l'esperto
mercoledì 21 Febbraio, 2024
di Massimo Furlani
Il lupo non è pericoloso per l’uomo. Non ha dubbi a riguardo lo zoologo e docente universitario Luigi Boitani, che per anni ha studiato atteggiamenti e caratteristiche degli animali selvatici presenti in Italia. Una risposta chiara ai timori che sono emersi nelle ultime ore dopo quanto accaduto a Bressanone, dove il 73enne Albert Stocker è morto dopo essere stato trovato in gravi condizioni a causa di alcuni morsi di animale.
Che in regione comunque il numero di esemplari stia crescendo notevolmente, dopo che il lupo era scomparso dalle Alpi nel 1900, è un dato certo. Secondo quanto evidenziato dal Rapporto grandi carnivori 2022 redatto dalla Provincia di Trento, l’aumento è stato costante soprattutto negli ultimi anni. Dall’unico gruppo noto presente in Lessinia nel 2013, si è passati prima ai 17 branchi in circolazione nel 2020 e poi ai 29 rilevati nel 2022, ciascuno composto da un numero che varia dai 3 agli 11 esemplari. Si tratta inoltre di gruppi diffusi un po’ ovunque in Trentino, dall’alta val di Fassa fino al territorio di Lomaso, passando anche per la val di Sole e l’altopiano di Pinè. Con questo aumento inevitabilmente è salito anche il numero di attacchi dei lupi negli allevamenti, come sottolinea invece uno studio coordinato dal Muse. Sempre nel lasso di tempo 2013-2022, sono 576 le predazioni su animali domestici, per un totale di 2256 capi di bestiame uccisi, feriti o dispersi. Nella maggior parte di questi casi (l’81%) gli allevatori, anche a causa dell’improvvisa apparizione di diversi branchi, si sarebbero fatti trovare impreparati o comunque sprovvisti di sistemi di prevenzione adeguati per proteggere gli animali. Tutti dati che, secondo Boitani, non devono allarmare o far preoccupare più di tanto i trentini, perché i lupi non sono una minaccia alla sicurezza dell’uomo, non almeno quanto altri carnivori presenti sul territorio.
Professor Boitani, come si spiega la crescita del numero di branchi in Trentino?
«Tutte le popolazioni animali crescono se ci sono spazio e fonti di cibo. È un fatto naturale, che non riguarda solo i lupi del Trentino ma tutte le specie in tutte le zone del mondo: se ci sono le condizioni, la popolazione aumenta, in caso contrario diminuisce».
Che tipo di animali sono i lupi?
«I lupi sono anzitutto animali sociali, vivono in gruppi che non si muovono più di tanto dal loro territorio perché lo difendono dagli altri branchi. Gli esemplari giovani quando superano i due anni si spostano poi verso altre aree, dove si stabiliscono a loro volta».
E per quanto riguarda le loro abitudini di caccia?
«Parliamo di un animale simile per caratteristiche a un grosso cane, molto adattabile a diverse condizioni e flessibile, che tende a predare su specie di grandi dimensioni a loro volta presenti in Trentino come cervi, caprioli e cinghiali. Ma all’occorrenza i lupi possono cibarsi anche di animali più piccoli, come i topi, perché da un certo punto di vista possiamo dire che sono predatori opportunisti, che attaccano le prede facili: se capita di dover scegliere andranno sulle specie più indifese».
Questa flessibilità lo può rendere pericoloso per l’uomo?
«Assolutamente no. Negli ultimi trent’anni non c’è stato un singolo caso di persona ammazzata da un lupo, sono più per dire quelle aggredite o uccise dai cani, ma non mi sembra di aver mai visto le stesse preoccupazioni sul tema. Non rappresenta una minaccia, come detto il lupo sceglie le prede facili e l’uomo non lo è».
Quindi la morte di Albert Stocker non è riconducibile all’attacco di un branco?
«A riguardo non posso ancora esprimermi perché è una vicenda che è in fase di studio. In ogni caso, prima di inventarsi cose, costruire racconti e fare allarmismi, conviene lasciar fare le analisi a chi di dovere, poi in caso si discute dell’episodio e si pensa a come intervenire».
In relazione all’orso un lupo è meno pericoloso?
«Senza dubbio, potenzialmente il lupo è molto meno pericoloso di un altro grande carnivoro presente in Trentino come l’orso, certo non per questo bisogna essere incoscienti quando se ne incontrano».
Ci sono particolari accorgimenti da seguire per evitare che branchi si avvicinino a centri abitati?
«Gli accorgimenti alla fine sono gli stessi da seguire con gli orsi e altri carnivori, cioè non lasciare rifiuti o resti di cibo in giro per le strade e vicino ai boschi. Ripeto comunque, la vicinanza di un branco a un centro abitato non è pericolosa anche se certo è meglio non attirarli, e sicuramente non avvicinarsi a loro per farsi selfie o seguirli sugli sci come è accaduto di recente in alcuni casi».
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