La storia

domenica 23 Febbraio, 2025

Graziano Bortolotti, l’ex poliziotto che oggi firma thriller: «Scrivere? Una terapia per la mia vita»

di

Ex atleta delle Fiamme Oro, ora è scrittore: «Ero un bambino timido, lo sport mi ha insegnato tutto, dandomi uno stile di vita che dà gioia»

Graziano Bortolotti è un uomo abituato a mettersi alla prova. Ex atleta di sci di fondo del gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato, ha vissuto la disciplina dello sport e l’impegno del servizio a Moena con la stessa determinazione. Classe 1962, vive in Val di Fiemme, ma è cresciuto a Moena, a stretto contatto con le piste di sci nordico del Passo San Pellegrino. Un amore nato in età adolescenziale che non lo ha più lasciato. «Da piccolo ero un bambino timido, lo sport mi ha insegnato tutto: la grinta, l’organizzazione, la corretta alimentazione. Lo sport per me è uno stile di vita che tutt’oggi mi dà benessere e gioia».
Nei primi anni 2000 la vita lo mette di fronte a delle scelte; in un momento personale difficile scopre nella scrittura un rifugio e una terapia. Per lui, scrivere diviene un modo per isolarsi dai pensieri e trasformare le difficoltà in qualcosa di tangibile. Con la mentalità di uno sportivo, consapevole che per ottenere risultati serve una base solida, sceglie anche di affinare il proprio talento frequentando una scuola di scrittura creativa a Bolzano. Così, nel 2005, pubblica il suo primo libro, «La guerra non è mai finita», inaugurando un percorso che lo ha portato a scrivere altre cinque opere. Nonostante la sua natura gentile e riservata, sorprendentemente i suoi libri sono thriller che indagano le più oscure ombre della natura umana. Terrorismo, omicidi, violenza sono tematiche ricorrenti nei suoi romanzi. Ma la sua non è una scrittura gratuita, piuttosto è guidata da un interesse autentico per l’animo umano e le sue ombre; Graziano spesso prende spunto da notizie reali sia del passato che attuali per guardare in faccia la realtà e riflettere su quel che accade nel mondo. Come in «Le anime vendute», libro a lui molto caro, in cui tratta il tema del mercato clandestino di organi. «Mi aveva molto colpito la notizia di una suora che si batteva per contrastare la tratta di umani, e sono grato di aver dato voce a questo tema. Le mie riflessioni fluiscono attraverso i personaggi che», sorride, «a volte è come se facessero quello che vogliono».
Ai suoi protagonisti a volte Graziano si affeziona pure. È il caso di Dalia Lentini e Nicholas Ferrigno, una coppia di giornalisti che «nasce» assieme a «Le anime vendute» per tornare a indagare due anni dopo in «La Caccia», un thriller scritto negli anni del Covid su segreti di laboratorio e guerre tra potenze economiche.
La sua ultima opera si intitola «Il Ragno», una autopubblicazione di settembre 2024. Se la trama del romanzo è inventata, non lo sono invece le personalità, le emozioni e le storie di vita che vi si intrecciano, ispirate ad amici e professionisti che l’autore conosce personalmente. Qui un tema fortemente presente è la disabilità fisica declinata sia su figure positive che negative. «Questo libro e i suoi personaggi mi hanno guidato in riflessioni sull’amore e il suo potere trasformativo. Forse sono banalità, ma ho veramente capito quanto l’amore sia essenziale per l’uomo e come plasmi la vita di ognuno, influenzando scelte, destini e persino il modo di affrontare il dolore».
A volte, con grande umiltà, Graziano Bortolotti si sorprende nel sentirsi davvero uno scrittore. Pur restando sempre con i piedi per terra, non può fare a meno di provare una sottile soddisfazione quando rilegge i suoi libri dopo qualche tempo. Quelle parole, quei personaggi, quelle storie intense e avvincenti lo colpiscono come se non fossero uscite dalla sua stessa penna. È in quei momenti che si rende conto del lavoro fatto, della crescita e della passione che ha messo in ogni pagina. E, con lo stesso entusiasmo che lo ha sempre guidato nello sport, sa che il suo viaggio nella scrittura è tutt’altro che finito.