Il personaggio
venerdì 14 Giugno, 2024
di Adele Oriana Orlando
Da medico primario e professore a volontario in presenza e in telemedicina, ora anche sindaco della sua Gardone Val Trompia. Il luogo dove è nato, ha vissuto, si è innamorato, ha creato una famiglia e che ora dirigerà anche come amministratore. È questo solo l’ultimo traguardo raggiunto da Giuliano Brunori, direttore dell’area di nefrologia e dialisi – multizonale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari trentina, oltre che professore per la struttura semplice coordinamento centri dialisi di Arco, Borgo Valsugana, Cavalese, Cles, Rovereto, Tione e Trento. Non solo, Brunori è un medico che solitamente utilizza le sue ferie per andare a donare ore di intervento in diverse zone dell’Africa. Ora, dopo una breve pausa e in vista del futuro pensionamento per raggiunti limiti di età, ha ripreso anche l’attività politica interrotta per la professione. Durante le elezioni amministrative dell’8 e del 9 giugno, Brunori ha conquistato gli elettori di Gardone Val Trompia, raccogliendo, con la sua squadra, 2900 voti, superando di 304 preferenze l’avversario. Si può dire che questa è la terza vita per il professor Brunori. E sono tre vite colme di progetti, emozioni e di quella continua voglia di dare un senso a ogni attimo della sua vita.
Dottor Brunori, lei ha vissuto questi anni diviso tra la sua Gardone Val Trompia e Trento, dove è arrivato in un momento cruciale della sua carriera, dopo gli studi e le prime esperienze.
«Sono arrivato sedici anni fa. Dopo aver studiato medicina all’università di Brescia, che dipendeva dalla facoltà di Milano, nel 1981 mi sono laureato e nel 1986 ho fatto la specializzazione all’università di Torino. Nel frattempo ho anche fatto il servizio militare a Merano e poi a Brescia. Oggi, infatti, sono iscritto nella sezione alpini di Trento. Dal 1983 al 2008 ho lavorato agli Spedali Civili di Brescia; dal 1989 al 1990 sono stato all’università di Los Angeles, con un comando degli Spedali Civili, per sviluppare tutte le competenze diagnostiche nei pazienti con malattie renali. Poi, nel 2008 ho vinto un concorso a Trento dove lavoro da allora e rimarrò per i prossimi dodici mesi, quando andrò in pensione per raggiunti limiti di età. Sono a Trento durante la settimana, mentre il weekend lo trascorro tra i miei compaesani. Tranne mio figlio Francesco che ha studiato Sociologia qui e si è stabilito a Calliano con la moglie e i loro due bambini, ho tutta la mia famiglia a Gardone Val Trompia. Mia madre Laura, che oggi ha 95 anni, mia moglie Mariella e mia figlia Maria Cristina, che è coordinatrice del centro trapianti di midollo nel bresciano, oltre che mamma di un bambino e una bambina. Maria Cristina è anche stata impegnata in Consiglio comunale negli ultimi dieci anni. Poi, a gennaio, ha deciso di sostenere me».
Quando è iniziato l’interesse per la vita politica?
«La vita politica è iniziata lunedì alle 17, quando sono stato proclamato ufficialmente sindaco del comune di Gardone Val Trompia. L’interesse per la politica, invece, è iniziato molto tempo fa. All’età di 19 anni sono diventato consigliere comunale e capogruppo della Democrazia Cristiana, sono stato rappresentante in comunità montana dal 1975 al 2009. Poi ho smesso negli anni in cui ho lavorato a Trento. L’occhio e l’attenzione alla politica nazionale, l’ho sempre avuto, ma ho dedicato le mie energie al mio lavoro. Qualche mese fa, dopo aver realizzato che mi trovavo vicino al pensionamento e complici alcuni aspetti, mi sono avvicinato nuovamente alla politica. Il primo aspetto che mi ha portato di nuovo nell’ambiente, è quello che gli americani chiamano una “exit strategy” e che per me era quello di soddisfare quella necessità di continuare a occuparmi degli altri; poi diversi amici mi hanno chiesto di mettermi in gioco e così, a gennaio, ho iniziato la campagna elettorale».
Cos’ha provato quando lunedì ha scoperto di aver vinto le elezioni?
«Mi sono emozionato molto, ho pianto, è stato il coronamento di un sogno. Gardone Val Trompia è un Comune di circa 12mila abitanti ed è sede di diverse scuole superiori della valle, dell’ospedale, del Comando dei carabinieri, della Tenenza della Finanza. Ha un importante tessuto economico e sociale da mantenere al meglio».
Oggi possiamo dire che che il reparto di dialisi sarà diretto e gestito da due sindaci, perché il coordinatore del Centro dialisi di Cles è Antonio Maini, sindaco di Caldes.
«Esattamente. Io e Antonio in questi anni abbiamo sempre avuto grandi scambi e riflessioni interessanti su quello che stava succedendo nel paese. Come professionisti della salute della comunità abbiamo lavorato insieme per comprendere quali fossero le priorità. Anche Antonio mi ha aiutato a compiere questa scelta (quella della candidatura a sindaco ndr). Alcune similitudini tra noi, ci hanno permesso di essere da sempre in sintonia. E quindi sì, ci sarà il primario da una parte e ci sarà il coordinatore infermieristico – caposala dall’altra che poi sono anche sindaci».
Continuerà con la sua opera di volontariato e la telemedicina?
«Certamente. Negli ultimi quindici giorni abbiamo gestito in telemedicina un uomo adulto con malaria e un altro, in questi giorni, con disidratazione. Ormai questo è un canale aperto e rimarrà tale».
Con quale certezza lascerà il Trentino?
«Lascerò con la certezza che il gruppo di collaboratori con cui ho lavorato in questi anni sapranno garantire un’assistenza ai più alti livelli della sanità italiana, visto che siamo un centro di riferimento a livello nazionale. Lascio una squadra che saprà dare delle risposte alla popolazione, quasi come se io ci fossi ancora io, perché quello che abbiamo acquisito in questi anni, non lo perderanno».
Cosa si augura invece nella sua nuova vita da sindaco?
«Mi auguro di riuscire a rispondere ai bisogni della popolazione. Come amministrazione, con la mia squadra mi auguro che ci sia la capacità di avere quella visione che permette di programmare un percorso lungimirante».