sanità
mercoledì 13 Novembre, 2024
di Davide Orsato
Una nuova gatta da pelare in vista per la ginecologia e (soprattutto) l’ostetricia trentina. Tra circa un mese, il già risicato organico, vedrà venire meno una dirigente medica, che ha annunciato che lascerà il Trentino per lavorare in Friuli. Si tratta di una dipendente di lunga esperienza che segue il percorso nascita, cioè l’assistenza alle future mamme nei consultori, in diverse località di valle. Le stesse servite dagli ospedali di Cles e di Cavalese, in cui operano anche medici a gettone (e, da poco, una cooperativa con sede a Bologna). I percorsi nascita, fiori all’occhiello della ginecologia trentina sono realtà pensate per essere diffuse sul territorio: il rischio è che questa assenza, ora, ricada sul Santa Chiara di Trento. La notizia arriva il giorno in cui è stata pubblicata la risposta all’interrogazione sullo «stato di salute» delle due unità operative, quella di Trento e quella di Rovereto, depositata nelle scorse settimane dalla consigliera del Pd, Francesca Parolari. Nell’interrogazione si toccavano diversi temi, a cominciare dal concorso per il dirigente (a cui si è presentato solamente l’attuale primario a scavalco di entrambe le unità operative, Fabrizio Taddei). Parolari chiedeva come mai non fossero state richieste esplicitamente competenze chirurgiche. Nella risposta, firmata dall’assessore alla salute Mario Tonina, si sottolinea come «il bando abbia chiesto requisiti specifici di alto profilo in ostetricia», precisando che il peso (42 posti letto) è ben maggiore rispetto alla ginecologia (18 letti). Nella risposta si afferma anche che c’è un solo medico a occuparsi delle operazioni, uno specialista «subentrato a luglio 2021 che ha potuto accrescere velocemente le sue competenze e risulta autonomo per ogni attività diagnostica e terapeutica in tale ambito». La questione è strettamente legata a quella delle liste d’attesa. La risposta di Tonina conferma i numeri che erano circolati: «L’attività di chirurgia ginecologica presso l’ospedale di Rovereto conta a oggi una lista di attesa di 356 pazienti, di cui 19 in priorità A, 118 in priorità B, 185 in priorità C e 33 in priorità D». E Trento? Non ci sono numeri di quanti aspettano ma si fa sapere che «Nel 2023 gli interventi elettivi (cioè programmati e non urgenti, ndr) di chirurgia oncologica presso l’ospedale Santa Chiara di Trento sono stati 498 di cui 124 con una diagnosi oncologica. Inoltre, 62 pazienti sono stati operati con il robot Da Vinci . Nell’anno in corso (cioè il 2024, ndr) sono già stati svolti 400 interventi». Insomma, nessun rallentamento nell’arco dei 12 mesi. Ma perché nessun dato per quanto riguarda il rispetto delle urgenze, ovvero i codici Rao? «È un mistero — avverte Parolari — che si spiegherebbe solo se si dà peso a una voce di corridoio che circola tra gli addetti ai lavori. Cioè che i codici Rao non sarebbero assegnati, come a Rovereto e in tutti gli ospedali, dal medico che richiede l’intervento ma dall’ospedale stesso, al momento della presa in carico. Mi risulta che sarebbe stata effettuata un’esplicita richiesta nel corso di una riunione. Presenterò una nuova interrogazione per fare luce su questo dato mancante». La risposta all’interrogazione si conclude con la conferma dell’assunzione di due medici a settembre, tra cui uno specializzando. Un terzo medico, ha già richiesto il trasferimento, che «è stato congelato in attesa di adeguamento dell’organico».