Turismo

venerdì 11 Agosto, 2023

Futuro della Panarotta, gli ambientalisti: «Vogliamo essere coinvolti»

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Lettera di sette associazioni ambientaliste agli amministratori locali, gli attivisti chiedono un tavolo aperto a tutti. Oggi il Consiglio dei sindaci esaminerà la proposta avanzata dalla società impiantistica

Sul futuro della Panarotta le principali associazioni ambientaliste del Trentino chiedono, con una lettera-documento inviata ieri alle autorità locali, di aprire un tavolo di confronto e di non «sprecare l’occasione» storica offerta della fase attuale. La lettera è indirizzata ai sindaci dell’Alta Valsugana e della Val dei Mocheni, in occasione dell’odierna assemblea del Consiglio dei sindaci della Comunità di valle nella quale si tratterà anche delle proposte della società Panarotta 2002 srl, per estendere i servizi legati alla convenzione, come aveva anticipato a Il T il presidente Andrea Fontanari. La missiva è rivolta anche alla Comunità di valle Alta Valsugana e Bersntol: l’intento è responsabilizzare tutti, allargando il piano di confronto, oltre la convenzione di servizio. La firmano sette associazioni importanti (Extinction rebellion Trentino Xr, Legambiente, Lipu, Enpa, Lav, Pan-Eppaa e Lac).
Ecco la richiesta messa nero su bianco: «Chiediamo di istituire un tavolo per il rilancio della Panarotta aperto agli operatori, alle associazioni, ai cittadini interessati. Chiediamo ai Comuni maggiore coinvolgimento dei propri cittadini, cercando di non essere spettatori passivi, con l’unica funzione di elargire finanziamenti pubblici». Perché «Non è la società Panarotta 2002 che da sola può proporre servizi aggiuntivi o attività per destagionalizzare il turismo. Le proposte della società non possono che essere parziali».
«La Panarotta – si legge ancora nel testo – ha un altissimo potenziale turistico vista la sua posizione strategica, vicina ai laghi, porta di ingresso per il Lagorai, raggiungibile da almeno cinque versanti ciclabili, ricca di sentieri e attrattive storiche, perfetto luogo di lancio per parapendii, con percorsi per ciaspole e scialpinismo e diversi punti ristoro. Una transizione verso un turismo alternativo, sostenibile potrebbe differenziarla». Sull’inverno gli amibientalisti avanzano anche alcuni spunti: «La chiusura degli impianti durante lo scorso inverno, a causa della crisi energetica, non ha fermato tanti escursionisti e famiglie che hanno raggiunto la montagna per una ciaspolata, una camminata, un’escursione, una tappa nei ristoranti. Le presenze sono state inferiori rispetto ad altri anni in cui era possibile praticare lo sci alpino ma è stato fatto molto poco per stimolare un turismo alternativo. Questi stimoli dovrebbero essere l’obiettivo delle pubbliche amministrazioni coinvolte nel rilancio».
A preoccupare le associazioni è anche il tema dell’innevamento artificiale. «La presenza di neve naturale sotto i duemila metri di quota come la Panarotta sarà in forte diminuzione – affermano – e investimenti per nuovi impianti di risalita o innevamento artificiale sono accanimento terapeutico. Queste opere, finanziate con soldi pubblici, rendono i comprensori sciistici sempre più insostenibili economicamente e ambientalmente».
A sostegno delle proprie tesi, la lettera cita anche il recente studio di Banca d’Italia «Cambiamento climatico e turismo invernale per l’Italia» che «stima la potenziale perdita futura per il turismo montano invernale dovuta al cambiamento climatico, e sostiene che l’innevamento artificiale non sarà sufficiente a sostenere i flussi turistici». Lo studio ha analizzato la relazione tra precipitazioni nevose, passaggi agli impianti sciistici, soggiorni turistici, con una nuova base dati che associa condizioni meteorologiche e flussi turistici invernali negli ultimi vent’anni, per 39 località alpine italiane.
La lettera dice infine «no» alla costruzione di un bacino artificiale e spiega: «Anche la sempre più sbandierata multifunzionalità dei bacini artificiali, secondo cui essi potrebbero essere utili anche per combattere siccità e incendi, è discutibile. Il Centro italiano per la riqualificazione fluviale afferma che “i serbatoi artificiali sono sostanzialmente interventi monofunzionali, come mostra la realtà degli invasi esistenti. I diversi obiettivi a cui possono teoricamente contribuire sono tra loro conflittuali, nella pratica si possono raggiungere solo parzialmente. Il luogo migliore dove stoccare l’acqua è la falda acquifera, la cui ricarica controllata determina molti benefici. Per ricaricarla sono necessari interventi molto meno impattanti e costosi».
La lettera cita infine le linee guide per l’adattamento della Convenzione sulle Alpi che chiede di ridurre la dipendenza economica locale dallo sci, diversificando i prodotti turistici, con attività meno dipendenti dalla variabilità degli accumuli di neve.