La ricorrenza
martedì 20 Giugno, 2023
di Donatello Baldo
«Si torna indietro». Le realtà del Terzo settore che si occupano di migranti assistono all’ennesimo cambio di marcia. L’ultimo, quello imposto dalla legge 50 del 2023: «Ecco — afferma il coordinatore del Centro Astalli Stefano Canestrini — magari evitiamo di chiamarlo decreto Cutro». La dedica alla memoria di uno dei più tragici naufragi nel Mediterraneo della norma del governo Meloni che taglia i servizi ai richiedenti asilo è vissuto infatti come un «insulto» da chi di essi si occupa quotidianamente sui territori. «Legge 50/23 — ribadisce Canestrini — che ci riporta ai decreti sicurezza di Salvini».
Nel 2018 addio modello Trentino
Fino alla scorsa legislatura l’accoglienza trentina si «sposava» con il territorio, con le sue valli e i suoi piccoli comuni. «Era la declinazione dell’ex Spar (ora Sai, ndr) che a livello nazionale è gestito direttamente dalle amministrazioni comunali», spiega Canestrini. «Qui il rapporto con il Commissariato del Governo era tenuto direttamente dalla Provincia, a cui arrivavano anche le risorse. E la Provincia, capofila, era riuscita a coinvolgere il territorio».
Nel 2019 cambia tutto. «Cambia il concetto stesso di integrazione sociale, viene meno l’obiettivo dell’inclusione, si interrompe quel lavoro di tessitura con le comunità, con le imprese sui territori». La Lega, con Maurizio Fugatti, annuncia in campagna elettorale che con loro al governo del Trentino l’accoglienza diffusa sarà affossata. Fugatti vince: «E mantiene la promessa. Tutti i richiedenti asilo a Trento e a Rovereto, nelle due città più grandi. Alterando così il rapporto tra popolazione residente e richiedenti asilo», perché la percentuale di migranti sbarcati in Sicilia e inviati in Trentino è calcolata sulla popolazione dell’intera provincia: «La fine dell’accoglienza diffusa — spiega Canestrini — ha prodotto a cascata una concentrazione di persone in pochi luoghi (la Fersina a Trento, l’ex polveriera a Marco di Rovereto, ndr) ma anche una ricaduta negativa sui sistemi sanitari ed educativi delle due città».
Stop ai servizi, anche psicologici
La «svolta» di Fugatti è rafforzata qualche mese dopo da Salvini e dai suoi decreti «Sicurezza». Questa la tesi: al richiedente asilo non si dà alcun servizio perché non si sa se la sua domanda sarà poi accolta. «E si toglie l’integrazione lavorativa, l’orientamento al territorio per imparare come muoversi tra sanità e istruzione, si cancella l’insegnamento della lingua italiana e il sostengo psicologico». Quando, per legge, un richiedente asilo può addirittura lavorare. Ma senza strumenti a questo punto. «Quel tempo di attesa del responso sul proprio status di rifugiato può durare anche 18 mesi — spiega il coordinatore di Astalli — mesi buttati via, che potrebbero essere sfruttati per creare nei richiedenti asilo i presupposti per una futura integrazione nel momento in cui diventano a tutti gli effetti dei nuovi trentini». Il decreto Salvini andava poi a ridurre le risorse inviate al Trentino sulla gestione dei richiedenti asilo, che non possono più invocare la protezione umanitaria.
2022, vince il centrodestra.
Nel 2020 c’è la parentesi del decreto Lamorgese, che riattiva tutti i servizi e introduce al posto della protezione umanitaria quella speciale. Nel 2022 vince il centrodestra, si insedia il governo Meloni. Arriva il decreto presentato all’indomani della tragedia di Cutro dello scorso febbraio (94 i morti accertati). Il decreto è convertito in legge: «La protezione speciale è abolita, rimane solo quella sussidiaria e lo status di rifugiato. E nuovamente toglie l’assistenza psicologica, i corsi di lingua italiana, l’orientamento al lavoro e al territorio. In più — spiega Canestrini — abolito anche l’orientamento legale», quello che accompagna il richiedente asilo nel percorso del riconoscimento dei suoi diritti per l’ottenimento di protezione.
Aumenta l’irregolarità
«Così si produce un numero enorme di irregolari. Perché i rimpatri sono insignificanti. Andrebbe invece cambiata la logica che si segue fin dalla Bossi-Fini, puntando alle vie di ingresso sicure in Italia. Così invece il problema viene lasciato sul tavolo, e ancora una volta non si risolve». Stefano Canestrini spiega che «per una comunità è importantissimo che questa persone diventino regolari». E aggiunge: «In quest’ottica anche l’accompagnamento legale è importantissimo, perché una persona inserita e regolare è un bene maggiore per la comunità. E agevolando la regolarizzazione non si aiuta solo il migrante ma tutta la comunità trentina».
Aumentano anche gli sbarchi
Ad oggi agli arrivi sono 53mila. «Vedremo cosa succede in estate — osserva il coordinatore di Astalli — ma faccio notare che siamo a metà dell’anno con quasi la metà degli arrivi del 2017, quando in totale furono 180 mila le persone sbarcate sulle coste italiane». Il trend è questo, senza contare gli arrivi degli «invisibili» sulle rotte balcaniche, obbligati a vivere sotto i ponti anche a Trento. «Oggi, con i servizi di accoglienza drasticamente ridotti, con la depauperazione dei contatti sui territori, il sistema trentino non è più in grado di far fronte a questo fenomeno. Che non può essere ignorato, deve invece essere messo al centro di ogni ragionamento sul futuro del Trentino».
Giornata mondiale del Rifugiato
Stefano Canestrini ricorda che oggi è la Giornata mondiale del Rifugiato. «C’è un’assuefazione al tema. Del naufragio di Cutro, o di quello dei giorni scorsi nel Mar Egeo, se n’è parlato poco. Pochissimo. Nessun dibattito, come se a tutto questo ci fossimo abituati. Ma parlare di immigrati — conclude — significa parlare di comunità. Della nostra comunità».
l'incontro formativo
di Redazione
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