Covid
giovedì 25 Maggio, 2023
di D.O.
Dopo la mascherina in ambienti sanitari (che l’Apss mantiene comunque in alcuni reparti e ambulatori, cade un altro pilastro della gestione antipandemica: i tamponi. Almeno quelli effettuati dai medici di medicina generale e rimborsati dalla Provincia. Un protocollo che andava avanti dal 2020 e che è stato interrotto con una Pec inviata a tutti dottori di famiglia. A far emergere il caso, Valerio Di Giannantonio, segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg): «Un messaggio arrivato senza alcun incontro e senza condivisione via posta certificata – spiega – con cui il dipartimento salute e politiche sociali della Provincia ci ha comunicato che dal primo giugno non trovano più applicazione gli Accordi provinciali che disciplinano l’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi per il virus SarsCov2, con oneri a carico del Servizio sanitario provinciale. Tradotto, possiamo eseguire i tamponi solo in libera professione. Non siamo degli interruttori che si accendono e spengono». La scelta della Provincia (che riguarda anche i pediatri di libera scelta) arriva a seguito della dichiarazione di fine pandemia dichiarata l’8 maggio e — per pura coincidenza — arriva proprio mentre la Cina sta facendo i conti con un aumento dei casi dovuti a una «sottovariante» della Omicron. «Sia chiaro – aggiunge sempre Di Giannantonio – un accordo si discute in entrata e si può, anzi deve ridiscutere in uscita con i professionisti, ma in questo caso viene considerata in maniera generica la fine dell’emergenza sanitaria, ma abbassare la guardia, come precisa la stessa Oms, è un errore. L’attuale situazione, inoltre, porrebbe anche dei problemi dal punto di vista pratico. «Ecco un esempio – conclude il segretario Fimmg – come medico di famiglia vengo chiamato a valutare a domicilio un paziente fragile, anziano e malato, per la comparsa di sintomi suggestivi per Covid. Prima di entrare a casa indosso maschera Ffp2, calzari, camice monouso. Entro dentro, lo visito, confermo il sospetto Covid e so che posso prescrivere l’antivirale, che riduce la possibilità che il mio assistito venga ricoverato, finisca in rianimazione o muoia solo in caso di positività al SarsCov2. A quel punto prendo il Kit per il tampone. Devo chiedere al paziente il bancomat?».
Per Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del dipartimento di salute e di politiche sociali della Provincia, si tratta, però, di una decisione «automatica», in cui c’era ben poca discrezione. «Ogni tampone – ricorda – costa al contribuente 21 euro. Già da fine ottobre lo Stato non rimborsa più quelli effettuati dai medici di base e dai pediatri di libera scelta, non potevamo ignorare il fatto che la pandemia è finita e che, di conseguenza le risposte, anche per quanto riguarda il tracciamento, sono cambiati di pari passo». Allo stesso tempo, Ruscitti precisa che il servizio tamponi non cessa del tutto. «L’Apss continuerà a farli nei propri ambulatori, quindi il servizio rimarrà. E se i numeri torneranno ad aumentare potremmo rafforzarli». Ieri mattina c’è stata anche una telefonata con la Fimmg: «Ho risposto – conclude Ruscitti – che la questione non è sindacale, ma ha che fare con il recepimento di quanto già deciso da governo e Oms».