Politica

martedì 16 Luglio, 2024

Gabinetto «ad-hoc» per Zanotelli in Regione, scoppia il caso. Ma l’ostruzionismo può bloccare tutto

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Non sarebbe consuetudine per la vice avere un proprio ufficio ma utilizzare quello del presidente. Tanti gli emendamenti presentati dalle opposizioni che di fatto bloccheranno l'approvazione

Un assessore provinciale trentino, quando il T diede la notizia di un nuovo ufficio di gabinetto per la vicepresidente regionale Giulia Zanotelli composto da tre persone, disse subito così: «La minoranza, se vuole, blocca tutto». Perché? «Perché il regolamento del Consiglio regionale non mette freni all’ostruzionismo e se una norma non è condivisa, salta». E salterà, perché la minoranza ha presentato qualche centinaio di emendamenti all’assestamento della Regione. Pochi, se paragonati alle migliaia che solitamente si presentano sulle manovre economiche proposte dalla giunta provinciale, ma sufficienti se si considera che su ogni emendamento un consigliere ha diritto a 5 minuti di intervento. Basta che parlino gli otto consiglieri dem, i quattro del Team K, poi Filippo Degasperi di Onda, Paola Demagri di Casa Autonomia: siamo già oltre l’ora. Gli emendamenti, quelli caricati fino a ieri sera sul sito del Consiglio regionale, erano circa 300. Giorni e giorni, e notti, in Aula. Impossibile.
No all’Ufficio da vice
Nel mirino delle opposizioni — trentine — l’articolo che riguarda l’inserimento nell’organigramma degli uffici della giunta regionale di un nuovo gabinetto, composto da tre persone, al servizio del vicepresidente sostituto, che dopo il superamento della «staffetta» che vedeva i due governatori alternati nella legislatura tra presidenza e vicepresidenza, ora riveste un ruolo nuovo. Vicepresidente è ora la leghista Giulia Zanotelli. Le opposizioni denunciano «l’ennesimo poltronificio», la creazione di nuovi posti. E i rumors indicano nel nuovo gabinetto Marcello Torregrossa, ex capo di gabinetto di Fugatti in Regione e presidente della Commissione dei Dodici, e Andrea Villotti, ex presidente di Patrimonio del Trentino. Ma la norma sembra abbia irritato anche la maggioranza trentina e altoatesina, e soprattutto i componenti della stessa giunta regionale che erano all’oscuro di tutto. Pd e Onda, su questo punto hanno presentato molti emendamenti.
Quorum, il Pd contrario
Soprattutto il Pd ha invece presentato emendamenti sull’articolo 1, che riguarda la normativa elettorale, sulla parte del quorum previsto per le elezioni comunali quando è presente una sola lista. Ora è obbligatorio arrivare al 50%, mentre la proposta inserita in assestamento abbassa la soglia al 40%. «Secondo noi — afferma il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Andrea de Bertolini — è inopportuno abbassare la soglia del quorum in un momento di bassissima affluenza nelle competizioni elettorali. Ed è un rischio anche l’abbassamento del quorum in ordine a eventuali gruppi di interessi che potrebbero così da soli determinare l’esito del voto».
Onda no al «salva-dirigenti»
Oltre al punto del gabinetto per la vicepresidenza, Filippo Degasperi di Onda punta il dito contro la norma che andrebbe a sostituire l’attuale albo degli idonei alle funzioni dirigenziali. Per il consigliere si tratterebbe di «una sanatoria, tenendosi però la mano libera per mantenere quelli che fanno comodo ed escludere quelli che non piacciono». La creazione di un nuovo elenco sposterebbe gli idonei del precedente albo, e mentre chi è già titolare di un incarico sarà confermato, solo chi nell’arco dei 5 anni sarà chiamato a un incarico dirigenziale avrà la conferma, mentre gli altri saranno cancellati dall’albo. «Un’operazione pensata per far fuori quelli scomodi e sistemare quelli che fanno comodo — ribadisce Degasperi — a prescindere dal merito e dalla selezione. Dov’è l’imparzialità?». Su questo punto Degasperi ha presentato un altro centinaio di emendamenti. E anche questo, come altri, difficilmente passerà.