Il delitto
sabato 13 Gennaio, 2024
di Benedetta Centin
Igor Moser, per gli inquirenti, aveva programmato tutto. In modo lucido. Preciso. Calcolando tempi e modalità. Aspettando che l’ex compagna Ester Palmieri, giovedì mattina, fosse sola in casa, dopo aver portato i figli a scuola e il cane a spasso. Senza far sospettare nulla, tanto che una volta fuori dall’appartamento di Montalbiano di Valfloriana, in cui era stato appena 15 minuti circa, incrociata una vicina che gli aveva chiesto come stava, come gli andava, le aveva risposto: «Benon». Come se nulla fosse. Erano le 9.15 e aveva appena ammazzato la mamma dei suoi tre figli di 6, 10 e 11 anni, sorprendendola alle spalle in cucina, affondandole il coltello sul collo. Un unico colpo secco. Abbastanza per reciderle carotide e vena giugulare. Tramortita, persi i sensi, è caduta prona a terra ed è morta dissanguata, per uno shock emorragico.
Tempo pochi minuti e la 37enne è deceduta, così come emerso dall’autopsia eseguita ieri al Santa Chiara, su delega della pm Maria Colpani, dal medico legale Dario Raniero. L’esame ha confermato anche che la vittima non ha potuto reagire, colta di sorpresa, alle spalle. Non ci sono infatti segni di colluttazione o di difesa. Solo un unico graffio al polpastrello. Forse la donna se l’è fatto alzando la mano ma non ha potuto fare di più. Finita senza pietà in pochissimo tempo. L’arma usata è un coltello da caccia dalla lama di 22 centimetri.
Moser, per non farsi scoprire, l’aveva nascosto in una sorta di fodero che si era fatto con un pezzo di cartone (custodia artigianale poi rinvenuta nella sua auto). Gli accertamenti medico legali effettuati ieri pomeriggio hanno confermato che fosse proprio il coltello che è stato trovato conficcato sulla trave in cui il boscaiolo di 45 anni ha annodato il cappio che si è poi stretto al collo, una volta tornato a casa, a Castello di Fiemme. Lì, nel sottotetto del vecchio casolare di famiglia. Detto che il coltello aveva ancora tracce del sangue della 37enne e quel gesto, quel farlo ritrovare accanto al suo corpo, appare come una sorta di firma che l’omicida suicida ha voluto lasciare.
Piano di morte «premeditato»
Insomma, è stato un omicidio premeditato. Tutti gli elementi raccolti finora dai carabinieri di Cavalese e del nucleo investigativo provinciale che hanno rimesso a posto ormai quasi tutte le tessere di un inquietante puzzle lo provano. Un duplice piano di morte, incapace di accettare la fine della relazione con la mamma dei suoi tre figli, che lo aveva fatto uscire di casa in modo definitivo prima delle feste natalizie, ma che lui continuava a tediare per ricucire quello strappo. Moser era però anche terribilmente preoccupato dai soldi, lui che già stava attraversando un brutto momento. E che sembrava fissato da quell’aspetto. «Il lavoro non va bene» aveva detto all’ex, tanto da arrivare a chiederle soldi a più riprese. Ex su cui era abituato a contare. «Lui viveva sulle spalle di lei, era un inconcludente» ha fatto sapere lo zio della vittima, Sergio Genetin. E infatti il delitto potrebbe essere stato dettato anche da un movente economico. Proprio questo aspetto, ne è convinta la Procura che ha aperto un’inchiesta per omicidio destinata a chiudersi in fretta, ha avuto un peso importante sulla terribile decisione dell’uomo. Anche nella prospettiva di dover passare un mantenimento ai figli.
La raccomandata dell’avvocato
Per gli gli investigatori non è affatto una coincidenza temporale il fatto che solo pochi giorni fa, il 9 gennaio, Moser si era messo in contatto con l’avvocato a cui l’ex si era rivolta per gestire i figli. Ester Palmieri aveva insistito tanto perché andasse a ritirare la raccomandata, lasciata a giacere negli uffici postali per un po’. Al legale il boscaiolo non aveva nascosto la sua preoccupazione per l’aspetto economico, cosciente di dover contribuire per i bambini. Con i quali, proprio in seguito a questi fatti, si era irrigidito, mostrandosi più nervoso.
«Cacciato dal centro olistico»
Di sicuro Moser non si dava per vinto: «Torniamo assieme, dai» aveva insistito con l’ex anche di recente. Non senza minacce: «Se non mi ci rimetto assieme io mi impicco» aveva fatto sapere anche ai familiari di lei. Il 45enne lo ha fatto sì, ma si è anche arrogato il diritto di scegliere per la vita della sua ex, come se fosse cosa sua. Una donna forte, determinata, Ester, che dopo aver lavorato 15 anni come oss in una rsa aveva realizzato il suo sogno. A settembre scorso si era aperta il suo centro olistico — «Scintilla Alchemica— a Casatta. E proprio lì Moser si era presentato anche a fine dicembre, insistendo per riallacciare la relazione. Allora lei lo aveva messo alla porta. «Lasciami perdere, vattene o chiamo i carabinieri». Ai familiari diceva di non sentirsi minacciata, piuttosto infastidita. I suoi genitori, Andrea e Bruna, preoccupati, avevano insistito per far cambiare la serratura di casa dopo che, prima delle feste natalizie, la figlia era riuscita a mandar via definitivamente dall’appartamento quell’uomo con cui aveva ormai poco in comune. La 37enne da tempo voleva costruire una nuova casa, in un terreno di proprietà, pensando ai figli, alle loro esigenze, soprattutto a quello con problemi di salute. Ma anche in questo caso lui aveva remato contro, preoccupato per la spesa da sostenere. «Poi Igor non è affatto collaborativo in casa» si lamentava lei con mamma Bruna. È stata lei, giovedì, a trovarla morta, dopo che non si era presentata al centro dove aveva un appuntamento e dopo che una vicina, che aveva suonato il campanello dell’appartamento, aveva udito solo gli abbai del cane. A quanto pare i due ex non avevano concordato alcun appuntamento. Ma molto si scoprirà dal contenuto dei loro telefoni che è stato acquisito dalla Procura.