La storia

domenica 9 Febbraio, 2025

I cento anni di Ida Gioppi. «Il mio segreto? L’onestà e un po’ di vino»

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Nata il 7 febbraio 1925 a Seravalle e cresciuta durante le brutalità della Seconda Guerra Mondiale, la lagarina ha attraversato le sfide del destino, gli anni da “zigherana”, da moglie, mamma e nonna

Da pochi giorni il comune di Rovereto conta una centenaria in più. Ida Gioppi, nata il 7 febbraio 1925 a Seravalle, ha spento le sue prime cento candeline circondata dall’affetto dei suoi cari e gli auguri dell’assessora Arianna Miorandi. Cresciuta durante le brutalità della Seconda Guerra Mondiale, ha attraversato le sfide del destino, gli anni da “zigherana”, da moglie, mamma e nonna «amorevole». Una donna «straordinaria», con la propensione a tendere la mano verso il prossimo. Ha dedicato una parte di vita al volontariato agli alloggi protetti Vannetti e condiviso con il gruppo anziani San Rocco il piacere di viaggiare. La sua era una famiglia numerosa: cinque sorelle e due fratelli, Ida è la quinta di otto figli. Gli anni segnati dalla guerra hanno plasmato la sua personalità, rendendola forte. Uno degli aneddoti più nitidi nella sua memoria, è quello in cui, durante la guerra, riuscì a ottenere da un generale tedesco un lasciapassare per sua madre e portare la mucca al pascolo. «Non lasciavano passare mia madre, così andai da un generale SS e gli chiesi, con il coraggio che avevo, di fare un lasciapassare. Alla fine, oltre al permesso, la mamma con la mucca è stata anche scortata da due soldati». Da ragazzina si occupava delle capre e del bue ai Zengi di Seravalle, non ancora diciottenne, inizia a lavorare alla Manifattura Tabacchi, dove alle cinghie sfogliava il tabacco. Ogni giorno, per arrivarci, percorreva lunghe distanze in bicicletta da Seravalle a Borgo Sacco. A 24 anni, il 19 ottobre 1949, si è sposata, dando poi vita a tre figli: Graziano, Fiorenza e Claudio. Ora, oltre ad essere un’amata nonna di sei nipoti, ha raggiunto la quota bis con quattro pronipoti. Nel 1966 un’alluvione ha colpito la sua casa a Navesel, sommergendola d’acqua fino a 70 centimetri. Di questo fatto, ormai scherzando, ricorda: «Mamma arriva l’acquaaa!». La famiglia fu costretta a trasferirsi dal fratello per un anno, fino a quando il Comune non le ha trovato un appartamento popolare alla Busa dei Cavai. Qualche anno più tardi, suo marito muore di infarto, lasciandola sola a 43 anni con tre bambini di 13, 10 e 7 anni. Da quel momento più che mai, dedica anima e corpo alla sua famiglia, affrontando anche le difficoltà economiche. Quando la pensione non bastava, preparava tortellini fatti a mano per arrotondare e arrivare a fine mese. Da sempre ama la compagnia e il ballo. Fino a pochi anni fa, infatti, frequentava il circolo anziani San Rocco, con cui ha viaggiato alla scoperta di vari luoghi come, la Palestina, la Calabria, la Sardegna e la Puglia. Si è anche dedicata al volontariato, aiutando gli anziani al centro diurno Vannetti, fino al Covid. La sua passione l’ha mantenuta giovane nello spirito, e ancora oggi, a 100 anni, è autonoma, vive e cucina da sola, «aggiusta i calzini». Il segreto della longevità, a detta sua, è semplice: «Volersi bene, vivere onestamente, avere uno spirito positivo, camminare molto, non fumare, mangiare bene e bere un goccio di vino». Infatti, i suoi figli raccontano: «Non ci ha mai fatto mancare nulla. La sua missione era farci crescere bene. Ci ha dato tanto nella vita, ora siamo noi a dare a lei, cerchiamo di darle il massimo benessere possibile».