Il caso

sabato 10 Giugno, 2023

Gli studenti del da Vinci si prendono l’ultimo giorno di scuola. Cronaca della festa e del confronto con la dirigente

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Non è bastato il tentativo di mettere tutte le classi in dad. Centinaia di studenti e studentesse sono entrati nel cortile del liceo. I giovani: «La scuola è la nostra casa». La dirigente: «Decisione difficile, ma ho difeso il buon nome dell'istituto»

Alla fine, gli studenti del liceo da Vinci di Trento hanno avuto la loro festa per l’ultimo giorno di scuola. Una festa pacifica, gioiosa fatta di abbracci e musica. Una festa forse anche un po’ più bella perché voluta, perché ottenuta attraverso l’impegno in prima persona di ognuno delle centinaia di studenti e studentesse arrivati ieri mattina nel cortile della scuola. Non è bastata infatti la mail con cui la dirigente, Tiziana Rossi, aveva annunciato giovedì che l’ultimo giorno di scuola si sarebbe tenuto in didattica a distanza a tenerli lontani dal loro liceo. Dopo un tam-tam durato per tutta la giornata di giovedì su una chat in cui hanno partecipato più di novecento studenti e anche alcuni professori, i giovani hanno deciso di presentarsi lo stesso davanti ai cancelli del da Vinci. Gli studenti e le studentesse sono prima entrati nel cortile interno, poi una piccola parte di loro è entrata nel liceo occupandolo simbolicamente, ma solo per un momento. Il resto della mattinata i giovani lo hanno passato nel cortile, a festeggiare certo, ma anche a riflettere su quello che era successo. Su una decisione unilaterale che li aveva lasciati stupiti, delusi e arrabbiati, ma a cui hanno deciso di rispondere provando a riflettere offrendo soluzione. Così davanti al portone di ingresso del liceo è stata montata una cassa collegata ad un microfono e vari studenti sono intervenuti. Nel frattempo, la dirigente rimaneva nell’atrio interno, circondata da bidelli e professori. Alcuni dei docenti in realtà si trovavano a loro volta in cortile e hanno passato la mattinata a parlare e salutare i loro studenti.

Le parole degli studenti
Due i temi che sono emersi maggiormente parlando con gli studenti: da una parte la delusione e il tradimento provato per la mail della dirigente, dall’altra parte la voglia e la necessità di un confronto con le istituzioni scolastiche. «È stato uno schiaffo in faccia – dice Federico Binetti – Ci siamo sentiti presi in giro. Giovedì è stata fatta un’assemblea concerto poi è arrivata questa mail che ci metteva in dad. Ce lo avesse detto prima avremmo avuto l’occasione di salutarci». Se il problema era la festa di un anno fa gli studenti chiariscono che anche loro non volevano rivedere scene simili e che non c’è stato alcun confronto sul tema a scuola. «Non è stato fatto un percorso magari per responsabilizzare gli studenti se c’era questa preoccupazione – dice Mattia Bridi – Aggiungo che un anno fa nessuno aveva pianificato quello che poi è successo. Venivamo da due anni di pandemia e di poca socialità e forse anche quello ha influito. Ci tengo a dire che quella volta noi studenti del da Vinci rimanemmo a pulire la strada dopo la festa e anche oggi intendiamo fare la stessa cosa. Il tentativo della giornata di oggi è stato quello di costruire un momento di dialogo tra di noi e con la preside e direi che ce l’abbiamo fatta». «Io capisco le preoccupazioni della dirigente – spiega Giorgia Poretti – Io sono per il rispetto di tutti. Ma non si può negare un diritto senza nemmeno parlare con noi». Dialogo appunto, quello che finora è mancato. «Questo agire nell’ombra è stato scorretto. Credo che con noi studenti ci si possa confrontare, si poteva lavorare insieme per un evento in sicurezza. Si poteva per esempio utilizzare il cortile interno per evitare i problemi sulla via. Ma è proprio mancato il dialogo – dice Annafiore Faggioni – La scuola è il nostro centro di vita dirci che non possiamo avere questo momento è come privarci della nostra casa». «Oggi è stata la dimostrazione che ci sono tanti studenti che vogliono e chiedono di essere trattati seriamente. Abbiamo visto tanti studenti e studentesse che hanno ascoltato chi parlava, che si confrontavano. Vorremmo lo stesso dialogo con le istituzioni, penso che ci siano le carte in regola per avere un confronto del genere con noi e invece ci hanno un po’ trattati come bambini».

La versione della dirigente
«Ho agito per difendere il buon nome della scuola», dice Tiziana Rossi intercettata nell’atrio del da Vinci mentre fa la spola tra i portoni e il cortile per controllare che la festa che aveva cercato di evitare scorri liscia e senza problemi. La dirigente si è poi presentata davanti agli studenti spiegando anche a loro al microfono la sua decisione. «I fatti di un anno fa sono stati gravi. Quest’anno ci sono stati mesi di consultazioni con i rappresentanti d’istituto, poi giovedì mi è arrivata notizia che venerdì sarebbero confluiti qui gli studenti di altri istituti. Quindi a tutela del buon nome del da Vinci e dell’incolumità nostra e di chi vive qui ho preso questa decisione». Una scelta che non ha preso a cuor leggero. «Mi rendo conto che non risolve e non consente di aprire un dialogo. Però apriamo un ponte di discussione».

Per il confronto ci sarà tempo, poco a poco venerdì mattina gli studenti e le studentesse del da Vinci sono usciti dal cortile. Fuori, sulla via, l’arrivo di giovani di altri istituti ha acceso la festa. Rumorosa certo, ma ben lontana da quella di un anno fa. Un gruppo di ragazzi e ragazze si è trattenuto nel cortile. Mentre i loro amici saltavano al ritmo della musica loro, come promesso, si sono messi a sistemare.