Il dramma
domenica 12 Novembre, 2023
di Denise Rocca
Non si sono voluti arrendere davanti a quelle definizioni che non trovavano colpevoli o cause, se non una tragica fatalità, nella morte della loro figlia i genitori di Chiara Santoli, giovane veterinaria di soli 25 anni morta schiacciata da una mucca che stava visitando in una stalla nel veronese.
E oggi, ad un anno dalla tragedia ci sono due iscritti nel registro degli indagati grazie alla tenacia di Giuseppe Santoli e al lavoro dell’avvocata Paola Depretto che assiste la famiglia. «A poche ore dalla morte di Chiara – racconta il padre Giuseppe Santoli – è stato come ricevere un pugno in faccia sentire la Procura parlare di tragica fatalità ed escludere dei reati. Come poteva essere possibile in così poco tempo aver escluso ogni responsabilità? Per me è anche inspiegabile che sia passato un anno intero nel quale siamo rimasti nel limbo e abbiamo dovuto sollecitare noi degli approfondimenti: per un padre, una madre, una sorella ogni ora è un tempo lunghissimo. Ora finalmente iniziano le indagini».
Oggi ci sono due indagati per la morte di sua figlia, come si è arrivati fino qui?
«Siamo riusciti, con il supporto della nostra avvocata Paola Depretto e di due consulenti di parte, l’ingegnere Enrico Manfrini e il professore Sirio Cividino dell’Università di Padova, a dimostrare che non è stato un caso accidentale o imprevedibile. Abbiamo ottenuto la possibilità di fare delle indagini di parte e fatto un sopralluogo sul posto, uno studio sulla dinamica sulla base delle dichiarazioni rese dai testimoni ed è venuto fuori che non c’erano misure di sicurezza adatte, o preventive, anche di tipo strutturale».
Cosa avete riscontrato nello specifico?
«Per esempio che i box non hanno vie di fuga, mia figlia era intrappolata. Inoltre, le vacche potevano essere tenute ferme con delle catture, e invece nessuno degli animali era legato. E questo è l’aspetto che riguarda la sicurezza e la prevenzione».
Quali altri argomenti riportano le relazioni che avete presentato alla procura?
Il nostro consulente ha stilato una relazione su un secondo aspetto, quello dell’”imprevedibilità” proponendo una relazione documentale di tipo scientifico che dice esattamente il contrario sul comportamento dei bovini rispetto alle conclusioni dello Spisal sull’impossibilità di prevedere quello che è successo».
Cosa significa per lei e la sua famiglia aver avviato questo percorso?
«Sono convinto che le persone indagate, oggi accusate di omicidio colposo, sicuramente non volevano la morte di mia figlia, di questo sono certo. Però ci sono stati credo degli errori: la lettura dei documenti mi ha portato a dire che qualcosa non torna. Desideriamo che sia fatta un’indagine accurata e le conclusioni documentate. Vogliamo solo sapere come sono andate le cose, per una questione di verità e perché io personalmente vorrei che la situazione di lavoro nelle stalle fosse rivista con interventi strutturali e sulle modalità di lavoro. Perché non succeda ad altri. Non siamo animati da sentimenti di vendetta o rivalsa, è una questione di verità. Mia figlia è morta sul lavoro, un lavoro che amava, era il suo sogno di bambina, lei viveva per gli animali ai quali ha dedicato tutta la sua breve vita personale e professionale. Per un sogno non si può morire».
Chiara ha lasciato un segno in chi l’ha conosciuta, molte sono state le iniziative per ricordarla.
«Sì, l’università di Padova ha istituito una borsa di studio da 10 mila euro per laureati in medicina veterinaria dedicata a lei. Con il Rotary ad aprile, per la giornata della sicurezza faremo un’iniziativa per una ricerca sulle stalle del Trentino e come famiglia metteremo un premio di mille euro rivolto a questo obiettivo. Nel giorno dell’anniversario della morte di Chiara sono stati premiati dei lavori sul tema della sicurezza. Noi famigliari stiamo pensando ad un percorso per ricordarla, ma è ancora troppo presto».
incidente sul lavoro
di Redazione
L'episodio si è verificato in una ditta di arredamento a Cirè di Pergine. Due dipendenti stavano sistemando dei pannelli in legno con l'aiuto di un macchinario. Le due lastre sono poi cadute accidentalmente addosso ai due uomini, di cui uno in rianimazione, l'altro ferito in maniera non grave