Il caso

lunedì 3 Aprile, 2023

Giulio Regeni, nuova udienza a Roma del processo. Sit-in davanti al tribunale, Elly Schlein: «Il processo deve andare avanti»

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Anche la segretaria del PD ha preso parte, assieme alla famiglia di Regeni, al presidio in piazzale Clodio a Roma davanti al tribunale dove si sta tenendo una nuova udienza del gup sul caso del ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016

La segretaria del Pd Elly Schlein è presente stamani al sit-in che si tiene in piazzale Clodio in occasione dell’udienza gup in tribunale sul caso Regeni a Roma.
Schlein ha abbracciato i genitori del ricercatore ucciso nel 2016 in Egitto e ricevuto da alcuni attivisti dei tulipani gialli. Durante la manifestazione è stato esposto uno striscione giallo per chiedere giustizia per la vittima.
«Siamo qui per dare un segnale di vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni, e alle tante persone che in questi anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia – ha detto Elly Schelin – Crediamo fortemente che questo processo debba andare avanti, debba essere fatto e siamo qui con questa speranza».
«Siamo presenti alla faccia degli assenti, perché chi uccide sia processato in Italia e non resti impunito», ha detto Alessandra Ballerini, legale dei genitori del ricercatore friulano.
Presente al sit-in anche Giuseppe Giulietti, dell’associazione Articolo 21 che si batte per la libertà di stampa, ed ex presidente dell’Fnsi che ha voluto riportare l’attenzione anche sul caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La giornalista e il suo cameraman uccisi in Somalia a Mogadiscio nel 1994.
«L’oblio è il peggiore degli assassini – ha detto Giuseppe Giulietti – Noi torneremo a fare la scorta mediatica anche per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, assassinati 30 anni fa in Somalia».
«Nuovi documenti comprovano i depistaggi di Gladio – prosegue – e torneremo a consegnarli in procura chiedendo che si riaccendano i riflettori sul caso e ci facciano sapere cosa vogliono fare. Cosi come non archiviamo il caso Regeni non intendiamo archiviare questo altro caso a distanza di 30 anni».