l'operazione
giovedì 7 Novembre, 2024
di Davide Orsato
Tutto è nato grazie all’occhio allenato di un agente fuori servizio. Che, come ogni genitore era andato in un negozio per vedere se per trovare qualche idea per un costume «horror» per i propri figli, a ridosso di Halloween. Capendo ben presto che tanta merce in quel negozio non rispettava le regole basilari della sicurezza. È scattata così un’operazione – totalmente «Made in Trentino» — che ha portato al sequestro di una cifra record di prodotti: ben 32.500. Maschere, costumi, giochi, contenitori per i «dolcetti» da chiedere porta a a porta. La scoperta è avvenuta in un negozio, ma gli stessi prodotti sono stati trovati in altre città. In piccoli esercizi «a gestione familiari», intestati in tre casi a cittadini cinesi, ma anche in un centro commerciale. Il tutto a Trento, Pergine Valsugana, Civezzano, Mezzolombardo e Rovereto. Sulla merce sono state riscontrate irregolarità amministrative, quali l’assenza sulla merce del marchio CE o la mancanza di etichette contenenti indicazioni minime previste per garantire agli acquirenti gli standard di sicurezza.
Questione di burocrazia? Tutt’altro. Non si tratta solo di etichette: i prodotti con queste lacune, infatti — spiega la guardia di Finanza di Trento — «possono contenere materiale tossico e non rendono conto delle piccole parti che potrebbero essere ingerite dai bambini». Secondo la normativa, i prodotti e le confezioni commercializzati sul territorio nazionale devono riportare, tra le altre cose, chiaramente visibili e leggibili in lingua italiana, i dati del produttore o di un importatore stabilito nell’Unione europea: non c’era nulla di tutto ciò ma solo qualche scritta colorata.
La merce irregolare è stata sottoposta a sequestro amministrativo ed i responsabili delle attività commerciali coinvolte sono stati segnalati alla Camera di Commercio per l’applicazione di sanzioni amministrative, che possono variare da un minimo di 9.192,00 euro fino ad un massimo di 329.876,00 euro. Un provvedimento che non è solo volto alla sicurezza, ma anche ai diritti dei consumatori: si deve sapere quello che si compra, anche se è a basso prezzo. E anche per garantire la concorrenza. Quella di chi, le regole, le rispetta.