Le storie

mercoledì 3 Maggio, 2023

Gli Ochner a Pergine. Storia di due secoli di commercio

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In tempi in cui i centri storici si desertificano, le serrande si abbassano e crescono i fatturati del commercio intangibile, quello fatto di clic e di transazioni online, la bottega di famiglia non si ferma. Sette generazioni tra tessuti, stoffe, doti, abbigliamento

Commercianti da più di due secoli. O, se preferite, da sette generazioni. Gli Ochner (cognome tedesco, del Württenberg, prima in val dei Mòcheni e poi a Pergine dal XVI secolo, come testimonia l’albero genealogico gelosamente custodito in negozio) hanno il commercio nel sangue e i tessuti sugli scaffali. A pensarci bene, forse qualche fibra e qualche stoffa potrebbe scorrere anche nelle loro vene… La scritta «Ochner 1820» campeggia – e non può passare inosservata – sul lato sud-ovest di Piazza Municipio, quasi di fronte al palazzo comunale di Pergine. Luigi, il titolare, si muove con disinvoltura all’interno del negozio e accoglie i clienti con professionalità e affetto. È questo il segreto di tanta longevità aziendale? Facile immaginarlo, in tempi in cui i centri storici si desertificano, le serrande si abbassano e crescono i fatturati del commercio intangibile, quello fatto di clic e di transazioni online. Qui no. Ci si guarda negli occhi, si viene consigliati. Ci si confronta. Poi Luigi accarezza con cura l’antico banco di legno del 1870, con i suoi cassetti ricchi di storia.
Signor Ochner, ci racconta in breve la storia del vostro negozio?
«In origine era qui a fianco, nei locali vicini. Dal 1820. O giù di lì. La data è approssimativa ma non di molto: anno più, anno meno, consultando i documenti antichi. Cominciò Domenico Ochner. Era un negozio stile “far west” in origine. Vendeva alimentari e tessuti, un po’ tutto l’occorrente. Si forniva il materiale al Froner, che realizzava i materassi. Ed eravamo fornitori dei Kromeri, i venditori ambulanti che giravano l’Europa, fino a Leopoli. Negli anni Trenta del Novecento si specializzò anche in tessuti e lane per materassi, e fornivamo le doti per le spose. Il nostro commercio, sotto l’Impero austrungarico, andava naturalmente verso l’Austria, le balle di lana che i miei nonni lavoravano arrivavano da Venezia. Mia nonna, che era del 1909, faceva le fiere e stava in negozio già alle 5 di mattina per servire i contadini che poco dopo andavano nei campi. Abbiamo passato due guerre mondiali, furti e saccheggi, ma siamo sempre rimasti in piedi».
E lei quando iniziò a dare una mano?
«Sono del 1955 e a metà anni sessanta, a 10-12anni, iniziai a dare una mano a mio papà Giuseppe, che aveva ereditato l’attività da nonno Luigi, che a sua volta era figlio di un altro Giuseppe. Dal 1977 gestisco io il negozio».
La dinastia continua?
«Certo. L’anno scorso abbiamo rilevato anche il negozio Comunello a Borgo, in corso Ausugum. Abbigliamento da cerimonia e moda. Lo gestisce uno dei miei due figli. E l’altro lavora qui».
Pergine ha 22mila abitanti ma Trento è vicina e il commercio online incalza. Come si sta in piedi?
«Direi con il servizio, i prezzi, la qualità. La clientela è fedele. Siamo un po’ psicologi. Cerchiamo di consigliare. Abbiamo clienti da Rovereto, dalla Val di Cembra, ma anche dalle Valli di Non e Fiemme… Abbiamo marchi noti e prodotti di nicchia. Una ditta marchigiana che fa scarpe molto richieste. Abbiamo anche il sito, però. Ma la clientela giovane non ci manca. Dopo il Covid – sembrerà strano – abbiamo notato una voglia crescente di negozio fisico, qui da noi. Mio padre diceva che il commercio può ammalarsi ma non muore mai».
Dalle vetrine del vostro negozio come vedete il centro storico di Pergine? Vivo? Lei è anche stato a lungo presidente dei commercianti perginesi, ovvero del Copi…
«Negli anni Novanta e Duemila forse c’erano più impiegati che giravano in centro. Le grosse superfici hanno fatto concorrenza, ma vedo che le iniziative organizzate in centro attirano. Se ne potrebbero fare di più. Ricordo con nostalgia le ”Serate da favola…” in piccolo una sorta di “Notte di fiaba” come si fa a Riva del Garda. Lo facevamo per 4 venerdì estivi. Bisognerebbe riprovare, con i negozi aperti. Prima di Natale, Gnomoland e il mercatino, anche se piccolo, fungono da grande attrattore. Sono stato tra i promotori del richiamo alle miniere per connotare le nostre feste».
Pergine che città è?
«Si vive bene e c’è tutto. Il clima è temperato, abbiamo a un passo le montagne e i laghi. In 5 minuti sei in spiaggia e in 20 a 2mila metri. Abbiamo un ospedale, un bel centro storico pianeggiante, notai, farmacie, tutti i servizi».