.
Le elezioni riportano anche al centro i temi della fragilità democratica, della scarsa partecipazione e affluenza.
“Temi che si riproporranno perché non sono di semplice soluzione. Sono l’esito di questo tempo storico e sicuramente anche della politica, a volte dell’impossibilità di offrire risposte all’elettorato. Come su sicurezza e immigrazione, tema sentito da chi vota per me. Poi ci sono i giovani, poco coinvolti. Vivono una realtà diversa dalla nostra. Finora ci siamo assunti noi tutte le responsabilità, però temo che anche loro dovrebbero cominciare a riflettere”.
Sulla legge elettorale per le Comunali è stata votata in Regione l’adesione alla norma nazionale.
“Che come Lega abbiamo contrastato difendendo le prerogative dell’Autonomia. Ci siamo battuti per il terzo mandato nei Comuni sopra i 15mila abitanti, ma è stato detto di no. Sono mancati i voti della maggioranza trentina che ha ritenuto più importante la legge nazionale rispetto alle nostre competenze. Dopodiché quando il ministero dell’Interno ha diramato la circolare per indicare nella primavera del 2026 la possibile data del voto ci siamo appellati all’Autonomia per dire che avremmo votato il 4 maggio. Una contraddizione, e ora rischiamo anche un ricorso”.
Qualcuno ha osservato che il no al terzo mandato fosse un messaggio alla Lega che ha suggerito il cambio della legge elettorale provinciale.
“Sono partite separate, ma non c’è dubbio che quello del terzo mandato del presidente della Provincia sia un tema da affrontare. In Friuli Venezia Giulia ne stanno già discutendo. Dico di più: la maggioranza deve disciplinarlo nei prossimi mesi, entro il 2025. È una questione di ragionevolezza: perché un parlamentare o un ministro non ha limiti di mandato, mentre un presidente di Provincia, Regione o Comune sopra i 15mila abitanti sì? Lorenzo Dellai ha fatto tre mandati anche se ora si scopre difensore dei due mandati…”.
Uno dei motivi è la concentrazione di potere in cariche (quasi) monocratiche.
“Che condizionerebbe l’elettorato. Infatti, in Umbria e in Sardegna i governatori uscenti di centrodestra hanno perso al primo turno”.
Lei darebbe già la sua disponibilità al terzo mandato?
“Se dicessi di sì sarei poco serio perché penso che un cittadino mi chieda impegno sul secondo mandato. Tra tre anni e mezzo occorrerà valutare molti fattori, politici e personali. Vedremo”.
Che fase è per l’Autonomia?
“Al di là delle cassandre che negano i risultati, credo che la sinergia con Kompatscher abbia dato esiti importanti negli ultimi due anni. L’accordo finanziario con il ministro Giorgetti, in primis, ora il bando di gara per A22 che è un passaggio epocale, mentre il tavolo politico sullo Statuto dovrebbe essere convocato dalla presidente Meloni a gennaio e concludersi. L’obiettivo minimo è il ripristino delle competenze perdute”.
Sul bando di gara di AutoBrennero rimane l’incognita, riportata nel bando di gara pubblicato ieri dal T Quotidiano, del diritto di prelazione. È un passaggio sub judice dell’Unione europea. E intanto c’è chi rispolvera la soluzione in house.
“La soluzione in house è stata abbandonata perché non praticabile: da una parte i soci privati da liquidare che ci esponevano ad una serie di contenziosi; dall’altra la pronuncia della Corte dei Conti che incideva sui valori della compravendita. Era un binario morto. Il diritto di prelazione esiste dal codice degli appalti italiani del 2006 ed è stato inserito nella legge sul projetc financing voluta da Mario Draghi nel 2021. Legge che l’Ue non ha contestato”.
Quindi è sicuro?
