Il delitto di Mezzoolombardo
domenica 6 Aprile, 2025
I colleghi di Milka Panic, la donna difesa dal figlio durante la lite in cui è morto il marito Simeun: «È stata promossa, l’aspettiamo a braccia aperte»
di Simone Casciano
L'uomo era ossessionato dal suo lavoro: i colleghi la stimavano ed era arrivato un aumento di stipendio

Il ritmo all’Action del Rotalcenter di Mezzolombardo è frenetico, i clienti entrano nel negozio della catena di discount non food in grande quantità durante la pausa pranzo per i loro acquisti. Tra di essi si muovono veloci e coordinati i dipendenti dell’esercizio commerciali, c’è chi si occupa delle casse, chi sistema i prodotti sugli scaffali delle corsie e chi risponde alle domande dei clienti. Tra questi lavoratori, fino a pochi giorni fa c’era anche Milka Panic, la donna difesa dal figlio Bojan durante una lite che ha portato all’uccisione del marito Simeun.
«E non vediamo l’ora che ritorni, la stiamo aspettando tutti a braccia aperte – dice Alessandro, uno dei responsabili del negozio – Da parte nostra c’è tanta voglia di rivederla». L’affetto e la stima per Milka è evidente nei racconti dei suoi colleghi. «Una persona attenta a tutti, molto gentile» dice di lei una collega. «Spesso andava lei a prendere il pranzo per i colleghi quando vedeva che erano affamati e si preoccupava che mangiassero». Anche una lavoratrice capace, stimata dai suoi capi e dai clienti dell’esercizio. «Aveva cominciato a lavorare qui con noi fin dalla nostra apertura a settembre dell’anno scorso, con un contratto di 24 ore».
E in poco tempo Milka si era dimostrata così in gamba da iniziare a fare carriera. «Con le ci siamo trovati molto bene fin dall’inizio, infatti in poco tempo è diventata “assistant store manager” che è la posizione subito sotto il manager». Quella sua attenzione e quella sua gentilezza tanto apprezzate da colleghi, superiori e clienti gli erano valse la promozione, ma, in un crudele paradosso, proprio questo successo ha riportato in casa la furia del marito. Era già successo a Laives, dove Milka era stata costretta a rinunciare al suo lavoro in albergo per l’ossessione di controllo del marito (vedi articolo sopra, ndr). Di questa situazione a casa però a lavoro i colleghi non si erano accorti. «Il marito non lo abbiamo mai conosciuto. Qui non si è visto» dice un collega. Anche dei figli, in negozio nessuna traccia.
«Però so che fanno la scuola a Bolzano, è normale che non siano passati, contando che la loro giornata la spendono lontani». «Quello che so è che Milka li ama molto», racconta un’altra collega. Certo qualche segnale che qualcosa a casa non andasse lo avevano captato anche i colleghi di lavoro della donna. «Ogni tanto capitava di vederla triste, assente, abbattuta. Come se ci fosse un velo di oscurità sul suo volto». «Una volta le ho chiesto che cosa avesse e mi ha risposto che c’erano dei problemi in famiglia». Però da questi piccoli segnali era impossibile arrivare a comprendere la gravità della situazione che Milka trovava tutti i giorni quando tornava a casa. «È stato uno shock, non ce lo aspettavamo» dice un collega. «Non mi sarei mai immaginata fosse così grave, siamo molto dispiaciuti per lei». L’auspicio di tutti ora è di rivedere presto la donna, collega e amica, che in questi 7 mesi di lavoro insieme hanno imparato ad apprezzare e stimare. «Tutti qui con lei sono stati molto bene, ora stiamo tutti aspettando che ritorni, qui c’è tanta voglia di rivederla da parte nostra».
Le indagini
Delitto di Mezzolombardo, l’ossessione di Simeun Panic per la promozione della moglie. «Disse che mi avrebbe sgozzata, non accettava il mio lavoro»
di Davide Orsato
L'uomo ucciso dal figlio, accorso in difesa della madre aveva già fatto trasferire la famiglia per lo stesso motivo. Gli ultimi giorni prima del tracollo si era presentato nel negozio dove le è commessa