il caso

giovedì 16 Gennaio, 2025

Giallo sulla morte di Pedrotti, i Ris a Civezzano: martedì i carabinieri di Parma per ore in casa

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Il cinquantenne era stato trovato in condizioni disperate in fondo alle scale il 15 dicembre. La procura ipotizza l'omicidio: si cerca l'arma

Sono rimasti ore, martedì, i carabinieri del Ris di Parma, a passare al setaccio la casa di Barbaniga di Civezzano in cui un mese fa ieri – era il 15 dicembre scorso – è stato trovato in condizioni disperate, ferito, in preda a una forte emorragia, Alessio Pedrotti. Il cinquantenne di Trento, padre di famiglia ed ex macchinista al teatro Santa Chiara, era poi deceduto all’ospedale di Trento, a distanza di cinque giorni. Cosa gli sia accaduto in quell’abitazione a due piani dopo essere rientrato a casa da una serata con gli amici, il 13 dicembre, come si sia procurato quelle tre ferite all’avambraccio sinistro, una delle quali così profonda da recidergli un’arteria e da provocargli una forte emorragia, rimane un mistero. Quello che la Procura – che già a dicembre aveva aperto un’inchiesta per omicidio colposo (è la prassi) – è intenzionata a sciogliere.
Foto e reperti
Le risposte potrebbero arrivare ora dai militari del Reparto Investigazione Scientifiche che l’altro giorno hanno effettuato una scrupolosa ricognizione dei luoghi, con una serie di fotografie a documentarli, usando tutta la strumentazione a disposizione per arrivare anche a quanto non visibile ad occhio nudo. Tutto per scovare eventuali tracce, elementi, ma soprattutto oggetti compatibili con le ferite riscontrate sull’artigiano anche durante l’autopsia effettuata la vigilia di Natale. Per riuscire insomma a dare un senso a una morte che a distanza di un mese rimane un autentico giallo.
I militari arrivati da Parma non avrebbero riscontrato alterazioni o tracce anomale, di ulteriori presenze, lì, in fondo alle scale, dove l’artigiano è stato trovato e dove potrebbe essere rimasto per almeno un giorno prima di essere soccorso. A quanto trapela, gli specialisti del Ris due giorni fa avrebbero anche prelevato dall’abitazione sotto sequestro alcuni reperti. Tra cui dei coltelli da lavare, trovati in cucina. Nella lavastoviglie. Tutto materiale che verrà analizzato nei laboratori di Parma, per accertare se possano esserci tracce di sangue non visibili ad occhio nudo, che possano fornire spiegazioni, risposte certe. Quelle che, a questo punto, solo la scienza potrà fornire.
L’ipotesi dell’incidente
Gli inquirenti protendono per un maledetto incidente domestico – la porta di casa era chiusa a chiave da dentro – ma appunto ad oggi non c’è spiegazione plausibile, ricostruzione ragionevole suffragata da prove, da specifici elementi. Da potenziali armi, oggetti contundenti, capaci di cagionare quei tre tagli. Stando a quanto emerso nel corso dell’autopsia potrebbe essere stato un coltello da cucina a provocare quelle ferite all’altezza dell’avambraccio. Ma nel corso del sopralluogo effettuato sulle prime dai carabinieri del nucleo investigativo di Trento non era stato scovato alcun oggetto d’interesse. Di qui la necessità di indagare ancora, di scavare, per spiegare con cosa Pedrotti, «Pedro» per gli amici, possa essersi ferito in modo così grave e atipico in fondo alle scale di casa, dove è stato soccorso il pomeriggio di domenica 15 dicembre dal figlio più grande, e con lui la mamma, che si erano presentati da lui perché preoccupati per il suo prolungato silenzio. Donna, questa, che, nel frattempo, anche in rappresentanza dei figli, ha nominato l’avvocato Andrea de Bertolini per rimanere aggiornata sulle indagini in corso. Per dare un senso a tanto dolore. «Vogliamo risposte sulla morte di Pedro» le parole dell’amico fraterno.