il lutto
venerdì 7 Giugno, 2024
di Samanta Deflorian
«Questa chiesa mi è sempre sembrata grande, ma oggi la sento così piccola, quasi incapace di contenervi tutti, ma capace di accogliere l’amore che state dimostrando a mia moglie».
Con queste parole strozzate dalla commozione Walter Cappelletto, marito di Isabella Vanzo Dellagiacoma, ha preso parola al termine dell’omelia celebrata da Don Albino dell’Eva nella chiesa parrocchiale di Cavalese. Una chiesa straripante di emozione, gremita di persone che hanno voluto rendere omaggio a Isabella nel suo ultimo viaggio e testimoniare la loro vicinanza ai suoi cari seduti nelle prime file. Il papà e la sorella, il marito Walter e la loro bimba di soli dieci anni, stretti durante tutta la celebrazione in un abbraccio e i tanti amici e colleghi ancora increduli di fronte ad una morte sopraggiunta inesorabile e in così poco tempo.
Davanti alla bara di legno chiaro coperta di rose, il marito Walter ha trovato la forza di ringraziare tutti coloro che nel difficile mese e mezzo di terapia intensiva gli sono stati vicini supportandolo e dandogli speranza. Famigliari, amici, la scuola e le maestre della piccola, il personale medico, i colleghi e anche semplici conoscenti che con piccoli grandi gesti lo hanno sostenuto e aiutato, trasmettendogli forza e consapevolezza di quanto Isabella fosse amata. Walter ha parlato guardando la bara con immensa tristezza, ma è riuscito anche a fare un sorriso rivolgendosi direttamente «al suo amore», nel dirle che ringrazia tutti, ma starebbe giorni a ringraziare lei. Un sorriso come quello di Isabella, più volte ricordato come suo tratto distintivo, e che anche i suoi colleghi hanno voluto evidenziare nelle parole affidate alle righe lette dal primario dell’ospedale di Cavalese Roberto Moggio: «È difficile trovare le parole per descrivere una persona come Isabella, e trovarne per descrivere il vuoto che la sua morte lascia è impossibile. Isabella era una persona generosa, sensibile, professionale e c’era sempre, pronta a risolvere qualunque problema. Ciascuno di noi, porterà il suo personale ricordo, ma tutti ricorderemo il suo sorriso».
Isabella era caposala nel reparto di medicina, un lavoro che amava e nel quale riversava tutta la sua umanità, e attraverso il quale aveva saputo tessere forti legami professionali e umani, come testimoniato dalle toccanti parole dei suoi colleghi.
Nella lettura del Vangelo secondo Marco don Albino ha ricordato il momento in cui Gesù, poco prima di spirare, ha gridato «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» e su questo si è soffermato facendosi portavoce della domanda che più volte in questi giorni si è sentito rivolgere: «Perché? Cosa ne sarà di noi?» Una domanda che umanamente, dice, non può non emergere in queste circostanze e ha aggiunto: «Un giorno qualcuno mi ha detto che alla fine della vita, anche il Signore dovrà farsi perdonare per tutte le volte in cui, senza volere, ci ha delusi». Parole forti, che il marito di Isabella ha ripreso quando, microfono in mano, si è rivolto ai presenti, ma alle quali ha dato un’interpretazione di amore e gratitudine: «Anche se mi interrogo sul disegno del Signore, io non chiedo le sue scuse, ma lo ringrazio, perché mi ha concesso di avere al mio fianco per 19 anni la meraviglia che era Isabella». Tra le lacrime, ha espresso riconoscenza verso quanti sapranno stargli vicino anche nel futuro. «Io e Isabella qui abbiamo una piccola, e quando la incontrerete per strada, in lei vedrete anche Isabella». Parole che hanno suscitato, se possibile, ancor più commozione, assieme allo struggente momento in cui Walter ha ricordato proprio il giorno in cui Isabella gli ha annunciato che sarebbero stati in tre. Erano a un concerto di Jovanotti, e con le stesse parole di una canzone a loro cara l’ha infine salutata: «Te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore».
Papà e figlia hanno accompagnato Isabella fuori dalla chiesa stretti tra di loro, sfiorando la bara con le mani, abbracciati da una folla silenziosa e in lacrime.