il caso

sabato 11 Marzo, 2023

I veleni delle aree inquinate, il sindaco Ianeselli: «Mettiamo in sicurezza tutta la zona»

di

Il primo cittadino di Trento punta su esproprio e bonifica, tramite tombinatura, dell'area ex Sloi ed ex Carbochimica

I numeri assoluti sono questi: 20 casi mortali in più del normale nel comune di Trento, nell’arco di cinque anni, tra bambini, ragazzi e ragazze da zero a 29 anni, di cui 6 per tumore e di essi 3 nei più piccoli, 11 casi in più del normale di tumori maligni allo stomaco e al colon retto negli uomini, sempre in cinque anni. E altri eccessi nei ricoveri. Lo dice il rapporto della rivista Epidemiologia e Prevenzione e dell’Istituto superiore di sanità «Sentieri» su 46 siti contaminati in tutta Italia, tra cui il Sito di interesse nazionale Trento nord, cioè le aree ex Sloi ed ex Carbochimica (Il T di ieri). L’associazione di queste malattie con il sito inquinato di Trento nord e in particolare col piombo tetraetile della ex Sloi è possibile ma non certa e non è detto che non abbiano contato altre cause. «Ma non dobbiamo sminuire i risultati dello studio – dice il sindaco di Trento Franco Ianeselli – Se c’è anche solo il sospetto che c’entri il sito inquinato, bisogna intervenire». La risposta, sottolinea Ianeselli, non può essere non facciamo niente, perché anche non toccandola l’area inquinata fa danni. «Aspettiamo le analisi piene sui terreni che saranno toccati dal bypass ferroviario. Ma poi Rfi faccia la sua bonifica. E, soprattutto, procediamo con l’intervento globale, mettiamo in sicurezza tutto il sito». Ianeselli fa riferimento al protocollo con la Provincia dello scorso luglio: individuazione delle funzioni pubbliche da collocare nel sito, esproprio delle aree, messa in sicurezza attraverso tecniche meno costose della bonifica con asportazione dei terreni, come la cosiddetta tombinatura.
Sindaco, secondo il rapporto Sentieri, quarant’anni dopo la chiusura delle fabbriche inquinanti le aree di Trento nord sono ancora un fattore di rischio soprattutto per i bambini.
«L’associazione tra gli eccessi di mortalità e i siti inquinati è sospetta e la numerosità dei casi è bassa. Ma non dobbiamo sminuire questi dati: se i numeri non tornano, vanno viste le criticità. Certo, in città possono essere concause anche il traffico, l’autostrada. Ma di fronte al rischio bisogna intervenire: le aree inquinate possono fare danni anche se nessuno le tocca».
Il problema oggi è che verranno toccate dalla nuova circonvallazione ferroviaria.
«Aspettiamo le analisi piene rispetto al cantiere pilota, con piena trasparenza su quello che c’è. Ma anche se nelle aree della ferrovia non si trovasse il piombo, non possiamo lasciare l’area ex Sloi come è ora».
Rete Ferroviaria Italiana dice che bonificheranno tutto il necessario e questo potrebbe essere utile alla bonifica dell’intero sito.
«Rfi dice che se c’è da fare farà la bonifica delle aree interessate, è sicuramente l’inizio di un percorso possibile. Come la bonifica in corso del Lavisotto. Ma dobbiamo puntare alla messa in sicurezza definitiva di tutto il sito. Ripartiamo dal protocollo con la Provincia di fine luglio 2022, dove sono cambiate le regole d’ingaggio: con una variante si può lavorare all’esproprio individuando funzioni pubbliche da collocare in quell’area e prevedere l’intervento globale. Con la Provincia c’è un gruppo di lavoro per individuare le funzioni pubbliche da collocare nell’area».
C’è il problema di quanto valutare per l’esproprio i terreni inquinati di proprietà della Imt di Dalle Nogare, della Tim di Albertini, della Mit di Tosolini.
«La Tim di Albertini ha fatto ricorso al Tar contro i sondaggi sui suoi terreni. Ma con gli altri proprietari c’è dialogo».
I costi della bonifica del sito di Trento nord sono lievitati: si parla di alcune centinaia di milioni di euro.
«Più che di bonifica, parlerei di messa in sicurezza. Ci sono tecniche per mettere in sicurezza un’area inquinata, come la tombinatura, che costano meno della bonifica. Ma dobbiamo avviare l’intervento globale sull’area, c’è pericolo se non agiamo in tempo».