IL PROGETTO
sabato 7 Gennaio, 2023
di Tommaso di Giannantonio e Maddalena di Tolla Deflorian
La rinuncia non è stata ancora ufficializzata. Ma si parla del contropiano — cioè del piano di compensazioni — come se la decisione sia stata già presa: l’Ice Rink di Piné che cede il posto all’Oval di Torino per le gare di pattinaggio di velocità alle Olimpiadi invernali 2026. Troppo oneroso l’intervento di adeguamento dello stadio del ghiaccio pinetano: non solo per la realizzazione, ma anche per i futuri costi di gestione. «In caso di rinuncia — dice l’assessore provinciale allo sport e al turismo Roberto Failoni — da una parte proporremo una serie di eventi e iniziative in grado di portare presenze straordinarie a Piné dal 2023 al 2028 e dall’altra parte faremo un protocollo con il Comune per definire tutti gli interventi economici». I contenuti sembrano affiorare nel ragionamento che fa il sindaco di Baselga di Piné, Alessandro Santuari: «Tanti elementi — considera — devono far parte dell’eventuale contropartita: un Centro federale, una nuova piastra del ghiaccio, piste ciclabili, interventi ambientali e turistici». E, cosa non da poco, «Baselga di Piné deve restare nell’evento olimpico». Da vedere come.
Il Coni (Comitato olimpico nazionale italiano) non ha ancora formalizzato la proposta alternativa di Torino. Un’ipotesi che richiede comunque il via libera da parte della Fondazione Milano Cortina 2026: innanzitutto dev’esserci l’unanimità tra i rappresentanti dei territori e poi devono essere favorevoli due terzi dei consiglieri di amministrazione. In programma, però, c’è già una conferenza stampa con il presidente del Coni Giovanni Malagò: il 20 gennaio a Trento. Un’occasione forse per rendere pubblico il passaggio del testimone tra Piné e Torino.
L’assessore Failoni non si sbilancia. «Siamo ancora in attesa degli incontri con i soggetti organizzatori e con il Comune di Baselga — riferisce — Una cosa è certa: non lasceremo a piedi Baselga di Piné». E i tasselli del contropiano cominciano a spuntare. «Nel caso in cui dovesse esserci una rinuncia stiamo predisponendo delle proposte legate ad una serie di eventi e iniziative che possono portare numeri molto importanti a Baselga di Piné», spiega Failoni facendo riferimento al movimento turistico (legato anche allo sport). E dall’altra parte, appunto, è previsto un protocollo d’intesa con il Comune di Baselga in cui mettere nero su bianco tutti gli impegni della Provincia. Ovviamente il sindaco vuole uscire da questa vicenda con un accordo importante dopo l’impegno preso davanti a tutta la sua comunità: dalle ricadute economiche ai posti di lavoro collegati all’evento iridato. Dall’altra parte la giunta provinciale — tenuto pure conto che siamo a meno di un anno dalle elezioni — vuole che l’uscita di scena sia la meno dolorosa possibile. Ma prima di prendere una decisione definitiva «attendiamo il progetto esecutivo per i costi reali e i tempi di realizzazione — dice Failoni — Arriverà tra pochi giorni. In ogni caso siamo obbligati a rifare la pista grande».
Intanto il sindaco di Baselga ha iniziato già a incontrare gli operatori economici della zona per tenerli aggiornati sulle interlocuzioni in corso. «Le Olimpiadi invernali a Piné e le eventuali compensazioni sono un tema delicato e in divenire: non posso in questo momento sbilanciarmi — riflette Santuari — Ma posso confermare che, visto lo stato dell’iter progettuale ed autorizzativo (progetto approvato in Consiglio, finanziamento nel bilancio provinciale, commissario nazionale attivo), tanti elementi devono far parte dell’eventuale contropartita (un Centro federale, una nuova piastra del ghiaccio, piste ciclabili, interventi ambientali e turistici) e Baselga di Piné deve restare nell’evento olimpico. La nostra amministrazione, la nostra gente e i nostri sportivi e giovani — aggiunge — hanno creduto fermamente in questa grande e unica occasione. Non la svenderemo. Vediamo la proposta che sarà formulata e sceglieremo quella che presenterà i maggiori benefici per il territorio».
Per le associazioni ambientaliste rappresenta già un beneficio il fatto stesso di non realizzare un impianto dalle «dimensioni esuberanti». «Riteniamo che la volumetria proposta per la copertura dell’Oval Ice Rink sia completamente fuori contesto rispetto all’ambiente circostante e al paesaggio antropizzato consolidato — afferma Manuela Baldracchi, presidente di Italia Nostra Trentino (di professione architetta) — La vicenda denota, oltre che la purtroppo sempre più frequente mancanza di programmazione impostata su esigenze-costi-benefici e su tempi medio-lunghi, anche una mancanza di solidità nelle proposte fin qui avanzate». Le fa eco il docente universitario Andrea Pugliese, presidente di Legambiente Trentino: «Queste Olimpiadi erano state presentate come quelle della sostenibilità ambientale — ricostruisce — e senza costi esagerati per la comunità. Andando avanti si scopre invece che di sostenibilità ne abbiamo poca, non è stata compiuta la valutazione strategica delle opere e si sta arrivando, con la scusa dell’emergenza, a interventi commissariali. In secondo luogo, si scopre che molti impianti devono essere rifatti in modo quasi totale. Per questo — conclude — per noi la cosa migliore per il pattinaggio è riutilizzare l’impianto esistente a Torino».