L'intervista
lunedì 6 Febbraio, 2023
di Davide Sgrò
Lo scorso 23 gennaio lo storico titolare della «Pasticceria Silvano», riconosciuto dai lavisani come «il Pastina», Silvano Andreolli ha compiuto 86 anni, un traguardo importante che ci ha voluto raccontare così: «Quello che conta è lo spirito, ho sempre vissuto sereno e contento, nonostante tutto. Non ho mai portato rancore nei confronti di nessuno anche se in passato è capitato di essere stato trattato male. Mia madre diceva sempre “mejo così” di fronte alle avversità, lei ha vissuto fino a 98 anni quindi forse il segreto è questo: bisogna avere il carattere e la forza di lasciarsi le cose alle spalle».
Una vita fatta di umiltà, sacrifici, passione e tanto amore: quella di Silvano è una famiglia che è un esempio per tutti, una famiglia che negli anni si è guadagnata l’affetto dell’intera comunità.
Silvano, classe 1937, ha iniziato la sua carriera lavorativa in un panificio di Lavis a 13 anni: per due anni ha consegnato il pane caldo nelle botteghe del paese, fino a quando Carlo Varner, proprietario di una pasticceria, non lo ha notato ed ha chiesto al proprietario del panificio di poterlo assumere: «Non è un mestiere che ho cercato io, avevo 15 anni, era il 1952, ed è stato così che ho avuto il mio primo approccio con il mondo della pasticceria».
Fino al ’58 ha lavorato con Varner, poi l’obbligo della leva militare lo ha portato lontano, e questo ha fatto sì che Silvano venisse rimpiazzato da un altro giovane: quando è tornato non c’era più posto per lui. Ha poi trovato lavoro a Trento, ma accettare il posto avrebbe significato il licenziamento del figlio del titolare in suo favore: «Non me la sono sentita di accettare, e così ho trovato lavoro a Riva del Garda, dove ho dovuto sopportare molto: mi dissero che sarei durato una settimana e invece mi fermai un anno».
Poi l’occasione di una vita: la possibilità di acquistare un piccolo locale a Lavis. È stato così che il 19 gennaio 1961, a soli 24 anni, Silvano ha aperto la sua pasticceria, oggi bottega storica nel cuore del paese di Lavis: «Sono contento così, anche ora che gestisce la bottega mio figlio mi piace venire e dare una mano come posso. Rispetto a quando ho iniziato io, il modo di fare pasticceria è cambiato completamente» spiega Silvano, che è stato formato secondo i principi della pasticceria classica di fine Ottocento. «Ora sono cambiate le tecnologie, i sistemi, i gusti delle persone e bisogna evolversi nella tecnica e soprattutto nella ricercatezza del dolce, elaborando ricette sempre nuove».
«Nel 1990 ho deciso di proseguire l’attività di famiglia», spiega Luca, figlio di Silvano, arrivato a 33 anni di carriera. «Mio padre mi ha insegnato le basi, tutto quello che ho imparato all’inizio lo devo a lui. Ad un certo punto, però, non bastavano più le conoscenze di base, dovevamo evolverci. Così ho iniziato a fare tirocini, corsi, a studiare: ho girato moltissimo e ancora oggi, quando posso, cerco di farlo. La pasticceria è in grande evoluzione e non possiamo permetterci di restare indietro con i tempi».
«La famiglia è stata un supporto fondamentale, il nostro è un lavoro di sacrificio e quando ho iniziato sapevo che sarebbe stato così: oggi passo 68 ore a settimana qui, mia moglie Angela si sveglia alle 4:30 tutte le mattine per darmi una mano. Mio padre è sempre stato un grande artigiano, ma non ha mai avuto il desiderio di espandersi: aveva la sua bottega ed era contento così. Forse l’avere questo poco spirito imprenditoriale lo ha penalizzato negli anni ’80, quando iniziava ad esserci un po’ di concorrenza sul territorio e nelle persone c’era grande curiosità e ricerca del nuovo. Il fatto di aver creduto nell’attività, facendo sacrifici in ricerca e studi, nel creare nuovi dolci, con il tempo ha dato i suoi frutti: ci siamo evoluti e continuiamo a rinnovarci anche oggi attraverso i social, che ci hanno consentito una maggiore visibilità. La nostra è una realtà piccola e sono contento del mio lavoro, i clienti mi gratificano. Oggi ho 51 anni e il mio sogno è quello di insegnare, di tramandare la passione per questa professione, una cosa che va molto al di là della sola ricetta. Mi piacerebbe davvero tanto e non escludo che in futuro possa accadere, ma per il momento non mi sento di chiudere l’attività per andare ad insegnare: è una scelta molto difficile. Spesso però collaboro come consulente esterno con l’Istituto Alberghiero di Levico, l’essere considerato dalla scuola per me è una grande fortuna: mi vengono mandati dei tirocinanti a cui cerco di trasmettere la mia passione ma a loro non chiedo la velocità come nei programmi televisivi, chiedo un prodotto buono, che possa essere esposto al banco».
«Il segreto per andare avanti è l’onestà – ha concluso Luca – ciò che importa è trasmettere al cliente la passione per i prodotti offerti. Quando il cliente capisce che ciò che mangia è frutto di passione e sacrificio inizia ad apprezzarti di più: capisce che non basta mescolare quattro ingredienti e metterli in forno. C’è un artigianato dietro ed è questo che paga: se lo fai con il cuore, senza banalizzare».
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