Regione
domenica 18 Febbraio, 2024
di Donatello Baldo
Alessandro Urzì, coordinatore di Fratelli d’Italia, sa bene che è tutto complicato, che la trattativa per la giunta regionale non sarà una passeggiata. E si muove con circospezione, con le orecchie dritte per captare ogni movimento in questa o in quella direzione: «Di come fare per trovare una soluzione ne parleremo ad ogni livello con gli alleati. Siamo attenti a quello che si dice, ascoltiamo le diverse espressioni». Chi dice che senza la componente femminile non si vota nessun esecutivo (l’Svp), chi dice che non potrà mai essere aumentato il numero degli assessori (ancora la Svp). E ascolta anche chi dice che «non si gioca con le figurine», Mirko Bisesti, che ieri su questo giornale ha messo le cose in chiaro: «Non è che per far posto a un nome di Fratelli d’Italia il nostro Roberto Paccher deve lasciare il posto di presidente del Consiglio regionale per lasciarlo a Carlo Daldoss, così da far entrare una donna in giunta». Urzì ripete che «ne parlerà con la coalizione», che «una soluzione verrà trovata». Chiede però di «fare presto»: «C’è l’urgenza di dare un governo alla Regione».
I paletti di Urzì
Dice poco di più, però mette anche lui i paletti: «Aperti a una trattativa? Non sulle poltrone, non ne abbiamo mai fatto una questione di posti. Non diamo nulla di scontato, ma a noi interessa essere incisivi e portare anche a livello regionale i nostri valori e le nostre competenze». Come, se non si può cambiare né il numero né l’obbligo della donna in squadra? E come se la donna — dicono a Bolzano — la devono mettere i trentini?
Insomma, c’è ancora il patto su Daldoss assessore? Il nome era stato fatto dallo stesso Fugatti, ma se il patto non fosse onorato? «Non se n’è più parlato, ma Fratelli d’Italia — eccolo il suo paletto ben conficcato nel dibattito sulla trattativa per formare la giunta regionale — deve essere rappresentata in giunta». Niente scambio con Paccher, dunque. Serve comunque una donna. Chi? Potrebbe essere Francesca Gerosa? «Lei è già vicepresidente della Provincia di Trento». E allora l’eletta tra le fila di Fratelli a Bolzano, Anna Scarafoni? «No al totonomi, non ha senso. E in ogni caso — ricorda Urzì — la nostra rappresentanza in giunta dev’essere trentina».
Gli scenari, crisi compresa
Kompatscher non cede, non vuole fare passi indietro sulla parità di genere, anche per dimostrare che qualche principio liberale lo difende ancora, anche dentro una maggioranza di destra-destra. Lo stallo sulla giunta regionale potrebbe andare per le lunghe. Rimane in carica la giunta uscente, ma si aprirebbe un problema politico serio, perché la Regione perderebbe ancor più il suo valore. Cosa che non tange i sudtirolesi ma importa molto da Salorno in giù. Soluzioni semplici non ce ne sono. Ma se alla fine Carlo Daldoss dovesse rinunciare al posto pattuito, si apreirebbe una crisi non da poco sul versante trentino del centrodestra. I tre eletti di Fratelli d’Italia potrebbero far notare che i numeri in maggioranza li hanno loro. La loro appartenenza a Fratelli d’Italia potrebbe addirittura essere messa in dubbio e a quel punto potrebbero chiedere la testa della vicepresidente. Chiedendo poi di far entrare Daldoss in giunta provinciale, dove una donna c’è già, e la questione di genere non si pone. La gestione della trattativa per la definizione dell’esecutivo provinciale dovrà gestirla, con Urzì, il nuovo presidente di Fratelli d’Italia del Trentino eletto ieri, Alessandro Iurlaro (vedi a pagina 16). Dovrà far valere le ragioni del suo partito, senza dimenticare che a Fugatti interessa però governare, e ad assicurargli i numeri sono i tre consiglieri eletti. Quelli che ieri, al congresso del partito, sono arrivati assieme e se ne sono andati assieme. Ormai, un partito a sé.
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