“Con l’Europa nulla è sicuro. Un ricorso può capitare. Ma siamo in una fase molto avanzata. Entro il 28 febbraio dovranno pervenire le manifestazioni d’interesse. È un bando che cambia completamente il metro di trattazione e valutazione. C’è una parte finanziaria – che prevede anche 1,3 miliardi di opere complementari – e una progettuale. Chi possiede più competenze di AutoBrennero? Io sono fiducioso. L’alternativa sarebbe stato un bando ordinario”.
In estate scadranno i vertici dell’A22, l’ad Cattoni e il presidente Reichhalter. Sul primo ci sono anche le polemiche dell’opposizione per le citazioni nell’inchiesta Benko relative al matrimonio alla Lido Palace di Riva. Lei ha già una linea?
“Ne dovremo parlare con Bolzano, ma Cattoni ha dimostrato di essere un ottimo ad e a mio avviso i vertici vanno confermati. Tanto più che saremo in mezzo alla gara di assegnazione della concessione. Alimentare polemiche su A22 per questioni di poco conto, e non indagate dalla magistratura, in una fase in cui abbiamo gli occhi del mondo addosso è autolesionistico”.
Rimanendo sul terreno economico, la preoccupano le divisioni tra associazioni e le difficoltà dell’industria?
“Le divisioni preoccupano sempre, dovremo ragionare con più interlocutori ma l’impegno della Provincia c’è e l’ultimo bilancio lo testimonia. La crescita del Pil trentino è superiore al Nordest. Sull’industria ci sono congiunture internazionali che volano sopra di noi e le scelte scellerate dell’Europa sull’automotive. Il Trentino deve coltivare un sistema accogliente per le imprese, basato su ricerca e sviluppo, che ci consenta di rimpiazzare con nuovi investitori chi decide di lasciare il territorio. L’attenzione alle politiche industriali c’è e ci sarà”.
Il presidente Kompatscher, nell’intervista al T di fine anno, ha rilanciato la collaborazione Trento-Bolzano ma su basi diverse, archiviando la stagione della Regione.
“Dobbiamo guardare alla concretezza delle questioni. La Regione è uno spazio di sintesi che ci ha consentito di lavorare anche su A22, accordo finanziario e Statuto. La Regione deve rimanere con le sue caratteristiche e funzioni. Oggi c’è un vincolo altoatesino a non rafforzarla e un vincolo trentino a non depotenziarla, è l’attuale equilibrio. Il resto delle discussioni è dibattito accademico”.
Nella Lega si è riaperto il dibattito sull’identità e sulla leadership. Qual è la sua posizione?
“In Trentino siamo il primo partito della coalizione e la situazione non mi preoccupa. A livello nazionale c’è un dibattito in corso rispetto alla rivendicazione delle radici a nord del partito. La vocazione nazionale ha senso se è in accordo con il consenso che riceviamo nel Nord Italia e l’agenda politica che ne deriva. Io condivido questa posizione. Non significa che Salvini non abbia tenuto insieme queste differenti istanze, anzi è stata forse la sua capacità”.
La Lega è un partito con una composizione eterogena. La collocazione in Europa con l’estrema destra non crea profondi disagi?
“Credo che ad un elettore medio della Lega interessi molto poco il posizionamento del partito in Europa. Di sicuro non ci avvantaggia, ma nemmeno il contrario. E se avessimo sostenuto Ursula Von Der Leyen credo che avremmo ottenuto lo stesso risultato”.
Mi indica, in conclusione, due priorità?
“La prima è riuscire a incidere sui salari. Sulla parte pubblica siamo intervenuti, ora vorrei che riuscissimo a individuare una soluzione su quella privata. La seconda è il nuovo ospedale di Trento. È un’opera fondamentale al di là dei ricorsi poco utili al Trentino presentati da trentini (il ricorso degli Ordini professionali, ndr)…il tema dell’equo compenso è complesso, non era il bando dell’ospedale la sede di discussione più appropriata. Nelle prossime settimane attendiamo alcune sentenze del Consiglio di Stato e poi valuteremo come procedere”.