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giovedì 2 Novembre, 2023

Gaza, evacuati i primi 4 italiani dal valico di Rafah. Tajani: «Stanno bene, oggi altri due»

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Intanto l'Onu ha condannato l'attacco sul campo di Jabalia: «Un'atrocità»

Diverse centinaia di cittadini stranieri e persone gravemente ferite hanno potuto lasciare la Striscia di Gaza per andare in Egitto attraverso il valico di Rafah. Tra questi anche quattro italiani «stanchi, ma in buone condizioni» come comunicato dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. I quatto italiani sono volontari di ong internazionali, uno dei quali con moglie palestinese, che nelle scorse settimane erano già stati localizzati presso la base Unrwa a Rafah. Tajani ha assicurato che si continuerà a lavorare «per gli altri italiani e congiunti che sono ancora nella Striscia e che oggi altri due italiani potranno uscire dalla Striscia di Gaza».
Secondo le prime informazioni da parte dei funzionari egiziani e palestinesi, sono stati almeno 320 i titolari di passaporto straniero ad avere utilizzato il valico di Rafah per andare in Egitto. Un totale di circa 500 cittadini stranieri e con doppia cittadinanza sono stati autorizzati a lasciare l’area, e il resto dovrebbe partire nei prossimi giorni. L’uscita dei primi palestinesi con doppio passaporto e degli stranieri da Gaza è un «importante primo passo in un processo che ci aspettiamo continui nei prossimi giorni», ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing a bordo dell’Air Force One che stava portando il presidente Joe Biden a Minneapolis. «Sappiamo che ci sono state molte migliaia di vittime» tra i civili a Gaza, ha detto Kirby, aggiungendo che «il numero giusto è zero», perché la morte di ciascun civile è «una tragedia». E ha aggiunto che l’ipotesi di un insediamento «permanente» dei palestinesi di Gaza fuori dalla Striscia «non è una politica americana» e non ha «l’endorsement» degli Stati Uniti.
La situazione a Gaza, per diverse ore nuovamente senza comunicazioni o rete internet, resta particolarmente difficile e la tensione è continuata a salire, in particolare dopo un nuovo raid israeliano sul campo profughi di Jabalia, vicino a Gaza City. Secondo Hamas, nel raid ci sono stati diversi morti e feriti. Tra le vittime, sempre secondo Hamas, ci sarebbero anche sette ostaggi, di cui tre stranieri. Hamas, in riferimento agli ostaggi, ha affermato che tra le condizioni per il rilascio e lo scambio di prigionieri è assolutamente necessario il cessate il fuoco. L’Onu ha condannato l’attacco sul campo di Jabalia, definendolo «l’ultima atrocità accaduta al popolo di Gaza». Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto «sconvolto per l’escalation di violenza a Gaza».
Gli attacchi da parte delle forze di Difesa israeliane, secondo il ministero della Sanità di Gaza, hanno portato ad un bilancio provvisorio di 8.796 morti. L’esercito israeliano ha riferito poi di 16 suoi soldati morti in combattimento a Gaza, e ha reso noto di aver fatto importanti progressi nelle operazioni di terra e nell’individuazione dei tunnel utilizzati da Hamas, oltre ad aver colpito cellule terroristiche che avevano sferrato attacchi dal Libano.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha parlato di «perdite dolorose», facendo le condoglianze alle famiglie dei soldati morti, ma ha ribadito la volontà di andare avanti «fino alla vittoria» in una guerra che sarà «lunga e difficile».
Mentre la Giordania ha richiamato il suo ambasciatore in Israele per protestare contro il conflitto su Gaza, il leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Khamenei, ha affermato che «vanno fermati immediatamente i bombardamenti israeliani su Gaza». «I governi musulmani devono insistere sulla cessazione immediata dei crimini a Gaza» e «bloccare l’esportazione di petrolio e cibo al regime sionista», ha detto secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Irna.