Il caso

sabato 10 Giugno, 2023

Il caso del consumo di suolo a Trento. Merler: «Dogma caduto», Baggia: «Restiamo convinti del divieto»

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Il consigliere Zappini lancia una proposta: «Coinvolgere i cittadini e gli ordini professionali sulla variante urbanistica»

La discussione è stata appena abbozzata. Ma è già possibile intravedere le posizioni dei gruppi consiliari sulla variante «sostanziale» al Piano regolatore generale (Prg) del Comune di Trento. I temi strategici sono stati illustrati giovedì pomeriggio in Commissione dall’assessora all’urbanistica Monica Baggia, che ha aperto alla possibilità di derogare al divieto di consumo di suolo a fronte di un reale fabbisogno abitativo (il T di ieri). «Non c’è più il dogma aprioristico dell’edificazione zero», dice soddisfatto il leader dell’opposizione Andrea Merler (centrodestra). Ma su questo l’assessora vuole puntualizzare la posizione della giunta: «Restiamo convinti del divieto di consumo di suolo. Vogliamo solo capire qual è il fabbisogno abitativo per affrontare in maniera organica e razionale questo divieto», spiega Baggia. Intanto il consigliere di maggioranza Federico Zappini (Futura) lancia una proposta, anche alla stessa giunta: «Attiviamo tutte le intelligenze che abbiamo a disposizione, a partire dagli ordini professionali, nella discussione sulla variante».
Della variante «sostanziale» si tornerà a parlare in Consiglio comunale a fine giugno. In questa seduta, salvo colpi di scena, sarà approvata la delibera della variante «tecnica», cioè quella variante finalizzata esclusivamente ad aggiornare la cartografia del Prg alla base catastale ufficiale provinciale, alla legenda standard provinciale e al Piano urbanistico provinciale. In aggiunta, la giunta ha deciso di presentare un emendamento alla delibera che anticipa i temi strategici di una variante sostanziale, più incisiva, da portare all’attenzione del Consiglio comunale entro l’autunno. Così da assicurare la volontà dell’amministrazione di rispondere, o comunque valutare, le esigenze manifestate da singoli cittadini o imprese. Cinque anni fa erano state bocciate circa 850 richieste di nuove costruzioni. E il consigliere Merler si era fatto portavoce della maggior parte delle richieste. «Finalmente nella variante sostanziale non ci sarà più il dogma aprioristico dell’edificazione zero — dice il consigliere di minoranza — È stato già detto che ci sono determinati casi che, con un’adeguata motivazione legata al fabbisogno abitativo, si possono fare valutazioni sulle aree di completamento e di edificazione. Questo modo di porsi ci convince. Il contenuto della delibera contiene parzialmente quello che avevamo chiesto». Restano sempre sullo sfondo quelle 850 richieste. «Ne arriveranno altre centinaia — considera Merler — e poi vedremo quali sono compatibili con gli obiettivi e con la legge provinciale del 2015». Cioè la legge che sancisce il divieto di consumo di suolo, così come dettato dalle direttive europee. «Questa volta, però, il no al consumo di suolo non è più visto come un dogma rigido, ma è declinabile alla realtà, in base al fabbisogno abitativo», conclude Merler.
Per fabbisogno abitativo si intende la necessità di abitazioni, infrastrutture e servizi, che si stima sia necessario realizzare entro un certo periodo. Necessità determinata in base a standard predefiniti. L’assessora ritorna su quanto detto in Commissione, precisando un aspetto. «Noi restiamo convinti del divieto di consumo di suolo — chiarisce — Ci siamo detti però che per affrontare seriamente le politiche abitative dobbiamo munirci del dato relativo al fabbisogno abitativo. In questo modo riusciremo ad affrontare in maniera organica e razionale anche il divieto di consumo di suolo perché avremo dei criteri oggettivi per dire di sì o di no». Fra i macro temi individuati, fa notare l’assessora, si cita anche «il sostegno ai processi di recupero e di riqualificazione» e «la salvaguardia e valorizzazione del territorio agricolo e rurale, con contestuale verifica dell’attualità e della coerenza della perimetrazione delle aree e della classificazione degli edifici esistenti». Il concetto viene ribadito anche dal consigliere di maggioranza Italo Gilmozzi (Partito democratico), ex assessore all’urbanistica di Trento: «L’indirizzo che viene fissato è il no al consumo di suolo, ma ciò non vuol dire che, così come previsto anche dalla legge provinciale, non sia possibile, in determinati casi, usufruire di una deroga. All’interno della maggioranza — sottolinea — siamo tutti d’accordo a fare la variante sostanziale, non abbiamo bisogno delle sollecitazioni della minoranza». L’unica voce fuori dal coro sembra essere il consigliere Stefano Bosetti (Pd-Psi): «Prima di agganciare l’emendamento alla delibera della variante tecnica farei prima un passaggio in maggioranza per ragionare sui 9 temi strategici individuati».
Uno dei più importanti è «la pianificazione aggiornata alle previsioni dei processi di trasformazione», dal bypass ferroviario alla funivia Trento-Monte Bondone, dal Nordus al nuovo polo ospedaliero. «Dentro una città complessa attraversata da trasformazioni di grande portata il rischio è che regni il disordine — osserva Zappini (Futura) — L’amministrazione vuole invece dotarsi di strumenti per progettare in maniera adeguata area per area, quartiere per quartiere, dentro la cornice del no al consumo di suolo». La variante «sostanziale» offre inoltre la possibilità alla città di «trovare il suo patto urbano»: «Coinvolgiamo la cittadinanza e tutti gli ordini professionali, dagli architetti ai pianificatori, nella discussione sulla variante — propone — Abbiamo già le stelle polari: trasformare la mobilità, no al consumo di suolo e diritto all’abitare. Ora facciamo in modo di non inseguire le trasformazioni».