Il fatto
giovedì 9 Novembre, 2023
di Le.Om.
Due ore d’attesa. Fermi immobili sul bus mattutino all’imbocco a monte della Galleria della Val di Ledro. Sembrava che tutto potesse andare per il meglio e che almeno per gli studenti il lungo percorso per raggiungere l’Alto Garda potesse essere evitato. Nel pomeriggio di mercoledì infatti la Provincia aveva diramato una nota nella quale assicurava in partenza per la mattina successiva, alcune corse scolastiche speciali autorizzate a passare nella Galleria Dom nonostante il crollo interno dei gironi scorsi: «Per quanto riguarda i trasporti pubblici, a seguito di una decisione assunta oggi (mercoledì ndr), da domani, giovedì 9 novembre (oggi) – si leggeva nella nota -, a sabato 11 novembre, vengono istituite corse speciali per permettere agli studenti della Val di Ledro di raggiungere Riva del Garda.
Tre le corse di prima mattina. La prima alle ore 06.12 da Pieve di Bono, passando prima da Tiarno di Sopra, Pieve di Ledro e Molina di Ledro. La seconda alle 6.36 con partenza da Tiarno quindi Concei, Pieve di Ledro e Molina di Ledro e infine una terza alle 6.50 da Tiarno di Sopra poi Pieve di Ledro e Molina di Ledro. Tutte sarebbero dovute arrivare all’imbocco della galleria alle 7.20 ove avrebbero dovuto trovare gli uomini della sicurezza pronti ad aprire temporaneamente il varco e consentire l’arrivo a Riva del Garda alle 7.38, così da garantire il rispetto delle coincidenze e l’ingresso in orario alle prima ora per le lezioni mattutine.
Quello che hanno trovato è stato però uno stop deciso. Il personale presente in galleria non era ancora in possesso di opportuna documentazione che consentisse, o meglio autorizzasse con carta firmata la possibilità di consentire l’accesso veicolare per le corse speciali negli orari prestabiliti dalle corse organizzate dalla Provincia. Motori spenti e attesa. I minuti si sono fatti quarti d’ora, poi mezz’ore e infine ore.
Nel frattempo molti studenti si sono attivati autonomamente e sono scesi dai mezzi chiamando a rapporto i loro genitori che si sono dovuti mobilitare in fretta e furia per riuscire a portare i propri figli ai plessi scolastici attraverso il lungo giro alternativo.
Disagi, ritardi, arrabbiature, spaesamento. Quella che doveva esser un primo segnale di ritorno alla normalità ha fatto piombare i residenti della Val di Ledro nella rassegnata concezione di vivere un territorio lontano dalle cure provinciali, non solo geograficamente