Il caso
sabato 3 Agosto, 2024
di Angelica Sartori, Riccardo Hoffer
L’emendamento del disegno di legge sicurezza Piantedosi, equipara la cannabis light a quella illegale ad alto contenuto di Thc.
Approvata nei giorni scorsi in Commissione, la decisione potrebbe compromettere il futuro di tante aziende, che hanno aperto l’attività basandosi sulla legge 242 del 2016. Aveva lo scopo di sostenere e promuovere la coltivazione della canapa. Tra queste attività, nel 2018, viene fondata anche Dolomiti Grow, azienda leader dell’esportazione di prodotti creati con la cannabis light. Preoccupato Andrea Calliari, uno dei fondatori dell’impresa «Stiamo facendo un’attività legale e non vediamo il motivo per cui dovrebbe essere interrotta. C’è chi ci rimette l’azienda e i dipendenti… se eventualmente dovesse passare la proposta di legge, agli occhi dello Stato, verremo paragonati a degli “spacciatori da strada”». L’azienda è specializzata nella produzione di prodotti contenenti CBD, un cannabidiolo che produce principi attivi con proprietà anti infiammatorie e psicoterapeutiche, che non risulta essere stupefacente nemmeno se assunto in grandi quantità. «Perché bisogna bloccare un prodotto naturale che non provoca nemmeno effetti psicoattivi? Non bisogna fare di tutta un’erba un fascio: è la stessa pianta, ma contiene principi attivi differenti». Diverso infatti è il Thc: cannabinoide psicoattivo che agisce sul sistema nervoso provocando euforia, piacere , rilassamento…
«Siamo partiti che eravamo ancora piccolini, quasi in un garage… questo è il quarto centro che apriamo». Al momento Dolomiti Grow è il primo candidato in graduatoria in attesa di poter produrre Cbd a scopo terapeutico. Non è solo la qualità della loro materia prima a determinare tale merito, ma anche la loro attenzione alla sostenibilità e al riutilizzo degli scarti. Alcuni di questi ultimi vengono destinati alla creazione di dischi per la combustione. Grazie alla recisione delle parti superiori delle piante, a loro volta interrate in nuovi vasi, si evita il loro continuo acquisto. Anche l’impianto di irrigazione subisce un ricircolo, quindi la quantità di acqua utilizzata evita lo spreco che comunemente caratterizza l’ambiente agricolo.
Anche Manuel Melchiorri, titolare del Chacruna Trento, si esprime in merito alla versatilità di questa pianta. «E’ una pianta disinquinante e a basso costo che si coltiva ovunque e in modo facilissimo, cresce dappertutto perché è adattabile a qualsiasi clima. Sarebbe in grado di sostituire una grande quantità di materiali che hanno un impatto dannoso sull’ambiente».
Il proprietario del negozio si dimostra preoccupato riguardo alla recente discussione della proposta di legge che prenderebbe di mira la sua attività. « Eventualmente dovremmo rimuovere tutto quello che non si potrà più vendere». Manuel ha diviso la sua attività in due negozi separati, uno adiacente all’altro. In uno la vendita è destinata a prodotti contenenti CBD ad uso terapeutico, che sarebbe il locale costretto alla chiusura nel caso della conferma dell’emendamento a settembre. L’altro locale, forse separato precedentemente anche in maniera preventiva, invece, non subirà chiusura perché non vende prodotti menzionati nella restrizione. Chacruna sarà comunque uno dei tanti negozi della provincia che risentirebbero profondamente di questo cambiamento. «Mentre tutto il mondo legalizza la cannabis anche ad alto contenuto Thc, noi facciamo il contrario, proibendo addirittura quella contenente meno dello 0,2%».
Per quanto riguarda i numeri, sicuramente le statistiche a livello nazionale confermano l’approvazione della maggioranza di questo emendamento. Gli antiproibizionisti trentini, tuttavia, confidano nella voce dell’Europa che potrebbe ostacolare l’attuazione di questa rettifica. A livello nazionale si rischia la disoccupazione di almeno 10.000 lavoratori e si stima il valore della filiera in 500 milioni di euro. «Nonostante tutte le ricerche e le approvazioni dei vari dipartimenti, permane ancora un sacco di confusione e di ignoranza in ambito sia ludico che terapeutico per quanto riguarda l’uso della cannabis». Preoccupato anche Gianluca Barbacovi, presidente della Coldiretti del Trentino: «Chiediamo la modifica dell’emendamento che danneggia tutte quelle aziende che hanno legittimamente investito nella canapa. Abbiamo anche in provincia aziende che coltivano la canapa, distribuite in buona parte del territorio come Val di Sole, Val Renedena, Valle dei Laghi, Val di Fassa. Queste coltivazioni rappresentano un’opportunità in più per diversificare la produzione, ma anche per venire incontro alle richieste di prescrizioni mediche che indicano la canapa per scopi terapeutici. Di fatto l’infiorescenza della canapa rappresenta una parte fondamentale del valore aggiunto della pianta, e vietarne la raccolta e l’essiccazione rischia di far crollare un intero settore dove sono impegnati tanti giovani agricoltori». Coldiretti aveva espresso più volte la necessità di tutele per gli agricoltori che producono canapa in piena legalità, come pure riconosciuto dalla normativa europea.