Bambini
mercoledì 1 Febbraio, 2023
di Carlo Martinelli
La storia editoriale del marchio Corraini dura da oltre quarant’anni, in quel di Mantova. Un vero e proprio monumento dell’editoria di qualità per i più piccoli, e non solo. Un lavoro è fatto di curiosità e scoperta, abitudine alla leggerezza e al divertimento. Un processo imprevedibile e ininterrotto. Non solo casa editrice, ma anche galleria d’arte e spazio di sperimentazione e ricerca: un’officina editoriale aperta ad artisti, illustratori e designer italiani e stranieri, dove realizzare libri e progetti d’arte e design. Tra le numerosissime collaborazioni spicca quella con Bruno Munari, poliedrico artista che ha lavorato stabilmente con Corraini per molti anni, trasmettendo l’idea di un laboratorio sempre aperto alla creatività e alla fantasia. Nel catalogo nomi del calibro di Enzo Mari, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Michelangelo Pistoletto, Taro Gomi, e molti altri.
Un lavoro che sforna in questi giorni un’altra novità: Siamo tutt* pari — sottotitolo: Sì, no, forse… giochiamoci su! —, un gioco in scatola con testi in italiano e inglese, adatto a partire dai 3 anni, 28 euro. Un gioco per allenarsi a riconoscere tanto le cose che abbiamo in comune quanto le particolarità individuali – come suggerisce l’asterisco presente nel titolo – e innescare pensieri, dibattiti e confronti sui temi attualissimi dell’inclusività e della parità. Luca Boscardin, grafico, illustratore e toy designer, ha progettato un «Memory» diverso dal solito: 54 carte illustrate, dedicate alle parti del corpo umano, per imparare a conoscersi attraverso somiglianze e differenze. Come funziona? In questo gioco non bisogna cercare coppie di immagini identiche, come in un «Memory» tradizionale, ma abbinare due immagini pari, equivalenti, ovvero due carte che rappresentano la stessa parte di due corpi diversi: due mani, due narici, due ginocchia e così via. Per rendere il tutto ancora più interessante, alcune carte hanno più di un abbinamento possibile.
Sempre Corraini ha in catalogo un titolo che ha a che fare, eccome, con il mondo dei ragazzi, ma che per struttura e testo si rivolge ad un pubblico di adulti, meglio se curiosi. Si tratta de La collezione Adler di libri sovietici per bambini, un testo di squisita fattura grafica, che nasconde una storia tutta particolare. Per anni, infatti, una valigia malconcia di pelle marrone rimane chiusa in soffitta. Dentro, come in tutte le belle storie che si rispettino, c’è un tesoro: 257 libri sovietici per bambini, di cui 170 in russo, 84 in ucraino e 3 in yiddish, quasi tutti pubblicati fra il 1930 e il 1933. Una collezione straordinaria che si deve a due giovani architetti, Hans Edward Adler e Hedwig Feldmann, che nei primi anni Trenta lavorarono – per un breve, ma fondamentale periodo – in Unione Sovietica. Dalla casa di famiglia a Colonia, i libri arriveranno in Inghilterra (dove la coppia si trasferisce, in fuga dalla Germania nazista) e saranno riscoperti nel 1986, quando la figlia Susan libera l’appartamento dei genitori. La collezione Adler, che Susan McQuail (nata Adler) ha donato nel 2020 alla Biblioteca Braidense di Milano, è testimonianza di un periodo unico nella storia del Novecento: ogni volume (352 pagine, 48 euro) ci svela un aspetto dell’Urss dopo la Rivoluzione d’ottobre e ci parla del ruolo cruciale della letteratura per l’infanzia nella cultura sovietica. Tra le «storie d’avanguardia» pensate per formare i nuovi cittadini, la collezione comprende edizioni rare di maestri come Vladimir Lebedev, Vera Ermolaeva e Aleksandr Dejneka, oltre a un prezioso gruppo di libri ucraini, fino ad oggi terra incognita anche per i ricercatori più devoti.