Pergine
martedì 22 Ottobre, 2024
«I dimenticati»: il libro che riporta alla luce la vita di 47 caduti nella Grande Guerra
di Dennis Mantovan
Sono soldati di Vigalzano che morirono combattendo tra le fila austro-ungariche, in scenari di guerra lontani da casa

Dopo oltre un secolo, l’identità di 47 soldati del perginese caduti nella Grande Guerra è stata finalmente riportata alla luce. «Il ricordo dei dimenticati – L’ex comune di Vigalzano ai tempi della Grande Guerra» è infatti l’eloquente titolo del libro presentato nei giorni scorsi al teatro di Vigalzano, alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Pergine Roberto Oss Emer e della vicesindaca Daniela Casagrande. Il libro – realizzato con i contributi del Comune di Pergine, dell’Archivio Storico di Pergine, della Regione Trentino Alto Adige, di Cassa Rurale Alta Valsugana, di Apt Valsugana e anche di alcuni semplici cittadini – è stato curato da «I Zentili», associazione il cui nome fa riferimento sia alle privilegiate famiglie che hanno abitato per secoli a Vigalzano (che, prima di essere annesso a Pergine, era un Comune autonomo) sia, più banalmente, all’aggettivo «zentili», cioè «gentili», che rimanda all’importanza del rapportarsi agli altri in modo rispettoso.
Non a caso il principale obiettivo dell’associazione è creare incontro e condivisione tra gli abitanti della zona, tramandando alle giovani generazioni l’importanza dell’appartenere a una comunità e del prendersi cura del bene comune. Altro obiettivo dell’associazione è la ricerca e la valorizzazione di materiale riguardante la storia di Vigalzano. Ed è proprio in questo ambito che si colloca il libro «I dimenticati»: l’opera nasce infatti dalla volontà di dare un’identità alle tante lapidi di caduti nella Grande Guerra presenti a Vigalzano ma anche nelle vicine frazioni di Bus e Canzolino. Su queste lapidi e sulle campane sono incisi 47 nomi di uomini, appunto, dimenticati (spesso anche volutamente, visto che morirono per l’Impero Austro-Ungarico, combattendo contro l’Italia), ai quali si è dunque cercato di restituire quell’umanità persa, come recita un passaggio dell’introduzione al volume, in «una guerra per loro completamente estranea e illogica» (anche perché li ha portati in gran parte a morire molto lontano da casa, chi in Galizia, chi in Siberia, chi in Ungheria, e spesso a non essere mai ritrovati, risultando così ancora oggi, a più di un secolo di distanza, dei dispersi).
A questi nomi sono stati affiancati anche quelli di persone nate a Vigalzano ma residenti altrove durante la guerra o viceversa. In totale il libro presenta 52 schede con nome, cognome, data di nascita e di morte dei caduti, a cui si aggiungono anche alcune altre informazioni sulla loro famiglia e sulla sorte a cui sono andati incontro. Alle schede, corredate da numerose foto, si aggiungono poi vari capitoli di 1contestualizzazione» storica, in cui si ripercorre ad esempio la storia di Vigalzano e quella della Prima Guerra Mondiale (con l’aggiunta anche di varie mappe storico-geografiche, realizzate personalmente da Giuliano Ceccato, uno dei «Zentili»).
Verso la fine del libro spazio anche a un capitolo dedicato ad Alexander Pock, pittore austriaco che ha ritratto la Valsugana durante il conflitto, e a due pagine dedicate all’«Amore in tempo di guerra», perché, si legge, «le tragedie non erano vissute solo sui campi di battaglia: l’essere lontani dai propri affetti […] fu una costante durante i cinque anni di guerra».
Tutto questo lavoro arriva sulla scia del successo ottenuto dalla mostra sulla Prima Guerra Mondiale organizzata dagli stessi “Zentili” nel 2022, dopo la quale c’era la volontà di conservare, rilanciare e arricchire il materiale esposto, con la consapevolezza, come scrive Daniela Casagrande, che «il passato ha ancora molte cose da raccontarci e noi ancora molto da imparare da esso».