i numeri
mercoledì 28 Febbraio, 2024
Grandi carnivori in Trentino: stimati 98 orsi (con 13 cuccioli) e 200 lupi (in 30 branchi)
di Simone Casciano
I dati, forniti dalla Provincia, sono stati presentati nel corso della conferenza di informazione sui grandi carnivori richiesta dalle minoranza in Consiglio provinciale

Sono quasi cento gli orsi presenti in Trentino alla fine del 2023, 98 per essere precisi, mentre le cucciolate ad ottobre 2023 sono stimate in 13. Circa 200 invece i lupi suddivisi in 30 branchi. I dati, forniti dalla Provincia, sono stati presentati nel corso della conferenza di informazione sui grandi carnivori richiesta dalle minoranza in Consiglio provinciale. Si tratta di un dato certo che era fondamentale ottenere per indirizzare le future politiche di gestione di entrambe le specie in Trentino. In un anno caratterizzato dalla forte attenzione sul tema orso, infatti, erano comparsi vari numeri, più o meno allarmisti, che arrivavano ad ipotizzare una presenza ben più importante di plantigradi. Ora, grazie all’impegno del servizio faunistico della provincia, della Fondazione Mach, del Muse e del ricercatore Luca Pedrotti del Parco dello Stelvio si è arrivati ad una stima il più possibile precisa. «Avevamo promesso che saremmo arrivati con un dato certo – ha detto l’assessore provinciale Roberto Failoni – Ed ora lo abbiamo, grazie al lavoro di tanti professionisti che si sono impegnati per questo risultato». «Fondamentale ottenere i dati, ma anche conoscere le pratiche adottate in Trentino e il altri territori per avere un confronto laico e attento sul tema» ha aggiunto il capogruppo del Pd in Consiglio Alessio Manica.
Attenzione alla forbice
La popolazione di orsi stimata è quindi di 98 esemplari (la stima del 2021 era di 85); quella del lupo è stabile e si attesta sui 200 individui stimati, che formano 30 branchi. La popolazione dei plantigradi è in crescita di circa il 10%, mentre quella dei lupi è stabile. Le femmine di orso rimangono perlopiù stanziali nella parte ovest del Trentino, mentre 53 maschi si sono dispersi nei territori limitrofi. A commentare i dati è stato Alessandro Brugnoli, dirigente del servizio faunistico della Provincia. Il dirigente ha spiegato che il campionamento, basato sulle catture genetiche, si è basato sul modello Cmr che sta per «capture, mark, recapture» ossia «cattura, marcatura e di nuovo cattura». Un metodo utilizzato in biologia per stimare la popolazione di una specie quando è impossibile contare ogni singolo individuo. Brugnoli ha specificato che i 98 esemplari stimati sono quelli con più di un anno di vita, a cui poi vanno aggiunte 13 cucciolate. Ma, ha ricordato il dirigente, il rilevamento di un selvatico non può essere preciso. Ragione per cui va considerata una «forbice» statistica che nel caso degli orsi trentini per il 2023 va da 86 a 120 esemplari. Sul lupo la stima invece è di 30 branchi per circa 200 esemplari.
Otto attacchi in dieci anni
Sempre per il servizio faunistico, settore grandi carnivori, ha preso la parola anche Claudio Groff che si è concentrato sugli esemplari pericolosi e sui conflitti tra orsi e uomo. «Viviamo in un ambiente antropizzato – ha sottolineato Groff – I conflitti possono essere limitati, ma non azzerati». Parlando di esemplari problematici e pericolosi Groff ha riferito che dal 2014 fino ad oggi, in Trentino, sono stati registrati otto attacchi da parte di orsi nei confronti degli esseri umani, di cui uno è stato fatale. In sedici occasioni si sono verificati presunti attacchi, ma senza causare ferite. Complessivamente, sono stati rimossi otto orsi (tre maschi e cinque femmine), di cui quattro individui considerati molto confidenti e quattro identificati come aggressivi a seguito di attacchi che hanno causato ferite alle persone o, nel caso di Andrea Papi, 26 anni, alla morte.
In cinque casi gli orsi sono stati catturati in natura, mentre in due sono stati abbattuti. Un esemplare è deceduto durante il tentativo di cattura. Per quanto riguarda la prevenzione, sono state adottate varie misure per scoraggiare l’avvicinamento degli orsi confidenti, tra cui la riduzione delle fonti di attrazione nelle aree urbane e nelle zone ad alta frequentazione umana.
Lo scorso anno, la Provincia ha richiesto ai gestori dei rifiuti di sviluppare un piano per sostituire i cassonetti con contenitori anti-orso nelle aree interessate, che dovrà essere presentato entro l’estate. Altre azioni preventive includono l’impiego di cani anti-orso e il ricorso a sparare pallini di gomma, anche se, secondo Groff, questa pratica ha un basso tasso di successo. Groff ha concluso ricordando come lo spray anti orso possa essere un valido strumento da mettere a disposizione.
Ispra fa il punto su M90
Nel suo intervento Piero Genovesi ha specificato il ruolo dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale e si è poi concentrato sul recente caso di M90, l’orso protagonista di un incontro ravvicinato a Mezzana a gennaio e poi abbattuto dalla Provincia lo scorso 6 febbraio. Genovesi ha spiegato i vari comportamenti che hanno portato a identificare l’esemplare come «ad alto rischio» e per cui poteva essere prevista la rimozione. Genovesi ha concluso ricordando lo studio demografico condotto da Ispra sulla popolazione ursina del Trentino e su quei famosi otto orsi che sarebbe possibile rimuovere. «È un numero che è stato interpretato, in più occasioni, in maniera tecnicamente non corretta. Noi intendevamo una soglia teorica e massima da valutare con estrema attenzione, valutando che servisse poi un importante monitoraggio per comprendere l’effetto delle rimozioni».
Animali fragili
La ragione di questa cautela si evince dalla relazione presentata da Giulia Bombieri, zoologa del Muse. Sia per l’orso che per il lupo in Trentino si tratta ancora di popolazioni fragili. Per quel che riguarda gli orsi due sono i rischi. Il primo è che mentre le femmine sono stanziali e non si muovono dal Trentino occidentale, ben 53 maschi si sono dispersi fuori dal territorio provinciale. Il 47% di questi, un dato statisticamente normale, è morto o è disperso, mentre il 20% è tornato. In generale l’uomo rappresenta il 60% della mortalità degli orsi. Ma il problema principale di questa popolazione è il suo isolamento geografico che implica un aumento continuo della consanguineità, un impoverimento genetico che potrà avere ripercussioni sul futuro della specie, ragione per cui non può essere considerata fuori pericolo. I lupi sono cresciuti fino ai 30 branchi del 2023, ma anche loro affrontano due rischi. La mortalità legata all’uomo è pari all’85% e poi c’è il problema dell’ibridazione con i cani.
825 capi di bestiame morti
Massimo Gentili, direttore della federazione provinciale degli allevatori, ha portato i dati del suo mondo. Nel 2022 sono stati 825 i capi di bestiame morti a seguito di predazioni. Sono circa 600 le malghe su cui viene esercitata una custodia continua ma, sottolineando le particolarità dell’allevamento in alpeggio, ha spiegato l’impossibilità di prevedere ovunque recinti e ricoveri notturni.