Economia
mercoledì 30 Ottobre, 2024
di Simone Casciano
Il fenomeno migratorio è stabile e migranti e residenti in Trentino nati all’estero sono un valore aggiunto per il territorio e la sua economia. È questo il quadro che emerge della situazione migratoria, e della popolazione di origine estera, in Trentino. I dati arrivano dal più recente «Dossier statistico immigrazione», presentato ieri a Trento (vedi pagina a fianco), i cui numeri sono stati incrociati con quelli delle tabelle Ispat (Istituto provinciale di statistica) e con quelli del «Rapporto sull’economia dell’immigrazione 2024» realizzato dalla Fondazione Moressa.
Numeri che confermano come i nuovi arrivi siano ormai stabili negli anni, che le persone di origine straniera sono ormai una parte integrante e produttiva del sistema economico e infine che la ricchezza da loro prodotta più che compensa la spesa in accoglienza e quella in welfare, sanità, e istruzione a loro destinata in generale. In Trentino infatti il contributo al Pil da parte della popolazione di origine estera è pari a 2,8 miliardi di euro, in crescita dai 2,5 miliardi dell’anno precedente. Inoltre il saldo tra entrate e uscite a livello italiano, tra contributo all’economia e spese sociali, è in attivo per oltre 3 miliardi di euro. Si tratta di una costante guardando al saldo anche degli anni precedenti.
Nel 2023 i nuovi permessi rilasciati in Trentino sono stati 3.276, in calo rispetto ai 5.432 dell’anno precedente. Allargando lo sguardo al decennio passato si nota come, fatta eccezione per il 2022, i numeri suoi permessi siano abbastanza stabili con qualche fluttuazione, naturale per il fenomeno migratorio che non è possibile governare alla partenza, con buona pace di chi ancora oggi promette di farlo. In particolare il 2022 presenta un dato singolare perché legato alla guerra in Ucraina e quindi ai tanti ucraini, soprattutto donne, anziani e bambini, scappati dalla guerra e che hanno trovato rifugio in Europa. In particolare il 27,5% dei permessi rilasciati è legata a richiesta di asilo, il 15,4% per motivi di lavoro, mentre il 40% per ricongiungimenti familiari. Dati che raccontano anche la difficoltà a portare qui i lavoratori di cui le aziende hanno bisogno. Insomma di fronte a numeri pressoché simili l’unica differenza sostanziale negli ultimi 7 anni è stato il taglio dei posti nel sistema di accoglienza trentino, passato da circa 1.500 a poco più di 700 posti, generando centinaia di persone migranti, che attendono risposta alla loro richiesta di asilo, costrette in strada, senza un tetto e abbandonate alla marginalità. Non solo un diritto negato, ma anche un danno al Trentino come raccontano i dati.
Da migranti a residenti di origine estera. In Trentino i dati consolidati del 2022 dicono che sono 45.620 i residenti stranieri, mentre sono circa 30mila i soggiornanti non comunitari, di questi solo il 6,2% sono richiedenti asilo, il resto è rappresentato da titolari di protezione internazionale (24,4%), lavoratori (21,1%) e famigliari (38,4%). Tra i residenti nati all’estero il 51% è donna e i paesi di maggiore provenienza sono Romania, Albania, Marocco, Ucraina e Pakistan. Proprio queste ultime due sono le nazioni cresciute maggiormente negli ultimi anni.
Significativo, infine, il contributo che sia i residenti nati all’estero, sia i migranti portano al tessuto economico trentino, per non parlare di quello nazionale. Il reddito totale dichiarato dai nati all’estero in Trentino nel 2022 è stato di 1,017 miliardi, per un reddito medio di 15.550 euro e un’Irpef totale versata pari a 126 milioni. Il contributo al Pil del Trentino è pari a 2,8 miliardi di euro, con un’incidenza che supera l’11%. I residenti stranieri titolari di un’impresa sono 2.749 concentrati per la maggior parte nei settori delle costruzioni (29%), commercio (18,5%) e alloggio e ristorazione (14,5%). Gli occupati di origine straniera in Trentino sono poi circa 24mila. Se i dati trentini raccontano che l’immigrazione genera, ricchezza i dati nazionali non fanno che confermarlo. Il dossier del Centro studi Idos infatti calcola il saldo tra le entrate generate dalla popolazione di origine straniera e le uscite legate ai costi di spesa sociale: accoglienza, istruzione, sanità. Un saldo che per l’anno passato è in attivo e non di poco: 3,2 miliardi. Insomma non solo l’immigrazione non è affatto un costo, è un valore aggiunto all’economia locale e nazionale. Dati da tenere a mente guardando al futuro.
Le proiezioni della Fondazione Moressa infatti quantificano in 24.100 persone migranti il fabbisogno di lavoratori di cui il Trentino Alto Adige avrà bisogno da qui al 2028 nel settore privato, escludendo la pubblica amministrazione. Fondamentale quindi rafforzare i sistemi di reclutamento e di accoglienza e integrazione delle persone, richiedenti asilo, che autonomamente arrivano sul territorio. Innanzitutto perché è un loro diritto, ma anche per il bene del territorio.